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Mauro Corona: rieccolo a Ballarò

[:it]BERGAMO – Mauro Corona a Ballarò. Rieccolo. Appare con il conduttore Giannini in apertura di puntata, proprio lì di fianco l’uno all’altro. A sinistra la “montagna”, vestita da montagna, con un marchione della Montura sulla giacca inequivocabilmente stile montagna, con la faccia, i capelli, le mani e l’espressione che tutti pensano debbano essere l’icona della montagna. Corona direbbe che in montagna ci sono anche dei bei ragazzi e ragazze, ma i luoghi comuni sono difficili da sradicare.

La scenetta è deliziosa: la montagna, alias Mauro, inquadratura di tre quarti, aspetta ansiosa di poter prendere in mano il suo ultimo libro/fatica. Si, perché Mauro i libri li scrive come gli amanuensi dei tempi antichi, usando carta e penna: questo è una strenna natalizia, puntuale come il Natale, che il suo solerte editore, che deve pur avere qualche rapporto con Giannini e con Ballarò, vuol vendere in gran numero e la televisione è il miglior modo per farlo. Sono libri che gli adulti dall’animo gentile e impegnato regalano volentieri perché come dirà uno Sgarbi un po’ affranto dopo il ricovero in ospedale, ripreso mentre sta seduto tra gli oggetti d’arte della sua bella casa di Ferrara , tutto questo “fa delicatezza”. Un qualcosa a metà fra tenerezza e bellezza. Così la coppia Giannini-Corona, dopo i convenevoli e i preamboli, affronta il tema cruciale della serata e a Giannini, che scivola sulla diretta, scappa da ridere e dice a Mauro, quasi imbarazzato, che sono di nuovo lì per presentare il libro che già avevano presentato. Aria divertita per la ri-marchetta editoriale, il libro svolazza davanti alla telecamera pochi secondi e si passa oltre.

Sul libro, Mauro ci ritorna, provocato simpaticamente da Giannini, e sbotta “se vendessi come Fabio Volo non verrei certo qui per promuovere il mio libro”. Ma come? Corona rosica, come la maggior parte degli scrittori italiani, di fronte al successo altrui (in gran parte immeritato a detta della categoria) e non si lascia mancare l’occasione di lamentarsi. L’avevo visto e sentito più grintoso e tonico in tempi passati. Lo show di Mauro a Ballarò di fatto finisce lì perché Giannini procede parlando delle quattro banche salvate dal governo, del papà della Boschi, di Bankitalia e Consob. Corona, il saggio dei monti, come un oracolo afferma che vanno restituiti tutti i soldi maltolti, i risparmiatori vanno risarciti e i colpevoli messi ai ferri. Mi vien da considerare che le Banche di Innsbruk, dove sono depositati molti dei soldi dei confinanti veneti, devono avere meccanismi di tutela del risparmio più seri di quelli della Banca Etruria e compagne banche.

Poi l’oracolo della montagna sentenzia: “ci si consola pensando che l’anno scorso era meglio di quest’anno e che il prossimo anno sarà peggio di questo”, va beh.

Un sussulto c’è stato. Mauro s’è indignato, come fa lui con il cuore, per una signora anziana, mostrata in un servizio sulla situazione drammatica degli anziani in stato di povertà, che sta perdendo la casa. Questo è il Corona vero, quello di Erto, un paese dove ci ha spiegato Sgarbi “la povertà aveva saputo preservare il bello” e anche la solidarietà, che Mauro invoca come gesto di Natale da parte di chi se lo può permettere.

“Vi auguro un Natale povero e creativo” ci dice Mauro Corona dal suo profilo Facebook. Ci pare antico e geniale.

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