Scienza e tecnologia
Da Polenza riceve il sensore per l’Everest
PADOVA — Il sensore da installare sulla vetta dell’Everest è nelle mani di Agostino Da Polenza. Poco fa la spedizione scientifico-alpinistica più attesa del 2008 ha ricevuto la "benedizione" dal gotha scientifico internazionale. Durante la conferenza “Mountains as early indicators of climate change”, aperta oggi a Padova, lo scienziato americano Richard Armstrong ha consegnato al capo spedizione e presidente del Comitato EvK2Cnr, il prezioso sensore termico che verrà collocato sugli 8.850 metri della vetta.
Mentre Silvio Mondinelli e gli alpinisti di Share Everest, già in Nepal, si avvicinano tra mille difficoltà al campo base della montagna, in Italia si arriva al cuore della missione scientifica della spedizione. Si è aperta infatti oggi pomeriggio la prima delle due giornate della conferenza “Mountains as early indicators of climate change” organizzata dal Comitato EvK2Cnr, da Unep ufficio di Vienna, dall’Università di Padova con la collaborazione di Eurac Reaserch.
In una gremita Aula Magna dell’Università di Padova, alla presenza dei maggiori esponenti della ricerca nazionale e internazionale, delle istituzioni e delle autorità, si sono ufficialmente aperti i lavori di quello che viene considerato uno degli appuntamenti cardine della ricerca scientifica in alta quota.
Ad inaugurare questa prima sezione dell’incontro, il rettore dell’Università di Padova, Vincenzo Milanesi. Particolarmente significative le parole di Gaetano Leone, vice direttore Unep Europa, che ha richiamato l’attenzione internazionale sui problemi dei cambiamenti climatici e sottolineato il prezioso ruolo della ricerca scientifica nella loro soluzione.
Il momento sicuramente più significativo è stato il passaggio di consegne tra il mondo della ricerca scientifica e il suo braccio operativo in alta quota: la scienza infatti, ha dato ufficialmente il via alla spedizione Share Everest 2008, mettendo nelle mani di Agostino Da Polenza un piccolo, ma estremamente significativo apparecchio che verrà posizionato sulla cima del monte Everest e che sarà in grado di trasmettere in continuo il dato della temperatura dal punto più alto della Terra.
E sono proprio le parole di Agostino Da Polenza, in partenza alla volta del Nepal al termine della conferenza, che spiegano il valore di questo dato e di come si vada a collocare in un più ampio progetto scientifico legato al monitoraggio ambientale e climatico in alta quota: SHARE.
“EvK2Cnr da oltre vent’anni si occupa di montagne e di ricerca scientifica – spiega Da Polenza – e da oltre vent’anni ha fatto della montagna più alta del mondo la sua “casa”. Per questo motivo ha voluto e sta realizzando il progetto SHARE (Stations at High Altitude for Research on the Environment), una rete di osservatori per il monitoraggio climatico e ambientale in collaborazione con Unep, Wmo, Nasa. Da questi presupposti e dall’opportunità logistica nata dalla tradizionale collaborazione con il mondo alpinistico, è nata l’idea per realizzare il progetto Share Everest 2008”.
“Questo progetto – prosegue Da Polenza –, che si apre ufficialmente proprio con la conferenza di Padova, ha un duplice obiettivo; quello strettamente scientifico che prevede il posizionamento sulla vetta dell’Everest di questo famoso sensore e l’installazione della stazione meteo più alta al mondo a quota 8.000 metri, a Colle Sud. La stazione si andrà ad inserire nel network di stazioni già operative della rete Share”.
“Il dato che verrà fornito dal sensore ci porta al secondo obiettivo della spedizione: oltre ad avere un dato in più, si vuole creare, con questa operazione, un’eco mediatico-simbolica intorno a quelli che sono i problemi legati all’ambiente, allo stato di salute del nostro pianeta, agli effetti dei cambiamenti climatici. Queste questioni, come ci spiegheranno i ricercatori in questi due giorni di convegno, hanno conseguenze impattanti sugli ecosistemi montani e ricadute in termini di sviluppo sociale e economico di vastissime regioni del pianeta”.
Richard Armstrong, professore dell’università del Colorado, dopo aver consegnato a Da Polenza il sensore termico, ha tenuto una “opening lesson” dal titolo “cambiamenti climatici: ghiacciai e copertura nevosa”, nella quale ha sottolineato come dall’analisi dei trend di ritirata dei ghiacciai e dei manti nevosi stagionali risulti evidente che il riscaldamento climatico in montagna sia superiore, e sia iniziato in una data precedente rispetto a quello misurato alle basse altitudini.
“La perdita accelerata dei manti nevosi e ghiacciati ha conseguenze sulla società in molti modi – ha spiegato Armstrong – compresi i passatempi invernali, il turismo, le risorse idriche per l’agricoltura i consumi umani, le centrali idroelettriche e la gestione dei pericoli. Accurate previsioni sulle risposte delle riserve di neve e ghiacci di montagna ai futuri cambiamenti climatici saranno essenziali per pianificare con successo le risorse in molte regioni del mondo”.
Nella giornata di domani, sempre a Palazzo Bo, nell’Aula dell’Archivio Antico, ricercatori e scienziati internazionali del calibro di John Jack Schroder, regent professor di geografia e geologia all’Università del Nebraska, e studioso specializzato dell’area dell’Himalaya e del Karakorum, Sandro Fuzzi, membro dello Steering Committee Unep-Abc e ricercatore EvK2Cnr, e ancora il professor Martin Beniston che si occupa di cambiamenti climatici e impatto climatico all’Università di Ginevra, alterneranno momenti di presentazione dei lavori a dibattiti aperti al pubblico. E ancora Liisa Jalkanen presidente dell’Aer, l’Atmospheric Environment Research Division del Dipartimento di ricerca del Wmo, World Meteorological Organization, la voce ufficiale sul meteo delle Nazioni Unite, e molti altri.
La conferenza è trasmessa in diretta da montagna.tv. Per vederla basta cliccare sul banner in alto alla colonna destra.
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