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Hansjörg Auer deluso dai Piolet d’Or: dovevamo vincere anche noi. Così il festival non ha senso

Matthias Auer, Simon Anthamatten e Hansjörg Auer (Photo Hansjörg Auer Facebook)

COURMAYEUR, Aosta – “Sono convinto che la giuria abbia fatto un grande sbaglio e so che anche il presidente George Lowe la pensa così. Avendo deciso di premiare il K6 West, avrebbero dovuto premiare anche la nostra salita che è almeno della stessa importanza. Non è per il premio in sé, ma il festival così non ha senso: le cose dovrebbero cambiare”. C’è delusione e rammarico all’indomani della cerimonia di chiusura del Piolet d’Or nelle parole di Hansjörg Auer, l’alpinista austriaco candidato alla Piccozza d’Oro per la salita al Kunyang Chhish East realizzata con il fratello Matthias e Simon Anthamatten. Auer ha voluto spiegarci il perché, a suo avviso, anche la loro salita doveva essere tra le vincitrici della 22esima edizione del premio, e perché, se il premio stesso non cambierà, in futuro non vorrà più parteciparvi.

“C’erano 3 salite principali tra quelle in nomination – spiega Auer -: l’Annapurna di Steck, il K6 West e il Kunyang Chiish. Non si può fare un paragone fra queste tre imprese, sono troppo diverse fra loro, ma avendo deciso di far vincere il K6 dovevano far vincere anche il Kunyang Chhish, perché è almeno della stessa importanza”.

Invece la giuria – di cui facevano parte, oltre al presidente George Lowe, i giurati Catherine Destivelle, Denis Urubko, Erri De Luca, Karin Steinbach e Lim Sung Muk – sabato sera ha assegnato la vittoria a Ueli Steck per l’Annapurna e a Raphael Slawinsky e Ian Welsted per il K6 West. Due delle cinque imprese in lizza, preferite quindi al Mount Laurens di Mark Allen e Graham Zimmerman, alla nord ovest del Talung di Marek Holecek e al Kunyang Chhish East di Hansjörg e Matthias Auer e di Simon Anthamatten.

“Mi congratulo naturalmente con Ueli, Ian e Raphael per la Piccozza d’Oro 2014, e con Marek, Graham e  Mark per la nomination – continua Auer –. Ma onestamente non so perché non abbiano deciso di premiare anche la nostra salita. Non si tratta di avere o no in tasca in premio: francamente, tra qualche settimana parto per la mia prossima spedizione, non mi interessa, nella mia vita non cambia niente, sono felice così. Sono convinto tuttavia che la giuria abbia fatto un grande sbaglio. Anche il presidente George Lowe la pensa così: non voglio dire chi, ma nella giuria c’era chi si è imposto perché a ricevere la piccozza d’oro fossero in 2 e non in 3”.

Auer non vuole fare nomi, ma già ieri sera sulla sua pagina Facebook aveva scritto a chiare lettere che Lowe e Catherine Destivelle erano gli unici ad aver capito la grandezza della loro salita, tanto che si erano scusati in lacrime con loro per la mancata vittoria. Sempre su Facebook aveva fatto intendere che in qualche modo avrebbe pesato anche la partecipazione alla scalata da parte di suo fratello Matthias, in particolare per il fatto di non aver mai raccontato finora delle sue scalate.

La giuria dei Piolets d’Or 2014 (Foto Lanzeni)

“Sono molto dispiaciuto per come sono andate le cose – ha concluso Auer -. Non è per il premio in sé quanto per il festival: così com’è non ha senso. Non ha senso scegliere fra 60 salite le 5 migliori, e poi creare una competizione nella competizione”.

Per questo Auer vuole parlare adesso che i giochi sono fatti, perché spera che le cose possano cambiare, che il premio alpinistico più importante del panorama internazionale possa migliorare in avvenire.

“Ero felice di essere ai Piolet d’Or – ha concluso l’alpinista -. Però allo stesso tempo quando ero lì sul palco sentivo dentro di me che le cose non dovevano essere così. Ora capisco Steve House, capisco Marko Prezelj che ha rifiutato il premio nel 2007. I Piolet d’Or dovrebbero essere qualcosa di diverso da una contrapposizione fra vincitori e perdenti. In futuro, se le cose non cambieranno, anche se dovessi rientrare nelle nomination non parteciperò più ai Piolet d’Or”.

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