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Antivigilia di vetta

[:it]ISLAMABAD, Pakistan – Dura dormire di notte: il freddo morde, non tutto il corpo, ci sono alcuni posti, come il petto e le cosce, che si possono meglio proteggere, che producono calore dentro il sacco gonfio di piumino spettacolare.

Son fatti per non far fuggire calore questi meravigliosi oggetti, che mettono insieme tessuti tecnologici e la piuma, uno dei più antichi elementi naturali che l’uomo ha usato per il proprio benessere. Ma dove appoggi le chiappe, la schiena, le braccia, le ginocchia e comprimi con il peso la grazia di Dio rappresentata dalla piuma, fino a formare un sottile strato di tessuti che divide la pelle dal ghiaccio, allora basta poco tempo perché il gelo s’infili sottocute, aggredisca i muscoli e le articolazioni e si propaghi disastrosamente fino ai denti.

Hanno dormito stretti l’uno a ridosso dell’altro nel tentativo di non disperdere calore, ma forse hanno dormito poco. Il vento di notte fa sbattere i teli della tenda e la testa s’infila dentro il sacco, sotto il cappuccio, sempre più piegata sullo stomaco in cerca di calore, e le orecchie rimangono vigili ad ogni rumore secco o cupo che modifichi il sibilo del vento.

Photo courtesy Daniele Nardi

Il respiro diventa complicato: alla mancanza di ossigeno dell’altitudine si aggiunge quella dell’aria già respirata troppe volte dalle persone in tenda. I teli si imperlano di ghiaccio e non traspirano. Non è facile dormire a campo due, anche se si è solo a 6100 metri, d’inverno.

Ma bisogna recuperare, o meglio disperdere il meno possibile. L’arte dell’essenzialità è la vera salvezza dell’alpinista in queste occasioni.

Quanta sete avranno avuto? Sono riusciti a produrre acqua a sufficienza? Almeno 7, meglio 10 litri in quattro.

Mica facile con i fornelletti. Il thermos nel sacco a pelo contiene ancora qualcosa di caldo, di energetico. Bere, bisogna bere e poi curare la gola che non si infiammi, prestare attenzione alle parti del corpo a contatto con il fondo della tenda, con i teli esterni, pisciare nella bottiglia e svuotare. Forse no, è calda. Speriamo che il tappo non perda. E uno pensa che in tenda a 6100 metri d’inverno ci sia poco da fare.

L’ansia della ripartenza è però diminuita, l’adrenalina e qualche tossina in più in circolo stanno facendo il loro lavoro, concentrando corpo e mente sull’obbiettivo del momento e su quello finale. La fatica ha fatto il resto e qualche ora di pisolo c’è pure scappata.

Photo courtesy Alex Txikon

L’alba arriva sempre troppo presto, c’è da capire che accade fuori, alzare la testa e beccarsi la polvere di ghiaccio in faccia.

Ci sono le condizioni per andare avanti? Il gioco dell’acqua, del nutrirsi è iniziato con la luce, vestirsi, mettere gli scarponi. Quanta volontà ed energia e quanto freddo bisogna scuotersi di dosso in continuazione per capire se si riuscirà a partire.

Per il momento il vento ed il freddo hanno il sopravvento sulla volontà di salire. Bisogna ancora aspettare.

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