Alpinismo

Ossigeno vietato dal codice antidoping

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ROMA — “Dal 1 gennaio 2007 l’utilizzo dell’ossigeno nelle scalate sportive costituisce doping. E’ esplicitamente vietato, ovunque nel mondo, per effetto della lista delle interdizioni 2007 del Codice Mondiale dell’Antidoping, che vieta qualsiasi forma di doping del sangue con specifico riferimento all’ossigeno”. Ecco le ragioni legali avanzate dall’avvocato Roberto Emanuele De Felice, che sulla questione ha pochi dubbi.

Avvocato De Felice, in che modo il Codice Mondiale dell’Antidoping influisce sull’alpinismo?
Il Codice è stato espressamente accettato, sottoscritto e recepito nel 2004 da tutti e 203 i comitati olimpici nazionali, dai governi e, nello specifico dell’alpinismo, dall’Uiaa (Unione internazionale delle associazioni d’alpinismo. In particolare, il codice deve essere applicato nel nostro ordinamento interno, anche dal Club Alpino Italiano, per un serie di convezioni e norme di cui la Legge Antidoping del 2004 è solo l’ultima in ordine cronologico.
 
E in che modo vieta l’ossigeno?
Il Codice Mondiale dell’Antidoping si basa su una lista di sostanze e pratiche mediche proibite che viene di continuo aggiornata. L’articolo M1 della lista delle interdizioni entrata in vigore dal 1 gennaio 2007 vieta espressamente ogni tipo di doping del sangue con specifico riferimento al miglioramento artificiale del consumo, del trasporto e della liberazione dell’ossigeno.
 
Quindi nessun alpinista potrebbe usare l’ossigeno durante una scalata?
Il divieto dell’uso di ossigeno è ovviamente applicabile (e perseguibile perfino penalmente) solo per le scalate di cui si voglia ottenere riconoscimento dalle competenti autorità sportive o governative. Ma legalmente potrebbe creare problemi anche nelle scalate amatoriali, per esempio alle guide alpine i cui clienti subiscano dei danni collegabili al suo utilizzo.
 
Cioè la guida alpina potrebbe essere perseguita dalla legge?
Avrebbe la responsabilità civile per avere consentito l’uso di un metodo sportivamente vietato, se prima non ha acquisito il "consenso informato" dello scalatore accompagnato ed una sua idonea malleva. Comunque, sotto il profilo etico, mi sia consentito di ricordare un antico e saggio insegnamento della mitologia greca.
 
Quale?
L’uomo ha sempre cercato di superarsi e di affrancarsi dai vincoli terrestri grazie alla sua semplice forza muscolare, per realizzare delle imprese o per raggiungere dei sogni inaccessibili. Il mito di Icaro è il simbolo della aspirazione dell’uomo ad innalzarsi come un uccello nell’aria ed a poter volare senza soffrire del proprio peso. Ma esso rappresenta anche un avvertimento contro l’orgoglio umano: volendo andare sempre più in alto e volendo avvicinarsi troppo al sole, Icaro finì per bruciarsi le ali e cadde nel mare per ivi annegare (cfr. Dopage, C.I.O., 1999).
 
Roberto Emanuele De Felice, Stella d’Oro e d’Argento al merito sportivo e atleta Azzurro di Pentathlon Moderno e di Vela d’Altura, è stato Vice Presidente del Comitato Nazionale Fair Play delegato agli affari internazionali del C.N.F.P ed è attualmente Presidente del Collegio dei Probiviri della Associazione Nazionale Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia.
Sara Sottocornola
 
 
 

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