Alpinismo

Crollo sul Piergiorgio: Ongaro ferito

EL CHALTEN, Patagonia — "Il fungo di vetta è crollato all’improvviso, ha investito Giovanni e gli ha demolito le mani". Arriva come un fulmine a ciel sereno la notizia del grave incidente che ha coinvolto il Ragno di Lecco Giovanni Ongaro sulla parete Nordovest del Cerro Piergiorgio. Dalla Patagonia, ecco le immagini e la testimonianze di Hervè Barmasse e Cristian Brenna, che lo hanno soccorso calandolo per 600 metri di parete.

A due anni di distanza dalla frana che ha travolto il loro capospedizione Luca Maspes sulla Nordovest del Piergiorgio, Barmasse e Ongaro si sono trovati coinvolti in un altro grave incidente sulla stessa parete, che sembra davvero non volersi lasciar salire da nessuno.
 
L’incidente è avvenuto ieri, durante la salita al bivacco che doveva precedere il giorno della cima. Il fungo sommitale di neve, messo a dura prova dal sole e dal caldo degli ultimi giorni, ha ceduto ed è crollato riversando sugli alpinisti una scarica di rocce e di ghiaccio.
 
Ongaro è stato colpito proprio alle mani. Le profonde ferite gli impedivano ogni movimento e i suoi comagni, Barmasse e Brenna, hanno dovuto calarlo per oltre metà parete.
 
"Io e Cristian lo abbiamo calato per 600 metri – racconta Barmasse -, fino alla base. Poi con Mario Conti siamo scesi fino al Fraile e poi a El Chalten, senza dormire".
 
"Sembrava un soccorso d’altri tempi – continua l’alpinista valdostano -. Ma Gio è stato come al solito unico. Coraggiosissimo, senza mai lamentarsi del dolore, sballottato sulla parete senza potersi mai aiutare è riuscito persino a ironizzare sull’accaduto. E giunto alla base ha camminato per 25 chilometri come se niente fosse successo".
 
In attesa di ulteriori dettagli sull’incidente e sul prosieguo della spedizione, vi lasciamo alle immagini, giunte dalla Patagonia pochi minuti fa. 
 
I funghi sommitali – cumuli di neve o ghiaccio formati da giochi di neve, vento, gelo e disgelo – sono un classico delle montagne patagoniche, sempre esposte alla furia degli elementi. Con il caldo, si trasformano in una spada di Damocle appesa sopra la testa degli alpinisti, che rischiano di essere investiti da scariche d’acqua, di ghiaccio o di pietra da un momento all’altro..
Sara Sottocornola
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