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Tav, addio al tunnel di Venaus

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TORINO — La Val di Susa canta vittoria. Dopo mesi di "tira e molla" e qualche scontro violento, la Tav ha cambiato definitivamente strada. Secondo l’accordo raggiunto ieri a Palazzo Chigi, il tunnel di base italo-francese non uscirà più a Venaus, luogo simbolo della protesta.

E non ci sarà nemmeo la temuta perforazione del Monte Musinè. Sono i più importanti punti fermi sanciti dall’incontro fra i rappresentanti del governo, le Regioni, gli enti locali, le Ferrovie e i tecnici dell’Osservatorio voluto dallo stesso governo per analizzare il tracciato originale e avanzare ipotesi alternative. 
 
Che il megatunnel di Venaus avesse le ore contate lo si era già capito da qualche settimana. Da quando l’Osservatorio tenico aveva fatto sapere che, anche dal punto di vista del volume di traffico previsti per il 2020, quell’infrastruttura era insufficiente. Meglio puntare su qualcosa di diverso.
 
Quale sarà dunque il tracciato definitivo della nuova Tav? Per ora non è dato sapere. Il governo sostiene che ancora non c’è. Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta che ha dato incarico all’Osservatorio di "predisporre uno schema progettuale di tracciato".  
 
Letta ha aggiunto che il governo presenterà all’Unione europea la richiesta di finanziamenti per l’alta velocitá Torino-Lione, per il Brennero e per la linea Trieste-Slovenia.
Certo è che dalla Torino – Lione sparisce il contestatissimo tunnel di Venaus. E non ci sarà la perforazione del Monte Musinè ricco, secondo i Comitati no-tav, di amianto. Il nuovo tracciato entrerà in Italia a Chiomonte dopo un tunnel lungo dieci chilometri. Passerà da Orbassano ed entrerà a Torino dalla direttrice di corso Marche.
 
Così come pare sicuro che, in un ampio tratto, la linea verrà interrata. Ci saranno poi altre novità, rese note proprio ieri. Come per esempio il fatto che il tracciato passerà solo in minima parte sulla sponda sinistra della Dora.
  
Con il "niet tecnico" sul tunnel di Venaus, l’Osservatorio ha tolto le castagne dal fuoco "politico" a un governo che soffre da sempre di convulsioni interne. Con la cosiddetta «quinta soluzione», l’esecutivo punta a superare l’opposizione della stessa maggioranza (verdi e sinistra radicale), e cerca di far accettare il progetto dei treni ad alta velocità alle comunità locali. E così al presidente dell’Osservatorio Tav Mario Virano è stato dato l’incarico di arrivare a una mediazione con gli enti locali.
 
Per la Val di Susa, però, quella odierna rischia di essere "una vittoria di Pirro". Perchè la Tav, comunque, passerà di lì. Senza il megatunnel di Venaus, beninteso, ma pur sempre di lì. Ecco perchè alcuni esponenti dei comitati No-tav non l’hanno tanto digerita, e hanno preferito affidarsi alla consultazione popolare.  
 
Negli intenti del governo, comunque, il compromesso sul tracciato Torino-Lione dovrebbe sancire il via libera definitivo alla Tav. L’obiettivo è presentare all’Ue, entro il prossimo 23 luglio, un piano definitivo per riuscire ad accaparrarsi i finanziamenti europei.
 
 
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