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Svizzera: uno spot anti-immigrazione

BERNA, Svizzera — "Non date retta alle voci, partire non sempre vuol dire ricominciare a vivere". La Svizzera picchia duro contro gli immigrati clandestini, stavolta con un video-spot, mandato in onda durante l’intervallo della partita Svizzera-Nigeria, seguita in diretta da molti paesi africani.

Che il governo svizzero non vedesse di buon occhio gli immigrati clandestini, si sapeva. Che spesso sia riuscito a tenerli fuori dai suoi confini, anche. Ma ora vuole di più. Vuole fargli capire che per loro trasferirsi in Svizzera sarebbe un inferno, e vuole che siano loro stessi a non volerci più venire.

Nello spot – promosso dal governo svizzero insieme alla International organization for migration finanziato dall’Unione Europea – si vede un ragazzo di colore, in mezzo ad una strada e sotto la pioggia, mentre telefona al padre in Africa. Gli racconta che tutto va bene, che lavora e si è iscritto all’università, mentre invece è ridotto a fare l’elemosina nelle strade, inseguito dai poliziotti.

Il video ha suscitato diverse polemiche. "Suona un po’ come un avvertimento, o peggio una minaccia" hanno detto in molti. Al centro della bufera c’è proprio l’Ue e in primis Franco Frattini, vicepresidente della Commissione europea e responsabile per il portafoglio Giustizia, libertà e sicurezza. "L’Oim ha ricevuto un finanziamento nell’ambito dell’iniziativa Dialogo tra Ue e Maghreb selezionata dal progetto Enea – si è limitato a commentare il suo portavoce -. La responsabilità dell’Unione Europea finisce qui".

"Bisogna informare sui pericoli dell’immigrazione clandestina – sottolinea invece il portavoce dell’Oim, Jemini Pandya -, scoraggiare il fenomeno ed indicare le alternative legali".

Eduard Gnesa, responsabile del Dipartimento dell’immigrazione elvetico, si difende dicendo che in realtà l’iniziativa va in favore degli immigrati. "Abbiamo la responsabilità di aprire gli occhi a queste persone – ha infatti dichiarato al quotidiano svizzero Sonntag Blick – affinché si rendano conto della vita che potrebbe attenderle".

"Migliaia di immigrati in cerca di fortuna annegano nel Mediterraneo – continua Gnesa -. Qui, poi, la forza lavoro africana è ricercata poco o nulla e senza un impiego fisso non possono ricevere il permesso di soggiorno. Bisogna avvertirli di questi rischi. E poi il nostro è anche un modo per risparmiare sul budget previsto per i rifugiati".

E il ministro della giustizia svizzero, Christoph Blocher, aggiunge: "Dobbiamo dimostrare agli africani che non siamo un paradiso". L’iniziativa ha anche la benedizione dei cittadini: a quanto pare, oltre l’80 per cento dei lettori del quotidiano si è dichiarato d’accordo con lo spot.

Anche molti paesi europei hanno apprezzato l’iniziativa, e sembra che ora l’Unione Europea si stia muovendo per promuovere degli spot da mandare in onda nel Camerun e nel Congo.
 

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