AlpinismoAlta quota

Occhi verso il Kangchenjunga: in partenza gli italiani e i team di Urubko e Soria

Kangchenjunga parete nord (Photo Nelson www.summitpost.org)
Kangchenjunga parete nord (Photo Nelson www.summitpost.org)

KATHMANDU, Nepal – È pronta a partire la nuova stagione himalayana e i volti noti dell’alpinismo internazionale si apprestano a lasciare i propri Paesi alla volta dei giganti di ottomila metri. Gettonato a quanto pare quest’anno sarà il Kangchenjunga, la terza montagna più alta della terra situata sul confine tra India e Nepal. Tra le spedizioni che si insedieranno al campo base ci saranno quella di Marco Confortola, dei Valdostani Abele Blanc, Marco Camandona, François Cazzanelli ed Emrik Favre, e del trentino Franz Nicolini, quella di Carlos Soria e quella di Denis Urubko. Quest’ultimo tenterà di aprire una via nuova in stile alpino sul lato nord insieme al connazionale Boris Dedeshko, del polacco Adam Bielezki e del basco Alex Txikon.

Il nome “Kangchenjunga” farebbe riferimento alle 5 cime del massiccio, oppure ai 5 ghiacciai da esso originati. Con i suoi 8586 metri è la terza vetta più alta della Terra, sebbene fino a metà dell’Ottocento si pensasse che fosse addirittura la prima. E del resto rispetto alla seconda, il K2, la differenza è di meno di 30 metri. Come il K2 inoltre, è considerata una delle montagne più difficili al mondo, per questo estranea ai fenomeni dell’alpinismo di massa.

Chiamata anche Kanchenjonga o Khangchendzonga, (ma anche con altri nomi), è situata sul confine fra Nepal e lo stato indiano del Sikkim: il versante nepalese è quello occidentale, mentre quello indiano è quello orientale. E’ lui stesso l’ottomila più orientale dell’Himalaya: per arrivare al campo base si impiegano circa una decina di giorni di cammino.

Tra le spedizioni che tenteranno di arrivare in cima dalla via normale, che sale sulla parete sud, ci sarà quest’anno quella italiana di Marco Confortola – che proverà a raggiungere il suo nono ottomila -, del trentino Franz Nicolini e dei valdostani Abele Blanc, Marco Camandona, François Cazzanelli ed Emrik Favre. Secondo quanto si legge sul sito di Camandona, l’idea è quella di salire senza ossigeno. Il gruppo dovrebbe partire dall’Italia l’1 aprile.

Kangchenjunga parete sud (Photo Carsten nebel - Wikipedia)
Kangchenjunga parete sud (Photo Carsten nebel – Wikipedia)

Ci sarà poi l’irriducibile Carlos Soria, che a 75 anni compiuti tornerà al Kangch per provare a salire il suo 12esimo ottomila. “Conosciamo la montagna grazie al’esperienza dello scorso anno – ha dichiarato l’alpinista -, siamo in forma e abbiamo intenzione di essere totalmente indipendente”. Il suo team lascerà la Spagna il 22 marzo, si acclimaterà nella valle del Khumbu e poi raggiungerà il campo base della parete sud.

Mira al versante opposto invece, il fortissimo team composto da Denis Urubko, il suo connazionale Boris Dedeshko, il polacco Adam Bielezki e il basco Alex Txikon. La spedizione ha infatti l’ambizioso progetto di aprire una via nuova sulla parete nord del Kangchenjonga in stile alpino. “La cosa che preferisco in assoluto fare in Himalaya” – ci aveva detto Urubko in una precedente intervista. Attualmente la parete conta la metà delle vie del lato meridionale, circa 6, concentrate principalmente sulla parte di sinistra.

Ricordiamo infine che la prossima primavera, sempre nella zona del Kangchenjunga, ma su un’altra montagna, il Talung, ci saranno poi altri 3 italiani: Daniele Bernasconi, Mario Panzeri e Giampaolo Corona che tenteranno una prima salita del Pilastro Nord Ovest.

Tags

Articoli correlati

3 Commenti

  1. Un grosso in bocca al lupo al mio grande amico Marco e a tutti i ragazzi impegnati nella spedizione, forza!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close