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Val Susa: la Tav cambia strada

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TORINO — Suona il de profundis sul megatunnel di Venaus, così come va definitivamente in pensione la possibilità di utilizzare i tracciati già esistenti per la linea ad alta velocità Torino-Lione. Lo sostiene l’Osservatorio tecnico, il gruppo di esperti nominato dal governo lo scorso agosto.

Secondo i tecnici, considerando i volumi di traffico da qui al 2020, entrambe le soluzioni sarebbero inadeguate. Lo studio, infatti, mette in evidenza come l’ipotesi minima, quella di utilizzare i binari della linea già esistente, sia del tutto insufficiente per la movimentazione delle merci del prossimo ventennio. E, allo stesso tempo, nemmeno la costruzione del megatunnel di Venaus risolverebbe il problema. Perchè ci vorrebbero almeno 15 anni per realizzare quell’opera, mettendo l’Italia in serio ritardo sulle tabelle di traffico.
 
E allora come se ne esce? La decisione spetta come al solito ai politici. Il ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa ha ribadito che "la tav si farà" e la decisione "sarà presa entro giugno". A dire il vero, la scadenza europea è il 20 di luglio. Ma si sa, meglio mettere le mani avanti, prima delle immancabili turbolenze della sinistra radicale e degli ambientalisti.
 
Sì, ma con quale percorso? Dopo l’assist dell’Osservatorio tecnico, ecco spuntare la terza via. Dato per certo l’accantonamento della "galleria della discordia" di Venaus – quel tunnel di 52 km che attraversava montagne in cui era presente amianto, e che scatenò l’insurrezione della Val di Susa – il tracciato più probabile passa più a sud.
 
Ovvero attraverso la Val Sangone, più agevole – territorialmente e soprattutto politicamente della Val Susa. Ma il tavolo tecnico non ha escluso la possibilità di recuperare anche qualche tratto della vecchia linea, portandolo a 4 binari. 

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