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Gabella sul Soccorso alpino, Baldracco: “Balzello illegale, illegittimo e offensivo per tutti i volontari”

Un'operazione del Soccorso alpino Lombardia (Photo courtesy of Soccorso alpino e speleologico Lombardia)
Un’operazione del Soccorso alpino Lombardia (Photo courtesy of Soccorso alpino e speleologico Lombardia)

BERGAMO – Pier Giorgio Baldracco, presidente del Soccorso Alpino nazionale, è arrabbiato. Da una settimana lotta contro il provvedimento “indecente” dell’Agenzia delle entrate che prevede l’obbligo di apporre una marca da bollo da 16 euro sulla domanda di indennizzo presentata dai volontari lavoratori autonomi nei casi di interventi. Un “balzello illegale, illegittimo e offensivo per tutti i volontari”, commenta Baldracco. “In Parlamento c’è molto movimento per chiedere al governo di risolvere la situazione. Per ora non abbiamo ricevuto risposte ufficiali, ma sono fiducioso”.

Presidente, l’Agenzia delle entrate ha stabilito che la marca da bollo deve essere di 16 euro, e non di 2. Sapevate che ci sarebbe stato questo aumento?
Non sapevamo assolutamente nulla. L’aumento nasce da un’azione di interpello fatta dal ministero del Lavoro all’Agenzia delle entrate: la risposta di quest’ultima non tiene conto di leggi e normative. È stato un vero e proprio fulmine a ciel sereno: dieci giorni fa sono cominciate ad arrivare lettere da tutti gli uffici territoriali, che rendevano obbligatoria la marca da 16 euro sulle domande, anche retroattivamente.

Oltre a introdurre di fatto una nuova tassa, non c’è il rischio di scoraggiare i volontari?
Sì. Considerando che le domande vanno presentate in doppia copia, la spesa per il bollo sale a 32 euro: l’indennizzo per la giornata di lavoro persa è di circa 74 euro, il 45% se ne va così. I nostri volontari sono in gran parte persone che abitano in montagna, dove già è difficile lavorare e sopravvivere. Sono pochi, mentre gli incidenti sono molti. Se un idraulico, un falegname, un commercialista o un avvocato si vede ridotto così l’indennizzo per il mancato guadagno di quella giornata di lavoro smette di fare il volontario. Mentre il premier Renzi sta lavorando per aggiornare e rendere valido il terzo settore, dall’altra parte la burocrazia va in senso opposto e colpisce l’associazione di volontari riconosciuta dalla legge per il soccorso in montagna. Volontari che vivono già in zone disagiate, dove il lavoro non c’è, e svolgono un ruolo importantissimo.

Come vi state muovendo per risolvere la questione?
In Parlamento c’è molto movimento: il parlamentare bellunese del partito democratico Roger De Menech, così come il Movimento 5Stelle e il gruppo interparlamentare Amici della Montagna hanno presentato interrogazioni per chiedere al governo di porre rimedio. Ad oggi non abbiamo ancora ricevuto riscontri ufficiali, ma sono passati pochi giorni, sono fiducioso che la cosa sarà risolta.

Tra l’altro, finora il panorama era abbastanza variegato: i volontari di alcune delegazioni apponevano già il bollo da 2 euro, mentre altri non pagavano niente. Da cosa dipendono queste differenze?
La confusione è dovuta alla diversa interpretazione della legge 91 sul Club Alpino Italiano da parte dei diversi uffici territoriali. Il CAI, di cui noi facciamo parte, rientra nel parastato, e per questo non deve pagare le imposte di bollo. Trattandosi poi nel nostro caso di una domanda per indennità per mancato guadagno, questa è esente da bollo. Invece adesso si dice che esso è dovuto, sulle domande in doppia copia, del valore di 16 euro, e anche retroattivamente: un volontario si trova così a pagare 32 euro subito per una pratica che spesso viene evasa dopo diversi mesi, a volte anche dopo più di un anno.

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