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Monte Disgrazia, motoslitte a 3000 metri sul ghiacciaio. Scoppia la polemica su internet

Tracce di motoslitte alla Sella di Pioda Predarossa Monte Disgrazia (Photo courtesy of Lodovico Mottarella)
Tracce di motoslitte alla Sella di Pioda, Predarossa, Monte Disgrazia (Photo courtesy of Lodovico Mottarella)

VALMASINO, Sondrio — Solchi evidenti nelle neve, ad oltre 3000 metri di quota della Sella di Pioda, Piani di Predarossa, sul versante sud del Monte Disgrazia. Stupiscono e fanno discutere le foto pubblicate lo scorso weekend su Social network e forum di montagna: da alcuni giorni ormai, molti appassionati della montagna invocano giustizia riguardo al tema, sempre caldo, dell’uso delle motoslitte e dei divieti previsti dalla legge ma a fatica rispettati. Abbiamo chiesto come mai alle autorità: scarsità di personale, di mezzi e soprattutto buchi legislativi sono alla base del problema.

La foto incriminate inquadrano la Sella di Pioda, posta a 3387 metri lungo la via normale al monte Disgrazia, che dal versante sud porta in cima ai 3.678 metri della montagna. Le tracce evidenziano come le motoslitte siano passate non solo fuori dalle strade, ma addirittura sul ghiacciaio, in un territorio che inoltre rientra in un’area Sic – Sito di interesse comunitario, e in una Zona di protezione speciale – Zps.

Per quanto riguarda il territorio di questo specifico episodio, la legge è chiara. Come indicato nel Piano di Governo del Territorio di Val Masino, che è il Comune di competenza, sulla base del Decreto 184 del 17 ottobre 2007 del Ministero dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare (che definisce i “Criteri minimi per la definizione di misure di conservazione relative alle ZSC e ZPS) e sulla base dei Decreti del Governo Regionale Dgr 8/7884 del 23 luglio 2008 e Dgr 8/9275 del 8 aprile 2009 della Regione Lombardia: “È vietato l’utilizzo di motoslitte e battipista al di fuori delle strade, fatti salvi l’utilizzo per ragioni di servizio nelle aree sciabili e in rapporto all’attività dei rifugi, limitatamente al trasporto dei clienti e all’approvvigionamento delle derrate alimentari e dei materiali d’uso corrente”.

In sostanza la legislatura che governa la questione – che si ripropone peraltro ciclicamente sull’Arco alpino, segno dell’urgenza di una risoluzione a livello nazionale – nella zona di Predarossa e del Disgrazia vieta il transito alle motoslitte fuori dalle strade. Il problema si sposta quindi sulla vigilanza, gestita in parte dalle Amministrazioni locali, in parte dagli Corpi dello Stato, dai Carabinieri alla Forestale.

“Sono stato informato dell’accaduto – ha spiegato il sindaco di Valmasino Ezio Palleni -, ma onestamente in 9 anni che sono qui è la prima volta che sento una cosa così. Naturalmente nessuno è stato autorizzato, l’Amministrazione condanna fermamente questi tipi di comportamenti che sono oltretutto rischiosi per chi li compie e per gli altri. C’è la strada fino alla Predarossa e poi dalla Predarossa in un attimo salgono su. Il territorio in Comune di Valmasino ha una delle più grandi estensioni della Provincia di Sondrio: l’organico comunale è insufficiente a vigilare e francamente non mi sarebbe mai venuto in mente di mandare la vigilanza a controllare la Pioda, perchè per me è una cosa che non esiste”.

Problemi a vigilare ma anche a intervenire. “Il codice della strada non considera la motoslitta neanche tra i veicoli atipici – ci ha spiegato infatti il dottor Andrea Turco, Comandante provinciale del Corpo Forestale dello Stato di Sondrio, la cui intervista integrale pubblichiamo negli approfondimenti -. Purtroppo non essendo veicoli intesi dal codice della strada non hanno obbligo né di patente specifica né di targa esposta. Per cui o li prendi sul fatto oppure è difficile contestargli qualsiasi infrazione, che sia salire sul ghiacciaio o altro danno o alterazione dell’ambiente. Il problema fondamentale prima di tutto è che è difficile preventivare il tragitto su cui troveremo le motoslitte, in secondo luogo bisogna chiarire che non tutte le nostre stazioni sono dotate di motoslitte”.

Non ne hanno per esempio, né la stazione di Ardenno, né quella di Morbegno, vale a dire quelle più vicine alla zona della Sella di Pioda, ai Piani di Predarossa. Mani legate insomma, verrebbe da dire. Eppure le proteste negli ultimi tempi sono aumentate, a fronte di una tipologia di turismo e di divertimento sconosciuta fino a qualche anno fa.

“Qui in provincia di Sondrio il problema sta diventando abbastanza “corposo” – ha spiegato il dottor Turco -: noi purtroppo non abbiamo i mezzi e le possibilità di rispondere alle proteste. Forse una possibilità da parte dei cittadini può essere quella di fare un’interpellanza alla Prefettura la quale la girerà al Ministero, che a sua volta potrebbe dare seguito e far apportare le dovute modifiche al codice della strada. Questa potrebbe essere una via”.

Leggi anche l’approfondimento: Motoslitte sul Disgrazia, la Forestale: con le targhe sarebbe diverso

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2 Commenti

    1. Non mi sembra che un episodio del genere possa portare a una tale grave conclusione!
      Intanto le leggi devono essere chiare, tema sulla quale l’Italia ha molto da migliorare. Anche perchè il federalismo ha spesso aumentato la “deregulation”, cioè ognuno fa come vuole.
      In questo caso particolare l’unico modo per beccare le motoslitte sarebbe stata una segnalazione tempestiva ai carabinieri e il sorvolo di un elicottero…

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