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Patagonia, i Ragni Luca Schiera e Luca Gianola in vetta al Cerro Torre. E ora occhi puntati al Fitz Roy

LECCO — Sono arrivati in vetta al Cerro Torre, ripercorrendo la via dei Ragni 41 anni dopo la prima salita del “Grido di Pietra” da parte di Casimiro Ferrari, Daniele Chiappa, Mariolino Conti e Pino Negri. La salita è firmata da due giovanissimi Ragni di Lecco:, Luca schiera di 23 anni e Luca Gianola di 27, che sono arrivati in vetta con con Silvan Schupbach e Pascal Fouquet.

“Ho ricevuto una telefonata dal Circo los Altares -racconta il Presidente dei Ragni Fabio Palma -, era Luca che mi comunicava che lui e Luca Gianola, insieme a Silvan e Pascal, erano arrivati in cima al Torre nella giornata di Giovedì. Luca mi ha detto che cercava di tornare entro la fine mattinata di oggi a El Chalten per poter riposare un giorno e poi affiancare Matteo in un altro tentativo alla Est del Fitz Roy, l’obiettivo della spedizione. Le previsioni danno infatti una finestra di tempo ottimo da martedì e per tre giorni”.

Luca Gianola, di Premana, 27 anni, è Ragno da solo qualche mese. Ed è alla sua prima spedizione alpinistica. Luca Schiera, Ragno dal 2013, aveva ricevuto il maglione rosso dopo la salita, con Matteo Della Bordella, della via nuova sulla Ovest della Torre Egger in Patagonia. Poi si è reso protagonista dell’alpinismo dei Ragni con le salite al Cerro Standhardt, il concatenamento al Fitz Roy, la via nuova sulla Saint-Exúpery.

“E’ un grandissimo risultato per Luca Gianola, alla sua prima esperienza patagonica, normale per Luca – commenta Palma -. La salita del Cerro Torre è sempre, e sempre penso lo sarà, una cosa entusiasmante per un alpinista, ma non la esaltiamo oltre misura, non è una salita come Uli Biaho o Egger, o Groenlandia e Kirzighistan. E’ una stupenda ascensione, tutt’ora dicono sia una delle più belle, se non la più bella, via di ghiaccio del mondo, ma il vero obiettivo della spedizione è un altro. Lo stanno per tentare anche se la meteo non è superba come lo fu nel primo tentativo, fermatosi per via della malattia che ha colpito in piena parete Silvan Stupbach. La Est del Fitz Roy è un osso durissimo, una parete enorme, senza cenge, tecnicamente sempre difficile, che necessita di 4 giorni. Come obiettivo alpinistico, veramente molto molto difficile. Ora abbiamo capito bene come mai ci misero anni ad aprirla e nessuno l’ha mai ripetuta… devi essere in formissima e ti deve andare bene praticamente tutto”.

Occhi puntati sul Fitz Roy, allora, dove Matteo della Bordella era rimasto per tentare di concludere il progetto sulla Est, dopo che il malore di Stupbach in parete aveva interrotto il tentativo. Della Bordella voleva tentare con Tobias Wolf, che però è già ripartito. Quindi ora ci proverà in cordata con Schiera.

“Luca Schiera non si sentiva particolarmente stanco – dice Palma -. Comunque ho detto a Matteo di verificare la presenza di un altro alpinista disposto ad andare con lui. La Est del Fitz Roy è una delle più grandi pareti di roccia del mondo, devi scalare in fessura, e il tentativo sarà libera senza le scalette rimosse durante il precedente tentativo. Ma Luca anche in Pakistan stupì con la sua resistenza infinita per cui… si spera”.

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