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Verza: la stazione RCS è una rivoluzione per lo studio del clima e la qualità dell’aria

Tecnici al lavoro sulla Remote Climate Station, PoliMi Lecco. (Photo: Sergio Nessi)
Tecnici al lavoro sulla Remote Climate Station, PoliMi Lecco. (Photo: Sergio Nessi)

LECCO — “La Remote Climate Station è stata progettata per zone remote e difficilmente raggiungibili, ma spesso rilevanti da un punto di vista ambientale”. Queste le parole di Giampietro Verza, responsabile tecnico del Comitato EvK2Cnr che si occupa della staziona meteo portatile RCS del progetto di I-Amica, usata per monitorare il clima e la qualità dell’aria in montagna. Un progetto di alta tecnologia completamente autonomo da un punto di vista energetico ed estremamente agile, soprattutto se paragonata ai precedenti mezzi utilizzati per compiere queste rilevazioni.

Giampietro Verza, responsabile tecnico delle stazioni di monitoraggio EvK2CNR, descrive le potenzialità della Remote Climate Station del progetto di I-Amica (Infrastruttura di Alta tecnologia per il Monitoraggio Integrato Climatico–Ambientale), attualmente installata e attiva presso il Politecnico di Lecco in occasione di High Summit.

La RCS monitora i dati meteorologici e la composizione dell’atmosfera, fornendo dati che sono disponibili in tempo reale mediate un collegamento remoto con i tecnici. Di fondamentale importanza sono anche gli strumenti a basso consumo energetico e il sistema di auto-alimentazione: due pannelli solari che la rendono completamente autonoma.

Perché queste caratteristiche la rendono così innovativa? ““E’ la risposta alla domanda del comitato di EvK2cnr e dei ricercatori – dice Verza -. La RCS è stata progettata proprio per zone remote e difficilmente raggiungibili, ma spesso rilevanti da un punto di vista ambientale. L’agilità è pertanto una caratteristica basilare. Considerate che prima il materiale per le rilevazioni era di una mole tale da dover essere trasportato con un furgoncino, o, per le zone più impervie, elitrasportato in cabine. Grazie al box di amica ora non è più necessario questo dispiegamento di soldi e mezzi”.

Il modulo di strumentazione, se escludiamo le batterie, il cui peso varia a seconda della potenza, è infatti di soli 34 Kg.

“Possiamo pertanto riuscire a raggiungere le zone più lontane ed impervie senza eccessive difficoltà, ricordiamo ad esempio la stazione installata nell’altopiano pakistano del Deosai, a oltre 4.000 metri di quota”. Ma non solo. “Questo box infatti non rivoluziona esclusivamente il monitoraggio di aree particolarmente estreme, ma soprattutto apre nuove strade ai rilevamenti che di fatto si era già abituati a fare. Ora siamo in grado di abbattere i costi ed i tempi di posizionamento, moltiplicando così in  modo consistente il numero di rilevazioni che possiamo effettuare, incrementando la mole generale dei dati in nostro possesso”.

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