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Le ragioni di “Popi” Miotti: perché dico no all’eliski

SONDRIO – L’eliski, la goccia che ha fatto traboccare il vaso. L’ha definita così Giuseppe “Popi” Miotti la scelta del Collegio regionale delle Guide alpine Lombardia di patrocinare l’European Freeride Festival, la manifestazione dedicata allo sci fuoripista che a margine delle sue attività prevede anche la possibilità di fare eliski. Miotti ha rinunciato al titolo di Guida alpina, suscitando scalpore e aprendo un dibattito in particolare su questa pratica, che prevede la discesa con gli sci sulla neve fresca previa risalita dei pendii in elicottero. Abbiamo parlato con l’alpinista valtellinese e ci siamo fatti spiegare meglio la sua posizione sull’eliski e sull’intera faccenda. Nei prossimi giorni proseguiremo la nostra indagine riportando altri pareri e approfondimenti.

Innanzitutto perché no all’eliski?
Perché secondo me è una pratica che dal punto di vista economico porta molto poco, non conosco Guide alpine che fanno stagione con l’eliski, mentre a livello di immagine, se lo si approva o se si tace acquiescenti alle varie iniziative, è come un boomerang. Non è una cosa positiva per l’immagine della Guida che ho in mente. Dopo di che, qui si aprono delle grandi divergenze tra quello che secondo me, come ho sempre detto, dovrebbe essere la Guida e la direzione che invece sta prendendo la professione adesso.

Qual è allora l’idea della guida che hai in mente?
È una Guida che ha responsabilità sul territorio. Deve essere capace di preservarlo e anche prendere iniziative contro chi fa degli ”attentati” a questo territorio. Deve essere un interlocutore forte con le amministrazioni, non uno che per quieto vivere non dice niente su certe decisioni. Per esempio non abbiamo mai preso una posizione forte contro la legge regionale che permette ai trial di andare sui sentieri. Non abbiamo preso una decisione sulla legge che vorrebbe che tutti quelli che vanno su terreno innevato abbiano un apparecchio di rilevamento; non abbiamo mai preso una posizione sulle piccole captazioni, sulle strade di montagna. Invece la guida dovrebbe essere il “genius loci” della montagna: l’ho già detto in altre occasioni, se non difendiamo questo territorio che è la fonte del nostro lavoro perderemo grandi occasioni. È vero che quello che io propongo è un arresto di pensiero, anzi una “decrescita felice del pensiero”, perché secondo me la capacità di rinunciare a questa attività porterebbe a noi solo vantaggi come immagine, anche vedendo la quantità di gente che è contraria all’eliski. Ho anche detto che questa è la goccia che fa traboccare il vaso, perché questa Guida supertecnica, che forse maschera delle carenze di lignaggio e cultura, non porta da nessuna parte. Ci vorrebbe nella categoria maggiore consapevolezza di quello che siamo nei confronti del territorio alpino, invece mi sembra che la tendenza sia quella di accontentarsi di portare in giro la gente e basta. Sono dell’idea che bisognerebbe essere più presenti e più attivi: ci sono molti colleghi che lo fanno, c’è tante gente che lavora in questo senso, ma non sono ancora a sufficienza. Professionalmente io la Guida vera e propria nel senso di accompagnatore non lo faccio più da un po’ di tempo. Mi sono trovato di fronte a questa situazione che è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e ho preso la decisione di fare un gesto “eclatante”. All’inizio non volevo che la cosa fosse diffusa, pensavo di scrivere una lettera privata e non renderla pubblica. Poi ho pensato che avesse senso dare maggiore visibilità al mio grido di dolore, affinché servisse a qualcosa e quindi ho agito contrariamente al mio modo abituale, sperando che sia un gesto che faccia pensare.

Qualcuno in effetti, tra le obiezioni che ti sono state mosse, ha detto: Miotti non fa più la guida da tempo, invece chi deve vivere di questo lavoro non si può chiudersi al nuovo e l’eliski è una di queste possibilità…
Secondo me non è affatto così. Prima di tutto perché questo “nuovo” non permette chissà quanto lavoro, anche perché i mezzi per fare eliski sono limitati. Può essere vero in Lombardia per quelli di Livigno, che non hanno altri sbocchi alpinistici e quindi fanno eliski. Per quanto riguarda il mio lavoro, basta vedere il mio curriculum: io non ho mai fatto una giornata di lavoro che non sia stata fatta in montagna. Sul discorso “non ha fatto la Guida” vorrei che mi dicessero cosa vuol dire fare la Guida o meno, perché ci sono Guide ristoratori, Guide che fanno tetti, Guide che fanno disgaggi. Mi piacerebbe sapere quali sono i limiti che definiscono una Guida. Io dal punto di vista della mia attività divulgativa e anche di accompagnamento mi ritengo una Guida, perché ho divulgato la montagna sicuramente più di tutti i miei colleghi, e non ho il timore di dirlo, senza falsa modestia. Ho fondato la prima scuola di arrampicata libera insieme ad Andrea Savonitto e a Francesco d’Alessio, abbiamo fatto delle cose anche molto avanti. Mi sembra un’obiezione abbastanza risibile, e il mio curriculum è a disposizione di tutti.

C’è chi dice: gli impianti da sci deturpano e fanno peggio dell’eliski, perché allora prendersela con l’eliski?
Gli impianti da sci li subiamo, perché fanno parte di una cultura sessantennale che ha radici lontane. È vero che sono invasivi. A maggior ragione non vedo perché aggiungere anche questa attività che è invasiva e molto rumorosa. E soprattutto mi permetto di dire che gli impianti di sci fanno lavorare centinaia di persone in una località alpina, non tre guide. Il rapporto costo sull’ambiente e benefici che arrivano alla località alpina è ben diverso.

“Un’ultima cosa…”, aggiunge Miotti
Il mio messaggio non è rivolto solo alle Guide alpine ma anche al Club alpino centrale che dovrebbe avere un peso enorme sulle decisioni politiche e che invece è assolutamente muto. Come è muto il Club alpino Accademico. Su problemi come questi – e se vogliamo l’eliski è una goccia nell’oceano – non prendono posizione, e ognuno si fa i fatti suoi. Secondo me è ora di finirla e di ribellarsi a quello che sta succedendo. E l’eliski, ripeto, è solo una parte di questo calderone di atti di “spadroneggiamento”. Basti pensare alla Valmalenco, che avrebbe avuto le risorse per anni per un turismo all’avanguardia e sostenibile: quella valle si è autodistrutta, è stata cementificata completamente, ha distrutto il territorio. Restano le parti alte, ma pensiamo anche che se vanno avanti stagioni come queste con poca neve, dove andremo a fare eliski, sui ghiacciai?

 

 

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3 Commenti

  1. Credo che il mondo della montagna e la.natura del nostro povero mondo avrebbe solo da guadagnare se ci fossero molti più Miotti in circolazione.
    Forse il Cai di accorgerà tra 60 anni degli errori fatti come fece per il K2.
    Ma su questi argomenti sarà ormai troppo tardi per correggere gli errori.

  2. Salve,
    secondo me ha ragione il Miotti su alcune considerazioni.
    In questo tempo storico del “sempre di più ,sempre più alti , sempre più veloci, la montagna e le professioni che le ruotano attorno potrebbe dare dei “messaggi” chiari e forti.
    Ma tanto il progresso ……
    🙁
    buone cose a tutti

  3. Anch’io trovo la pratica dell’eliski molto nemica della montagna, porta facilmente in posti inaccessibili, senza nessuna fatica, senza nessuno sforzo.
    E le guide dovrebbero essere proprio di esempio!

    Solidarietà a Miotti

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