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Fiaccola: nuove proteste in Asia

NEW DELHI, India — Il cammino della torcia olimpica continua a suscitare numerose proteste contro il governo di Pechino e a favore del Tibet. Ieri ha lasciato l’India, dove sono stati arrestati un centinaio di dimostranti, questa mattina invece è atterrata a Bangkok scortata dai responsabili della sicurezza cinesi.

La staffetta della torcia olimpica ha terminato ieri il suo percorso nello stato indiano. Tappa finale del tour, ridotto dalle autorità a 3 chilometri per evitare disordini, è stato il Gate of India, il monumento ai caduti della città di New Delhi. Durante il giro, la torcia si è spenta una volta, ma solo per errore del tedoforo. Il tragitto si è compiuto sotto la sorveglianza di un esercito di 15 mila poliziotti indiani e agenti cinesi, in massimo stato di allerta contro eventuali manifestazioni di dimostranti.
 
E in effetti le misure di sicurezza si sono rivelate necessarie per garantire lo svolgimento del tradizionale viaggio della torcia olimpica. Nelle strade di New Delhi infatti, soprattutto nella centralissima zona coloniale di Janpath, molti dimostranti e tibetani hanno manifestato in lungi cortei contro l’atteggiamento cinese, e le forze dell’ortdine hanno provveduto all’arresto di un centinaio di persone.
  
L’India del resto era considerata una tappa pericolosa, dal momento che in questo Stato vivono circa 100mila tibetani. Tuttavia le misure prese dal governo di New Delhi si sono rivelate adeguate, tanto che non si sono registrati gravi scontri e le proteste sono rimaste lontane dal tragitto della fiaccola, che quindi ha potutto proseguire indisturbata.
 
Intanto il simbolo delle Olimpiadi cinesi è atterrato questa mattina a Bangkok, in Thailandia. Blindata da migliaia di poliziotti, la torcia è stata portata in un lussuoso albergo dove attende ora il benvenuto ufficiale dei sovrani del Regno. Il tour tailandese sarà lungo 10 chilometri e partirà dal quartiere Chinatown della capitale.
   
Nuovi problemi però si intravedono già per le prossime fermate del percorso. In Giappone, a Nagano, il noto tempio buddista che doveva fungere da punto di partenza della fiaccola il 26 aprile, ha comunicato che che non intende più farlo per protestare contro la repressione in Tibet. "Sentiamo profondamente di essere gli stessi buddisti dei tibetani", ha dichiarato un monaco del tempio Zankoji ad un’agenzia di stampa.
  
Gli organizzatori della staffetta quindi, sono ora alle prese per studiare una soluzione alternativa.
 
 
 
Valentina d’Angella

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