Alpinismo

L’Uiaa: urgono chiarezza e provvedimenti

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BERGAMO — “A questo punto urge veramente fare chiarezza sull’uso dell’ossigeno in alta quota, che spesso equivale ad un abuso delle proprietà fisiche. Per questo da molti viene considerato doping. E’ probabile che in futuro dovremo cancellare e rifare tutte le classifiche”. Ecco come la pensa Renato Moro, Presidente della Commissione Spedizioni Alpinistiche dell’Uiaa (Unione internazionale delle associazioni d’alpinismo).

L’UIAA come considera l’utilizzo dell’ossigeno in alta quota?
Per noi è droga. Salire con l’ossigeno è come salire utilizzando sostanze artificiali, non naturali, che aumentano le prestazioni in alta quota e quindi è paragonabile al doping. Ovviamente, quando è utilizzato a questo fine, e non per scopi medici.
 
Esistono specifiche regole su questo tema?
No, perché purtroppo l’UIAA è un organo consultivo. Può dare pareri tecnici ed etici ma e non può imporre alcuna regola. Ma adesso urge veramente una chiarificazione sull’uso dell’ossigeno in alta quota, che spesso equivale ad un abuso delle proprietà fisiche.
 
Avete in programma di regolamentare il suo utilizzo?
Tratteremo quest’argomento nella Commissione spedizioni che si riunirà il 14 luglio a Barcellona. E cercheremo di assumere un punto di vista fermo e comune. Non sarà facile, perchè l’atteggiamento sulla questione non è molto chiaro, visto che l’ossigeno molte volte può salvare la vita ad altissima quota. Io però sono del parere che non è necessario salire oltre i propri limiti e perciò una salita dev’essere fatta secondo il metodo classico da persone preparate.
 
E’ d’accordo con il parere dell’Avvocato De Felice?
L’avvocato è molto chiaro, non lascia scampo. Noi siamo “in toto” soggetti alle normative del Comitato Olimpico Internazionale. E dobbiamo adeguarci.
 
Cosa significa, nella pratica, che l’Uiaa "adotta" il codice mondiale dell’antidoping (Wada)?
Che l’UIAA lotta contro il doping e condanna l’utilizzo di sostanze dopanti, tra le c’è anche l’ossigeno. Già adesso abbiamo un codice etico che invita le spedizioni ad essere condotte nel modo più naturale possibile, senza lasciare immondizie o corde sulla montagna, nel rispetto delle popolazioni locali. Ma per il futuro serve qualcosa di più.
 
Quello che manca, a quanto pare, è un riconoscimento ufficiale di record, salite o classifiche da parte vostra, che dovrebbe tener conto del codice Wada. Oggi anche la lista degli alpinisti che hanno salito i 14 ottomila non è ufficiale, è frutto del sapere comune. Avete intenzione di introdurlo?
Certamente. Non sarà una cosa semplice, ma anche in atletica e nel nuoto ci sono stati momenti, per alcune discipline, in cui sono stati annullati tutti i record precedenti, perché lasciavano molti dubbi sul fatto che potessero essere stati ottenuti con l’utilizzo di sostanze dopanti. Credp che dovremmo fare così anche noi, anche se alla fine starà sempre al singolo individuo l’onestà di quello che ha fatto o non ha fatto. E forse allora anche gli sponsor cominceranno a chiedersi se è il caso di sponsorizzare iniziative che sono in un certo qual modo fuorilegge. E’ una scelta dura, ma va fatta perché i rischi ora sono troppo alti.
 
Di quali rischi parla?
Oggi spedizioni di “turisti”, totalmente equipaggiate con ossigeno, vanno su molti ottomila. E questo va evitato. Noi, come Commissione Spedizioni, abbiamo sempre considerato l’Everest come una specie di Disneyland senza dar peso a tutti quei presunti record di velocità, non velocità, salite strane e così via. Ma oggi le spedizioni commerciali iniziano ad allungare le mani su K2, Gasherbrum II, Broad Peak, montagne che nessuno prima si sognava di tentare con l’ossigeno o senza esperienza. Ed è un bruttissimo esempio. Quattro anni fa in Pakistan era impossibile trovare bombole d’ossigeno. Oggi ci sono i carghi che arrivano dalla Russia. Noi, come Uiaa, abbiamo il dovere di indicare a tutti che non sono questi gli esempi da seguire per l’alpinismo. E valorizzare invece le spedizioni che fanno qualcosa di nuovo, in stile pulito.
 
Gli alpinisti sanno che l’Uiaa lo considera l’ossigeno un doping?
Sì, ma non gliene frega niente. E’ triste dirlo, ma posso assicurare che di tutti quelli che dicono di aver salito gli ottomila, molti barano, può darsi che non siano nemmeno saliti sulla cima vera delle montagne. Imbrogliano anche molti di quelli che dichiarano di averlo fatto senza ossigeno. Ascoltando le chiacchiere al campo base scopri che gente inimmaginabile è stata vista dagli sherpa (di cui poi hanno pagato il silenzio) succhiare ossigeno come disperata. Il fatto è che la voglia della cima vince sugli aspetti morali e queste attività sono purtroppo difficilmente controllabili.
 
Come considerate l’idea di portare la fiaccola olimpica in cima all’Everest nel 2008?
Che non ha molto a che fare con lo sport quanto con la comunicazione. Ci si potrebbe perfino chiedere cosa c’entra la fiaccola olimpica sull’Everest, visto che l’alpinismo non è sport olimpico. Ma capisco che ogni paese metta in campo quanti più sforzi mediatici è in grado di organizzare per far parlare dell’evento. La decisione, però, è ormai presa. Allora sarebbe certamente bello che tutto avvenisse senza l’uso di ossigeno, con il minimo spreco di materiale, proprio come vorrebbe il nostro codice. Ma credo che non sarà possibile perché sarà un evento in diretta, la gente sarà sulla montagna per lavorare e a ottomila metri, lavorare senza ossigeno è difficile.
 
L’Uiaa farà qualcosa?
Pochi giorni fa ho chiesto formalmente in Consiglio che il Presidente dell’Uiaa chieda ai cinesi che almeno gli alpinisti con la fiaccola salgano senza ossigeno, chi lavora – si sa – lo usa. L’Uiaa può fare una raccomandazione alla China mountaineering association (membro dell’Uiaa) per chiedere il rispetto del codice etico, ma non avendo rapporti diretti con autorità governative, il suo potere è limitato. Starà a loro, poi, andare dal governo a fare richiesta, ma non credo che otterrebbe molto.
 
Perché?
Sembra che non vogliano nessuno intorno. Basti pensare che già quest’anno le autorità hanno aumentato i costi dei permessi di salita del 50 per cento per scoraggiare le spedizioni sull’Everest e avere meno alpinisti possibile tra i piedi in primavera quando faranno le prove per la fiaccola. Ho chiesto ma se se per le prove arriviamo a certi livelli cosa vuoi dire, che nel 2008 l’Everest sarà chiuso? Due giorni fa i cinesi mi hanno risposto escludendo la chiusura per il 2008, ma aumenteranno i costi per ridurre il numero di alpinisti. Questo però, alle spedizioni commerciali, importa poco
 
Nemmeno il Comitato Olimpico Internazionale potrebbe far qualcosa?
Il Cio ha potere di vita o di morte sulle associazioni membre e può cacciar fuori in qualsiasi momento i dissidenti, che perderebbero la possibilità di fare le olimpiadi e di ricevere i copiosi contributi. Il Cio, tra l’altro, ha dato la propria adesione e sull’Everest verrà portata la bandiera del Comitato Olimpico.
 
L’Uiaa che rapporti ha con il Cio?
Era entrata sotto le grazie del Cio nel 1995, fa con l’obiettivo di far diventare sport olimpici lo scialpinismo e l’arrampicata sportiva (che però lo scorso autunno è uscita dall’Uiaa e sta formalizzandosi in una federazione a sé stante, che chiederà di essere riconosciuta e accolta dal Cio e quindi inserita nei giochi olimpici). Se il Cai, membro dell’Uiaa, si occupasse di attività sportive – ma vent’anni fa decise ufficialmente di non farlo -, forse ci sarebbe una speranza di arrivare al Cio tramite il Coni, ma per ora è un’ipotesi molto lontana. E quindi noi continueremo a limitarci a distribuire "gocce di saggezza"…
 
 Sara Sottocornola

 

 

 

 

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