Ossigeno e doping: l’opinione dei lettori
BERGAMO — Altro che opinione pubblica inconsapevole. Sulla questione dell’ossigeno durante le scalate in alta quota, vi siete scatenati con osservazioni lucide e pungenti. Ecco i primi commenti dei lettori di Montagna.tv, che già questa notte hanno iniziato a piovere in redazione. Continuate a scriverci…
ciao a tutti. Non credo che il problema sia ossigeno si o no, ma credo che il problema sia più a fondo. Mi spiego: ci ricordiamo delle vecchie discussioni sul stile Alpino o stile Himalayano? Mi sembra la stessa cosa più o meno. Una cosa assolutamente che andrebbe vietata sono le spedizioni commerciali (dove il concetto è portare su più gente possibile fregandosene di tutto), che non hanno rispetto di niente e nessuno compresi altri esseri umani che sono in difficotà.
(Sono anchio un frequentatore della montagna)
Luigi
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Buongiorno, forse in ritardo ma vorrei aggiungere due parole su questo tema. Oggi se un atleta dichiara di avere un problema (tipo asma per esempio) può sotto il controllo medico assumere le medicine specifiche e continuare la propria attività. Altrimenti si tratta di doping. Prendiamo, ad esempio, la salita di Confortola sull’Everest del 2004. Nel recente libro di Confortola questi afferma che nelle ore precedenti alla scalata è stato male e ha assunto dei farmaci che gli hanno creato ulteriori problemi. Dichiara tranquillamente che “senza l’ossigeno” non ce l’avrebbe mai fatta e che quindi per la salita finale ha utilizzato l’ossigeno. Non si trattava della prima volta in assoluto su quella via, non c’era più nulla di “straordinario” in quella salita visto che era stata già percorsa diverse volte e lo stesso Confortola ha già dichiarato che non la considera alla pari delle altre salite agli 8000 che ha fatto. Non ha raccontato il falso o almeno è così fino a prova contraria, era alla sua prima spedizione, era lì ad un passo, aveva fatto molti sacrifici, può essere di esperienza per le prossime spedizioni, non ha ingannato nessuno, non era facile rinunciare. Invece di considerarla un’impresa di seria “A”, la si dovrebbe considerare solo un impresa di serie “B”. Salite con ossigeno per motivi di salute: nel palmares di un alpinista professionista ci può stare anche perché alla fine non si vince nulla. Un discorso invece generale. Quando si discute di etica, argomento che dovrebbe essere centrale non solo per gli alpinisti, si dovrebbe stabilire un’etica comune, condivisa da una comunità a cui si appartiene. Non credo si possa accettare l’etica di uno solo o di una comunità ristretta, quella è una forma che puoi applicare ai singoli. Mi spiego meglio ed estremizzo molto il concetto: io sono il miglior alpinista di tutti i tempi parto e vado sul K2 “nudo” riesco nell’impresa e quando torno dichiaro che o si sale “nudi” oppure non è eticamente corretto, perché c’è artificialità nell’abbigliamento, doping…Ma questa è l’etica di chi è salito “nudo”, non è detto che la comunità a cui appartiene la consideri l’unica corretta o applicabile. Ed è anche indubbio che l’etica è soggetta ai cambiamenti che la conoscenza comporta. Per primo e non per ultimo, mi piacerebbe che la parte sportiva di un impresa alpinistica sia considerata molto relativamente.
Con molta stima.
Gallotti Gustavo
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Buongiorno scrivo dalla provincia di Bergamo, sono laureato in scienze motorie, alpinista in quota in erba. Volevo senza dubbio confermare come la scalata in ipossia cronica con uso di ossigeno supplementare sia doping dal punto di vista fisiologico. Offre ovvi vantaggi sia durante la permanenza in quota che durante la progressione di scalata. Problema anche etico però perchè l’uso di ossigeno supplementare innalza i limiti personali i quali senza l’ossigeno sarebbero decisamente minori…e questo non fa parte della legge dello sport. Cioè il più forte vince e gli atri arrivano o dopo o devono scegliere mete più accessibili a loro. E come se faccio in 12 secondi i 100 metri ma per quanto mi alleni non riuscirò mai a fare il record del mondo. Nell’alpinismo in alta quota con uso di ossigeno supplementare posso fare il record del mondo senza essere un campione. Non solo ma utilizzzando ossigeno supplementare sulla cima più alta del mondo è come se questa vetta si abbassasse.
Cordiali saluti
Vezzosi Marco
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Può essere interpretato come un doping se chi lo usa poi dichiara di non averlo usato, ma usarlo per poter raggiungere il proprio obiettivo preservando poi la propria sicurezza e quella degli altri (compagni e non) credo che sia corretto. Poi non ci sono per fortuna delle regole tipo "gara" per andare in montagna a parte quelle naturali di preservare la propria salute e quella degli altri con cui si può avere a che fare per vari motivi e occasioni. Mi sembra che porre la questione sia come voler verificare se c’è una volontà di creare delle regole e da parte di chi. Creare quindi dei limiti e delle forzature credo sia negativo sia per lo sviluppo di una libertà responsabile e sia per la crescita sociale. Libertà credo sia principalmente determinata dalla capacità di agire liberamente nel rispetto del prossimo e della natura. Siamo in generale (non solo nell’ambiente alpinistico) "lontanucci" da questo, ma imporre delle regole nel tempo libero non credo sia valido e sano. Offrire e distribuire invece la cultura e l’esperienza dell’andare in montagna credo sia un buon mezzo per prevenire gli incidenti, gli interventi di soccorso e dare a tutti la possibilità di godere della montagna a tutti i livelli dal trekking più semplice alla salita più rischiosa.
Guido Pagani
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Non credo che l’ossigeno sia doping ne tantomeno che sia giusto vietarlo. Solo credo sia ora di fare chiarezza sui risultati delle scalate. Chi è salito a determinate quote con l’ossigeno dev’essere consapevole che la sua prestazione è di gran lunga inferiore a quella di chi l’ha vissuta senza ossigeno, semplice no?? Vietarlo non sarebbe giusto perché le ascensioni non devono rendere conto ad un comitato che giudica la imprese sportive e non c’è nemmeno in corso una competizione (se non simbolica) tra gli alpinisti.
Alessio 1979 – Rovetta
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Una volta tanto sono del tutto d’accordo con Agostino.
Carlo Alberto Pinelli
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No, se è utilizzato in caso di necessità.
Corrado
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A mio parere stabilire se l’ossigeno ad alta quota è doping o meno, non è rilevante. Ci sono questioni più sostanziali, ossia di come si pone l’individuo nella pratica dello sport e nella sfida con l’avventura.
L’utilizzo dell’ossigeno in alta montagna è certamente una questione di etica, quella personale e non quella eventualmente stabilita da regole. Penso che i punti importanti siano tre:
– avere un etica ben chiara;
– essere coerenti con essa;
– se si è personaggi noti, dichiararla senza falsità.
Come si legge dai vari interventi su montagna.tv, anche persone ben conosciute del mondo dell’alpinismo hanno serie difficoltà con questi tre punti. Con almeno un’eccezione, che mi sento in dovere di segnalare: quella di Messner, che da un pezzo non ha più bisogno di dimostrare nulla.
Vorrei ricordare che, secondo buon senso e senza filosofie, chi sceglie di non utilizzare l’ossigeno per la progressione, dovrebbe però poter contare su una scorta almeno per le emergenze. Come per il Diamox. Fermo restando che la medicina migliore è sempre quella di scendere di quota e che prevenire è meglio che curare (ossia prepariamo
ci bene prima delle spedizioni, in tutti i dettagli).
Filippo Gamba
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Ho 57 anni e sono salito nel marzo scorso ai 5380 metri (Gokyo Ri,peak) un piccolo "cucuzzolo" rispetto ai colossi himalayani, e credo in virtù della mia esperienza triennale che coloro che si avventurano a quote ben più significative debbano sopportare una fatica mostruosa. Sull’ossigeno, sono d’accordo, se ce l’hai è tutta un’altra cosa. Io ad esempio la notte prima della salita al Gokyo Ri ( pernottamentoa 4780 metri) non ho chiuso occhio neanche un minuto, causa problemi di acclimatamento (però valore ossigeno nel sangue 89, uno dei migliori dei trekker del momento). E’ chiaro che se avessi potuto dormire con l’ossigeno, la salita del giorno successivo, forse sarebbe stata tutt’altra cosa. Ed invece ho iniziato la salita distrutto dalla fatica e con 50 pulsazioni al minuto. Mi è andata di lusso….
Saluti a tutti e buone camminate.
Jean
L’ossigeno é dopping, e come tale andrebbe VIETATO sempre ed indistintamente per qualsiasi salita. L’Everest e 8848 mt oppure è falsamente “abbassato” alla quota che respirano con la maschera. Bandirlo, vietarlo per legge e come etica morale, bisogna raggiungere ciò che si è davvero capaci di fare con le proprie forze e capacità. Per me è chiaro.
Laura Stumm
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Secondo me sì , è doping, perchè hai dovuto usare un’ aiuto per porter compiere la tua impresa. Io farei una sola classifica degli alpinisti che sono arrivati in cima senza ossigeno, perchè altrimenti anche negli altri sport, si dovrebbe fare la graduatoria dei vari record ottenuti con il doping.
Franco
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Condivido pienamente tutto quello che Asserisce Agostino Da polenza ed inoltre chi si dopa con l’ossigeno dovrebbe riportarsi a casa le bombole usate.
Carlo Soccolini
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No, ma un’ascensione senza ossigeno ha ben altro valore.
Saluti
Renato
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Si dovrebbero fare molte classifiche per le salite all’ Everest, esempio: per chi è arrivato in cima con gli scarponi e giacche a vento di una volta rispetto a chi arriva cpon i materiali di adesso.
Maurizio
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E’ doping se si sta facendo una competizione; alpinismo sportivo? Per me è una contraddizione di termini, si dovrebbe dire: gara di scalata, come si fa nel ciclismo nelle cronometro in salita, con le dovute regole e con i controlli di antidoping.
Poi come doping è da considerare anche chi dice di aver scalato senza ossigeno ma ha usato altri prodotti facilitanti la scalata in altitudine.
Maurizio Spinello, scalatore in gioventù
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Considero l’alpinismo una sorta di stile di vita. Nessuna regola è imposta, ogni alpinista dovrebbe scalate per se stesso, non per gareggiare con altri. Detto questo riconosco che una cima raggiunta con l’ausilio dell’ossigeno ha una valenza diversa che averlo raggiunto senza farne uso. La sfida e il confronto è con se stessi, chi bara, dicendo di non farne uso e poi in realtà lo usa, mente a se stesso, prima ancora che al mondo. L’ossigeno utilizzato come emergenza o pericolo di vita trova in molti una approvazione, altri, i puristi si rifiutano proprio di considerarlo nelle "cose da portare". Punti di vista che non spostano l’attenzione, non lo considero DOPING, utilizzato in ambito alpinistico, proprio per la sostanza di fondo che non dovrebbe mai essere una gara. Un individuo gareggia con se stesso, mettendosi alla prova. Chi vuole far valere la sua salita per lo sponsor o per altri scopi al di fuori della pura sfida con se stessi, dovrebbe essere valutato per la prestazione con o senza ossigeno. Ci sono imprese portate "quasi" a termine e fallite senza l’utilizzo di ossigeno che sono di gran lunga più ardue di quelle che arrivano in cima respirando Ossigeno con la maschera. Non voglio giudicare, ognuno si confronta con la propria coscienza.
Bi
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Sono un modesto alpinista che però segue con grande ammirazione le imprese di colleghi più quotati. La tragedia toccata al compaesano ticinese Gianni Goltz, morto dopo aver conquistato la vetta dell’Everest senza ossigeno, mi ha fatto molto riflettere sul vero senso di una simile sfida e sulla necessità di un tale sacrificio. Pur avendo tutto il rispetto per chi è riuscito a conquistare degli ottomila senza l’ausilio delle bombole, sono arrivato alla seguente conclusione: se l’uso dell’ossigeno per conquistare una vetta viene demonizzato e considerato come un’azione non etica, cosa ne è di tutto il resto dell’equipaggiamento tecnico indispensabile per riuscire oggi in una simile impresa? Perché si discute solo dell’ossigeno e non dei voli intercontinentali e di quelli per raggiungere Lukla, dell’alimentazione, dell’abbigliamento, dell’apparato organizzativo e del supporto che possono permettersi certe spedizioni e di tutti gli sherpa che, per pochi dollari, devono sfacchinare come bestie per permettere ad un alpinista di raggiungere la vetta senza bombole? È etico e puro tutto questo? Se si considera onestamente tutto ciò, penso proprio che tutta la discussione sull’uso o meno dell’ossigeno si riduce solo ad semplice dettaglio. Riconosco naturalmente che la prestazione fisica per raggiungere una vetta senza O2 è sicuramente maggiore. Non tutti però hanno il corpo che sopporta la quota o rispettivamente, non tutti sono disposti a correre un simile rischio. Non per questo però un 8’000 deve rimanere precluso per loro.
Tiziano
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Forse definirlo DOPING è un po’ esagerato….personalmente non lo userei mai, sarebbe un aiuto che, come già detto, annulla una delle difficoltà dell’alta montagna…ritengo sia un po’ paragonabile all’eterna diatriba sulle chiodature delle vie di arrampicata….secondo me è sbagliato "piegare" la montagna alle nostre mancanze fisiche o psichiche….se non ci passo significa che non fa per me….spazio a chi lo sa fare in modo pulito! L’ossigeno in montagna non danneggia niente quindi se qualcuno ritiene di doverlo utilizzare faccia pure, ma secondo me non si può permettere di dire che ha salito la cima!!
Dimitri
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Usare l’ossigeno è doping, perchè aumenta le prestazioni al di sopra di quello che potrebbe fare naturalmente il fisico umano.Usando l’ossigeno, poi, si annulla una delle difficoltà date dalle alte quote: la carenza di ossigeno stesso. Quindi si creano delle condizioni diverse dall’ambiente in cui ci si trova.
Daniele
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Premetto che ho fatto solo alcune arrampicate da secondo in falesia, quindi forse non ho una cognizione completa sul tema,
ma secondo me LA BOMBOLA SUGLI 8000 è COME LA CORDA DA SECONDO! Puoi anche farcela da solo e non usarla, ma averla cambia tutto. Chi arrampica lo sa bene, perciò distingue semplicemente, ma nettamente chi va da primo da chi va da secondo. Non bisogna scandalizzarsi, ne vietare nulla, ma distinguere. Per me la discussione si può chiudere qui.
Claudio Mazza
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Da amante delle montagne che pratica l’alpinismo anche se non di alta quita, credo che l’andare in montagna sia una cosa assolutamente libera. Credo però ci siano delle regole da rispettare, sopratutto quando si parla di imprese alpinistiche:
DOPING nello sport e’ quando una persona giovane, sana, al 100% delle sue condizioni psico-fisiche, senza nessuna necessita’ medica correlata al rischio di morire o di subire danni gravi e permanenti, per il solo scopo di alterare le proprie performance sportive al fine di lucro, successi agonistici, medaglie olimpiche, sponsorizzazioni, soldi, notorieta’ etc. assume sostanze che gli permettono di alterare una determinata prestazione sportiva a proprio vantaggio e a danno di altri atleti in diretta competizione con lui.
OSSIGENO AD ALTA QUOTA e’ quando una persona non necessariamente giovane, sicuramente non sana in quel momento particolare (perche’ ad alta quota tutti sono malati da un punto di vista squisitamente scientifico), ovvero in condizioni di fortissimo stress organico, metabolico, psicofisico, assume ossigeno non gia’ per passare dal 100% al 115% della propria performance, bensi ‘ per migliorare di poco una situazione nettamente al di sotto delle ipotetiche condizioni ottimali del livello del mare; questo sicuramente gli procura dei vantaggi che, per l’alpinista professionista, significano anche sponsorizzazioni e guadagni in caso di successo della salita, pero’ da un punto di vista medico si tratta semplicemente di terapia farmacologica per limitare danni neurologici, metabolici etc, potenzialmente lesivi fino addirittura alla morte, come e’ ben noto.
Se questa, ovviamente, non vuole essere una "giustificazione etica" per chi usa l’ ossigeno in alta quota, forse pero’ e’ doveroso sottolineare la differenza in termini, ripeto, strettamente medico-scientifici.
Porto avanti anche una piccola provocazione: visto che l’alpinismo non e’ uno sport nel senso comune della parola e non c’e’ quindi antidoping, chi ci assicura che non si fa uso di altre sostanze quali acetazolamide, desametazone, nifedipina, sildenafil o simili (gia’, proprio il Viagra che probabilmente diverra’ uno dei farmaci piu’ importanti alla luce dei recenti studi)? oltretutto la bombola e’ ben visibile e difficilmente uno di fronte all’ evidenza puo’ negare, mentre tutti gli altri farmaci possono essere assunti in segreto, discretamente nella propria tenda…
Per ribadire il concetto espresso prima: c’e’ una differenza, etica e scientifica, fra una molecola ( l’ossigeno) assunta anche per proteggersi da danni potenzialmente gravi e un farmaco assunto solo per migliorare delittuosamente la propria performance sportiva?
cordialmente e ringraziando per l’attenzione
Stefano
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Se è vero che superare gli 8000 con l’ossigeno è come raggiungere i 6000 senza, s’impone una considerazione: nel primo caso si deve parlare di alpinisti veri che, con i soli propri mezzi raggiungono certi straordinari risultati. Nel secondo caso si deve parlare di turisti d’alta quota! Puntualizzo che, non per questo, non si debbano considerare uomini veri. Che ottengono risultanti importanti, ma anche che rischiano molto.
Eee
Non ritengo si possa parlare di doping, non esageriamo, io sono per la montagna come ragione di vita, non come ricerca di morte. Meglio avere nello zaino una bomboletta, se poi la usi,nessuno dovrebbe dire "e però, troppo comodo abbassare la quota con l’ossigeno!". Già arrivare a certe quote è un merito, se poi cerchi di portare a casa un ottomila e la pelle, meglio. Quando leggo di queste imprese, di certi rientri al limite, di morti, tanti, troppi, di congelamenti eccetera, io mi domando: ma che modo è di vivere la montagna? Gente che si incontra ad altitudini proibitive, che non si riconosce, che non si soccorre per incapacità di farlo o per una questione di sopravvivenza propria. Ma dove colloco l’amore per la vita in mezzo al creato? Dove lo sport? La sfida? Forse ci sono valori che sono stati superati da altri valori meno importanti? … come la conquista di una vetta ad ogni costo….
Lorè
Dal momento che date l’opportunità a tutti di dire la loro io dico la mia; la dico, premetto, da "non addetto ai lavori" nel senso che non sono mai stato su un 8000 (ma su parecchi 4000 si!!) nè penso mai che ci andrò.
L’unica cosa che condivido di tutte le parole che sono state spese al riguardo, sicuramente troppe, è che se uno fa uso di ossigeno per una salita dovrebbe lealmente dichiararlo, sopratutto se è un professionista e di quello vive (ma a mio avviso sono prorio costoro che sono più a rischio "palle").
Ma mi fermo qui. Ognuno in montagna (come nella vita) fa quello che vuole nei limiti del rispetto verso gli altri (quindi non lasciare rifiuti e inquinare l’ambiente, per esempio). La montagna è uno spazio di libertà, uno dei pochi in questo mondo moderno, e tale deve rimanere! Ognuno agirà secondo propria coscienza. Invece nel vostro sito (tra l’altro molto bello!) vedo che tutti sono diventati dei "Messner", tutti "puristi" tutti "fenomeni" ad accodarsi all’opinione del più forte. Sembrano essere diventati tutti dei candidi agnellini che non hanno mai "peccato" di ossigeno. Sembra ormai che tale peccato sia diventato mortale. Ma non capiscono che così paragonano l’alpinismo ad una mera competizione sportiva, ad una gara che, come tutte le gare, necessita di regole ferree? Per fortuna l’alpinismo, almeno nella sua accezione originaria, non è uno sport. Allora istituiamo una disciplina: "l’alpinismo sportivo" con atleti, regole, classifiche, buget, sponsor e lasciamo però fuori da questa nicchia tutti gli altri che vanno per monti come gli pare e piace.
"La montagna è di tutti" diceva una guida alpina di noto carisma". Ritengo infine che, come tutti i problemi dell’alpinismo, questa bellissima arte dell’inutile – ad esempio le prese scavate, gli spit o la corda nell’arrampicata – non sia di vitale importanza, anzi abbastanza futile e, come diceva qualche altro commentatore "normale" sarebbe auspicabile parlare di tematiche più serie come la guerra nepalese e via dicendo. Ricordando che un vero uomo, una grande persona non la si giudica certo dall’ossigeno.
Roberto
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Si parla di incidenti e dei morti sulle vette Himalayane… ma guardiamoci bene intorno: della massa che arranca sulle vette degli 8000 quanti son davvero alpinisti e che vanno con lo spirito che abbiamo noi scalatori puri?
C’è gente che si iscrive a spedizioni per l’Everest che nella vita non ha mai salito una cascata di ghiaccio, mai messo sci e pelli di foca, mai indossato un imbrago da arrampicata, mai messo ramponi e usato una picozza. Li vedi ai campi base dove gli vengono impartite lezioni a tempo zero di come usare uno Jumar come fare un nodo: è qui che la cosa non va più bene.
Questi signori salgono le vette di 8000 metri con gli sherpa che gli mettono ogni tot bombole ad ossigeno. E questi "fighetti della montagna", se gli va bene fanno la cima e vorrebbero scrivere poi la storia? Non discuto se è doping o meno, ma penso che così si perde tutto quello che è il vivere e capire la montagna.
Ed è anche per questo motivo – fin che ci saran spedizioni commerciali dove ognuno che ha tot dollari da poter spendere vi può partecipare…ossigeno compreso nel prezzo – che avremmo sempre piu inesperti che muoiono su queste cime, pensando di scalare un 8000 con l’ossigeno e senza riuscire a capire cosa c’è davvero dietro un 8000. Preparazione, fatica, esperienza, meteo e tante altre cose che devono andare bene allo stesso tempo. Penso sia meglio fare qualcos’altro che rischiare in modo cosi stupido e banale. Perchè non è l’ ossigeno che ti porta in quota!
Christian
A quando un po’ di chiarezza anche sull’utilizzo indiscriminato del Diamox (Acetazolamide) e del Decadron (Desametasone) come profilassi al mal di montagna (più o meno grave) anche da parte di chi non ha una provata suscettibilità ad esso, ma solo per accelerare l’acclimatazione ?
Presidente Società Italiana di Medicina di Montagna
Tutti i discorsi di chi ne giustifica l’uso per un motivo o per l’altro non li capisco, chi va per montagne dovrebbe essere paladino della purezza e della bellezza della natura. Così come è. Stop. Questo non toglie che sia comunque dura andare sull’Everset anche con l’ossigeno. Tanto di cappello a chi ci riesce. Ma anche i ciclisti dopati fanno una fatica tremenda, però restano dopati!
Penso che sia chiaro a tutti che quello economico sia l’unico motivo per cui non potranno mai imporre "niente ossigeno" … ahimée quei soldi non vanno nelle tasca delle popolazioni locali ma soltanto ad arricchire quelle ( già stracolme ? ) di qualche occidentale.
Massimo Acerbis
Simone Graffer
Ciao,
Pietro da Ballabio (Lecco)
Premesso che sono assolutamente d’accordo con le opinioni espresse da tutti, visto che sono tutte più o meno concordanti, mi piacerebbe sentire i sostenitori dell’ossigeno, possibile che Voi di Montagna TV non abbiate trovato nessuno, se cosi fosse il problema non dovrebbe esitere vosto l’assoluta concordanza delle varie opinioni.
Ciao a tutti
Dalmazio
Ho costantemene seguito in questi giorni il Vostro sito web per avere maggiori informazioni sulla spedizione della quale faceva parte un carissimo amico: Pierangelo Maurizio. Ho avuto l’onore e la fortuna di lavorare insieme a lui tanti anni in un’attivtà particolare come l’elisoccorso e ne ho potuto ammirare prima di tutto le qualità professionali che unite a quelle umane facevano di lui un uomo speciale. Non voglio entrare nel merito se l’uso dell’ossigeno in alta quota sia o meno lecito ma credo che il dibattito sia stato posto all’attenzione dei lettori in un momento dove, forse, il rispetto ed il silenzio avrebbero avuto maggior titolo. Da sempre alpinisti salgono le vette chi con e chi senza ossigeno. E non è stato sicuramente l’ossigeno, che dalle informazioni che abbiamo Pierangelo stava usando, la causa di quanto è avvenuto. Ho letto in questi giorni articoli, pubblicati sui quotidiani locali, di alpinisti che hanno dato sfoggio delle migliori tecniche per salire importanti montagne. Il punto non è questo. La spedizione Spirito Libero formata da alpinisti motivati e professionisti ha subito una perdita importantissima.Pierangelo non si trova e questo deve far riflettere. Ci sarà tempo più avanti per i dibattiti e le polemiche. Ora, credo, sia tempo del rispetto per una persona, un professionista della montagna, che ha fatto dell’amore per i monti la propria ragione di vita. Il rispetto per la sua famiglia che sta vivendo ore di angoscia per questo grande e inaspettato dolore. Il rispetto per i suoi amici che sono stati lontani, volutamente , dalle polemiche e che si aspettavano proprio dalle testate on line di veder valorizzato il tentativo di Pierangelo invece di sterili polemiche per avere più audience. Ci possono essere grandi alpinisti che riescono a salire senza ossigeno ma prima bisogna essere grandi uomini. Pierangelo lo era!
Com.te Stefano Benassi
Elisoccorso Bergamo
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Analizziamo la situazione partendo dal significato del termine doping: «Termine(equivalente all’italiano drogatura o drogaggio) adoperato soprattutto nel linguaggio sportivo per indicare l’uso o la somministrazione illegale di droghe o psicofarmaci ad atleti o animali durante l’allenamento o subito prima della gara, per esaltarne le prestazioni agonistiche». Nella definizione la frase che più colpisce è "l’uso o la somministrazione illegale di droghe o psicofarmaci" secondo il mio parere l’ossigeno non è una droga e tantomeno un psicofarmaco quindi l’utilizzo dell’ossigeno non può essere considerato doping. Capisco l’accanimento degli "addetti ai lavori" contro questo mezzo perchè ultimamente le loro imprese vengono sminuite da imprese di valore molto minore sia dal punto di vista agonistico che alpinistico, però bisogna considerare che l’ossigeno è un mezzo di sopravvivenza e se dovesse essere vietato bisognerebbe vietare anche la corda, la picozza, i ramponi e le giacca a vento perchè sono tutti attrezzi che facilitano la scalato o danno sicurezza. Quello che secondo me bisogna fare è dare molta più importanza alle imprese dei veri alpinisti e non a un pinco pallino che decide di essere il primo a bersi una bottiglia di vino in cima all’Everest (spero che nessuno rubi la mia idea…). Il problema alla base è la nostra società che accetta con più facilità le notizie banali e senza senso facendo passare in secondo piano le vere notizie e visto che i giornalisti devono vivere, vendono le notizie che la società richiede. Io spero che gli alpinisti continuino a fare le loro imprese perchè ci sono persone che gli danno il peso che meritano.
Marco Costella
Mi dispiace per voi ma sono in totale disaccordo su quanto affermate voi e tutti gli altri alpinisti
adesso ci sarà una bella battaglia fra i pro e i contro l’ossigeno in quota secondo me non c’è bisogno di tutto questa polemica se uno vuole andare con l’ossigeno vada pure
uno vuole andarci senza sono cavoli suoi se poi ci rimane "secco" scusate ma ….
quando leggo che l’ossigeno è paragonato al doping penso solo una cosa ma il caldo di questi giorni vi ha dato alla testa?
distinti saluti da
Meteopedro
Secondo me ,un vero alpinista deve salire senza ossigeno….E’ una questione etica… Chi non riesce a salire senza ossigeno torna giù
Innanzi tutto un grande saluto a tutti.
Il mio parere sull’uso dell’ossigeno in alta quota è pressochè sulla linea di Kammerlander (dopo aver letto sul Vostro sito le sue opinioni a riguardo) e quindi totalmente contrario. Premesso che non sono un alpinista da 8000 ma solo un grande appassionato di montagna, di trekking e di vari sport di fatica come ciclismo e podismo, ritengo che un alpinista come pure un corridore debbano fermarsi un attimo prima del proprio limite fisico. Oltrepassare quel limite con l’inganno dell’ossigeno nel caso degli alpinisti ha dal punto di mio punto di vista due aspetti negativi: 1) Non c’è la soddisfazione di avercela fatta esclusivamente con le proprie forze; 2) La situazione che si verrebbe a creare sarebbe potenzialmente pericolosa se qualcosa dovesse andare storto (la mancanza improvvisa di ossigeno potrebbe essere molto pericolosa). Sò che avere l’opportuntà di salire un 8000 per un alpinista è immensamente grande, ma personalmente preferirei salire un 6000 senza ossigeno piuttosto che una vetta più alta con l’aiuto esterno. E’ il proprio fisico che ci rende grandi e non sicuramente una bombola ed una maschera.
Marco Toppan, Treviso
Non credo si possa definire doping, ma non è da alpinisti.
Matzuli
Ciao, sono un ragazzo di Bergamo di 19 anni, fan sfegatato di Mario Merelli e malato di montagna da circa 5 anni.Il mio sogno è scalare un’ottomila, anche con l’ossigeno…non mi vergogno a dirlo, visto che non lo ritengo doping. Una spedizione all’altro capo del mondo costa decine di migliaia di euro, e per chi non ha sponsor che sganciano la grana, la situazione è complicata, chi vuole spendere sapendo di non aver possibilità di successo?
Quando si spendono cifre assurde per raggiungere un sogno, QUASI tutte le regole non valgono…(quasi perchè la vita degli altri vale molto di più di una cima). Invidio atleti come Mario, Nives, Simone, Silvio….che salgono i colossi dell’Himalaya con le loro forze, ma sanno già, che in caso di insuccesso, l’anno dopo o quello dopo ancora (con fondi propri ma soprattutto degli sponsor), potranno nuovamente provare a raggiungere la cima. Ma per NOI altri, alpinisti del week end, semplici operai, impiegati ecc.. questa possibilità non c’è… Concludendo, ribadisco che non ritengo giusto vietare la salita a chi usa l’ossigeno perchè è un diritto di tutti poter provar a raggiungere un sogno. Per la discussione delle classifiche, chissenefrega di essere il 2000esimo con l’ossigeno o il 45esimo senza..basta arrivare in cima…e non lasciare in giro immondizia per tutta la montagna. Scusate il discorso "eretico" ma IO la penso così… p.s. non pensiate che sia disposto a tutto x raggiungere il mio sogno da 8000 metri…odio anche io chi si fa TRASCINARE in cima dagli sherpa, o li usa come yak d’alta quota…p.p.s. se volete risp o dire la vostra avete il mio indirizzo…
Ciao Ciao e…FORZA MARIO
Dr. Andrea Romagnoli
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Antonella Giacomini
Forse il problema è nato, secondo me, per due ragioni: la prima, più "sportiva", è che in alpinismo non esistono classifiche ufficiali. Nel senso che non c’è una federazione, un campionato, sponsor che pagano ecc…. Le classifiche che si sono fatte e si fanno sono molto effimere. E’ solo una questione di "gloria" personale relazionata al mondo alpinistico e null’altro.
La seconda è che si è cominciato, giustamente, con l’ossigeno e poi piano piano qualcuno ha provato a farne a meno, ma è stata una questione di "alzare il grado". Faccio un esempio che nasce al contrario, ma mi sembra paragonabile: uno sale una via di 7a "clean" proteggendosi per tutta la via, soste comprese. Il giorno dopo arrivo io e salgo la via dopo averla spittata. A parte il discorso etico, non è la stessa prestazione neppure dal punto di vista fisico- sportivo-mentale.
Ok, si salga l’Everest con l’ossigeno, ma non si paragonino le due cose. Con l’ossigeno è come se io, bresciano, salgo monte Guglielmo dieci volte e non l’Everest! E non è certo la stessa cosa! Ciao
Stefano da Brescia
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Travel around
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Quanto alla fiaccola olimpica, penso che la credibilità degli sport agonistici sia un po’ calata ultimamente, ma non è giusto che ora anche l’attività alpinistica subisca la stessa sorte per questa schifosa storia dell’ossigeno! E poi con che faccia i cinesi ci vengono a parlare di pace in Tibet? Con la stessa con cui gli americani portano la democrazia a suon di bombe.
Io ho 27 anni e spero che i giovani conoscano per poter sempre individuare l’inganno, impresa assai ardua. PS. Complimenti a tutti voi di Montagna.tv!
Diego Favareto
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Nel passato l’ossigeno era fondamentale visti i materiali. Ma sempre nel passato il raggiungere una montagna era una impresa di conquista di un luogo mai toccato da nessuno e quindi non soggetto a regole perchè gesto unico. Oggi salire gli ottomila è un gesto sportivo e non un’impresa e quindi deve essere soggetto a regole di etica sportiva, appunto.
Oltre a queste riflessioni puramente filosofiche la sostanza della questione è che il divieto assoluto di uso dell’ossigeno è l’unico modo per preservare un luogo oltraggiato dalla cupidigia umana, intasato di spedizioni commerciali che per cifre astronomiche cercano di portare a tutti i costi chiunque in vetta, senza alcun rispetto per la natura e neanche per la vita altrui. Basta vedere le polemiche delle persone lasciate agonizzare sulla via e non soccorse da cordate che stanno salendo (e non scendendo) alla vetta. Invito a leggere "ombre sul ghiaccio" di Joe Simpson.
Saluti, Eugenio
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Ciao a tutti Roberto
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Ho solo 20 anni, da sempre sono stato appassionato di montagna, vivo a Primiero sotto le Pale di San Martino. Mi sono sempre chiesto perchè molti usassero l’ossigeno per scalare alcune montagne. Quando lo ho capito ho capito che in questi casi l’ossigeno è uguale al doping. Che differenza c’è tra un fondista o un ciclista o un corridore che si dopa per vincere una gara, per arrivare al traguardo (e questo è il suo "Everest" personale) e un alpinista che per raggiungere la cima usa ossigeno? Nessuna! Perchè in entrambi i casi i soggetti (corridore e alpinista) si fanno aiutare dall’esterno per ottenere una prestazione.
Sono pienamente daccordo con Da Polenza, Unterkircher, Kammerlander e tutti gli altri quando dicono che andrebbero cancellate le ascensioni fatte con l’ossigeno, o quantomeno andrebbe fatta una lista a parte, diversificata (e questo sarebbe come fare due classifiche al Giro d’Italia: una per i dopati e una per i "puliti"). Salire con l’ossigeno è un aiuto, e come tale è ritenuta pratica dopante dai regolamenti antidoping italiani e internazionali. E allora perchè il mondo alpinistico non rispetta questi regolament? Forse proprio perchè, come dice da Polenza, dire al bar che si è stati sul Everest fa sempre un certo effetto!!
In conclusione vorrei solo ribadire il fatto che chi sale l’Everest con l’ossigeno non ha realmente salito la cima più alta del mondo. E a chi usa l’ossigeno per aver un minor rischio di non tornare dico che se ne può stare a casa se non gli va di rischiare la vita, oppura può andare a fare tante altre cime più basse ma comunque molto interessanti e forse meno frequentate! La montagna va affrontata con le proprie forze, le sue forze sono infinitamente maggiori delle nostre, quindi la consapevolezza che non si potrebbe tornare ci deve essere sempre, ma non per questo deve essere ritenuto lecito e/o etico "doparsi" con dell’ossigeno supplementare. Se il nostro fisico non si adatta perchè non siamo allenati oppure per il semplice fatto che non siamo pronti per un’impresa in alta quota, ci dobbiamo rassegnare a scendere, e riprovarci quando saremo pronti.
Scandaloso poi il fatto che i cinesi vogliano salire con la fiaccola facendo "ampio uso" di bombole di ossigeno! La fiaccola olimpica è il simbolo della purezza dello sport, della lealtà, e in questi ultimi anni della lotta al doping. Questo significato non può essere snaturato da un gruppo di cinesi che vogliono a tutti i costi portarla sul tetto del mondo… dove è finito lo spirito olimpico, la famosa frase "l’importante è partecipare"?? De Coubertin si rivolterà nella tomba!
Concludo dicendo solo che anche io un giorno scalerò l’Everest…E SENZA OSSIGENO!
Nicola Giovanelli Amante della montagna!!
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Giuliano Mandolesi
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Il vero alpinista sta nell’anonimato e tiene le proprie imprese per sè. Se poi l’opinione pubblica lo reclama per la sua bravura, abbia almeno la consapevolezza di ringraziare le persone che gli sono state al fianco per arrivare all’obbiettivo che voleva. Queste persone sono proprio gli abitanti di quei posti dove i vari alpinisti sono ospiti. Non sarebbe male raccogliere dei fondi per aiutarli e ringraziarli dell’ospitalità.
Mi complimento comunque con quegli alpinisti che, con la loro notorietà e semplicità, hanno e stanno aiutando anche ora le varie popolazioni che li hanno ospitati. La montagna va rispettata e chi l’ha veramente nel cuore e nel sangue lo sa.
Fabio Giudici
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Con ciò non voglio dire che approvo l’uso dell’ossigeno. Tutt’altro. Come dice Simone Moro, considero "macchiate" la salite fatte con l’ossigeno, e apprezzo infinitamente di più alpinisti “puliti” come Nives Meroi o Silvio Mondinelli. E sono d’accordo con Da Polenza sul fatto che le salite con e senza ossigeno andrebbero nettamente separate, privilegiando ed esaltando, ovviamente, chi sale senza, e lasciando a chi sale con l’ossigeno solo la soddisfazione e gloria personale, senza ovazioni di stampa, e senza troppi complimenti (per quel poco di soddisfazione personale che può dare ad una persona salire su una montagna con ossigeno quando di fianco a te un altro alpinista sta salendo senza, e magari va pure più di te…).
Un fedelissimo di Montagna.tv
Luca
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Ma che dire allora di chi, anche senza ossigeno, arriva in cima agganciato alle corde fisse, piazzate magari, dai mitici, e ripeto mitici, sherpa?
Trovo la polemica innescata da Agostino di scarso interesse; mi aspetterei da un alpinista e grande conoscitore della montagna com’è, temi di discussione più in sintonia sull’ambiente himalayano, e sopratutto sui popoli che vivono in queste regioni. Propongo a Da Polenza una riflessione sul popolo tibetano, che sta scomparendo a causa dell’occupazione cinese, e della devastazione ambientale che il Tibet ha subito e tuttora sta subendo nell’indifferenza di tutti!
Ma forse, questo è un argomento tabù, sopratutto per i "conquistatori dell’inutile ", che rischierebbero di vedersi annullati i permessi alle scalate, e di tutti quelli (e sono tanti) che fanno "grandi affari" con il nuovo Gigante dell’economia mondiale.
Un saluto
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Certo magari tra un po’ si dirà: ma chi tra gli alpinisti quest’anno è arrivato in vetta senza mai fermarsi ai campi, e perchè c’è una bella differenza tra dormire e ripartire e stare svegli quasi due giorni. E via di questo passo (chi usa i campi intermedi è come il ciclista che si fa spingere dalle moto).
Io non mi considero un alpinista, ma un amante della montagna e non capisco queste uscite sulle presunta lealtà o slealtà di qualcuno o qualcosa (esempio Nicolini che ha detto che gli hanno rubato la sua idea di fare i 4000: ma mi faccia il piacere, poteva partire comunque, così facendo mi sembra che stia cercando solo la notorietà e non la montagna!)
Io preferisco gli alpinisti che parlano poco degli altri, ma che fanno e parlano del loro alpinismo, Sinceramente che con me arrivi in vetta un dopato o mi atterri un elicottero e faccia assieme a me le foto di vetta, non mi interesserebbe: la fatica che ho fatto, il piacere dell’escursione, la difficoltà che ho superato, io le ho provate. E questo è l’importante. Poi gli altri…
Ciao
Paolo Bellini, Bergamo
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Daniele
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Antonio Stella
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Alberto
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Emanuelleuk
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Emanuela Olcese