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Smiraglia: adattarsi al degrado ghiacciai

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MILANO — "I dati del Cnr confermano la fase di degradazione accelerata che l’alta montagna glacializzata sta subendo in questi ultimi anni. Il fenomeno si accentuerà, e presto tutti coloro che frequentano la montagna dovranno adattarsi". Questo il commento di Claudio Smiraglia, uno dei maggiori esperti di glaciologia a livello internazionale, sulla preoccupante situazione dei ghiacciai del Monte Rosa rilevata da alcuni

ricercatori del Cnr nei giorni scorsi.

Arretramento glaciale di 6 centimetri al giorno. Crolli, sempre più frequenti, di seracchi e di roccia. Collassi sulle morene utilizzate spesso come sentieri. E’ questa la situazione rilevata sul versante est del Monte Rosa da Gianni Mortara e Andrea Tamburini, che dal 2006 studiano i movimenti del ghiacciaio del Belvedere, in valle Anzasca, per conto del Servizio delle opere pubbliche del Piemonte.
 
Le informazioni rilevate dai ricercatori piemontesi si aggiungono ai numerosi dati che si stanno raccogliendo sui ghiacciai alpini ed extralpini per costruire un quadro completo della situazione in alta quota. Sta mutando profondamente e velocemente in tutte le catene montuose il paesaggio dell’alta montagna" ha commentato Smiraglia, presidente del Comitato Glaciologico Italiano, ricercatore dell’Università di Milano e socio del Comitato EvK2Cnr.
 
"Dove solo pochi decenni fa si estendevano vaste e bianche superfici glaciali che con poche difficoltà permettevano l’accesso alle cime – spiega il glaciologo -, oggi prevalgono ghiacciai di dimensioni sempre più piccole, smagriti e anneriti dal detrito, circondati da rocce frantumate e instabili che rendono gli itinerari di alta quota mediamente più pericolosi. E’ un fenomeno che, a meno di poco probabili mutamenti del clima, si accentuerà nei prossimi anni e richiederà un rapido processo di adattamento da parte di tutti gli appassionati
di alta montagna".
 
"Nell’analisi, va però sottolineato che il fenomeno presenta due aspetti – prosegue Smiraglia -. Un’elevata riduzione giornaliera di spessore del ghiacciaio da un lato e l’instabilità dei versanti per fusione del permafrost dall’altro".
 
"Il notevole abbassamento di spessore dei ghiacciai durante le giornate estive – spiega il glaciologo – è un fenomeno ampiamente diffuso. Oltre ai dati rilevati dai colleghi torinesi, noti glaciologi (entrambi fanno parte del Comitato Glaciologico Italiano), si possono ricordare riduzioni di 8 centimetri al giorno misurate negli ultimi anni sul Ghiacciaio del Miage, mentre i recentissimi dati raccolti nel luglio scorso dalla missione EvK2Cnr sui ghiacciai del Karakorum indicano riduzioni giornaliere di spessore di 12 centimetri. L’abbassamento del ghiacciaio e la fusione del ghiaccio che riempie le fratture delle pareti rocciose (permafrost) accelerano l’instabilità dei versanti con incremento di frane e crolli: è solo di qualche giorno fa la frana sul Gran Paradiso in Valle d’Aosta".
 
Sara Sottocornola

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