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Helambu e Langtang: 12 giorni sui sentieri dell'Himalaya

Helambu e Langtang: 12 giorni sui sentieri dell'Himalaya (Photo Andrea Pregel)
Helambu e Langtang: 12 giorni sui sentieri dell’Himalaya (Photo Andrea Pregel)

Nel luglio 2012 ho lasciato Torino e mi sono trasferito in Nepal, nel distretto di Lalitpur, a sud della capitale Kathmandu. Qui insegno in una scuola e lavoro in un centro per ragazzi con disabilità mentali, grazie a un progetto del Servizio Civile Italiano all’estero. Ogni giorno combatto con un traffico infernale, fiumi di immondizia, povertà diffusa, decine di ore di blackout, assenza di riscaldamento e carenza d’acqua. Eppure ogni giorno mi sveglio felice per l’esperienza che sto vivendo e che in ogni istante mi costringe a mettermi in gioco, a imparare qualcosa e a crescere e confrontarmi in questo strano paese.

Induismo e buddismo permeano la vita quotidiana dei nepalesi e la più importante festività hindu è il Dashain. Si celebra nel mese lunare nepalese di Ashwin (nella prima metà di ottobre), dura quindici giorni e celebra la vittoria della dea Durga sulle forze del male. Le scuole rimangono chiuse, Kathmandu si svuota e tantissima gente fa ritorno ai propri villaggi, dove si organizzano grandi feste, sacrifici agli dei, si balla e si canta.

Quale migliore occasione per riempire lo zaino e partire all’avventura?! C’è una parola che ho inseguito come un miraggio fin dalla più tenera età: Himalaya. Il sogno finalmente diventa realtà! Con dodici giorni a disposizione opto per un trekking nelle regioni himalayane dell’Helambu e del Parco Nazionale del Langtang.

Helambu e Langtang: 12 giorni sui sentieri dell'Himalaya (Photo Andrea Pregel)
Helambu e Langtang: 12 giorni sui sentieri dell’Himalaya (Photo Andrea Pregel)

La mia guida è Ram, un ragazzo nepalese di ventidue anni, sposato da due con una sua coetanea e con un figlio di un mese, Prajal. Appartiene alla casta Rai, ma sua moglie è di casta differente, quindi il loro è un matrimonio misto. Ram ha un fratello e una sorella che vivono in Nepal e mi racconta che un’altra sorella è stata trascinata in India quand’era piccola, per essere poi trovata da un poliziotto; ora sono sposati e vivono lì. Un altro suo fratello, invece, è stato ucciso nove anni fa durante la guerra civile tra maoisti e seguaci del re. Storie di ordinaria follia in un paese che ancora oggi fatica a trovare una reale stabilità.

L’itinerario del trekking prevede la partenza da Sundarijal (1.460 m), a nord di Kathmandu, e l’attraversamento della Shivapuri Watershed & Wildlife Reserve, una delle principali riserve d’acqua della città. La prima giornata termina a Chisopani, a quota 2.215 m, e il giorno successivo ci rimettiamo in marcia fino al Thodong Lama Lodge, nei pressi di  Golphu Bhanjyang. Quando, il terzo giorno, raggiungiamo Mangengoth abbiamo abbondantemente superato i 3.000 m di altitudine, ma è solo a Tharepati (3.690 m) che riusciamo a concederci un po’ di riposo. Il nostro percorso prosegue poi a est: scendiamo a 1.920 m e risaliamo faticosamente fino a Tarke Ghyang (2.590 m), il più grande centro abitato dell’Helambu. La quinta stupenda tappa è interamente dedicata ai 3.771 m dello Yangri Peak, mentre il giorno successivo facciamo ritorno verso ovest, dove riprendiamo il tracciato principale e raggiungiamo il villaggio di Ghopte. La settima giornata è una delle più impegnative sulla tabella di marcia: superiamo Phedi (3.731 m), valichiamo il passo di Laurebina (4.610 m) e ridiscendiamo verso i sacri laghi di Gosaikunda, a un’altitudine di 4.380. Le temperature precipitano radicalmente e la diminuzione d’ossigeno inizia a farsi sentire. Qui mi concedo una giornata di puro relax, per recuperare le forze e prepararmi mentalmente alla sfida del giorno seguente. Sveglia alle 6.30 e zaino in spalla: l’obiettivo è la vetta del Surya Peak. Il sentiero sparisce presto sotto i nostri piedi, ci ritroviamo a camminare su muschio e pietraie e fatichiamo a trovare solidi punti d’appoggio. Il fiato è corto, la percentuale di ossigeno nell’aria non supera il 52-53%. Procediamo con fatica ed ogni passo presenta qualche difficoltà, ma finalmente raggiungiamo la vetta, a quota 5.145 m! Mi sento stanco, ma incredibilmente felice e in pace con il mondo. La visuale spazia a 360°. Sul lato sud le nuvole coprono quasi interamente la vallata sottostante, mentre sul versante nord svettano imponenti le più alte cime himalayane: il Langtang Lirung (7.227 m), le vette innevate del Tibet, la catena del Ganesh Himāl, con quattro picchi oltre i settemila e quattordici sopra i seimila, fino al Manaslu (8.163 m) e all’Annapurna I (8.091 m), leggermente coperti dalle nuvole.

Helambu e Langtang: 12 giorni sui sentieri dell'Himalaya (Photo Andrea Pregel)
Helambu e Langtang: 12 giorni sui sentieri dell’Himalaya (Photo Andrea Pregel)

Il mio trekking è praticamente finito, le tappe restanti saranno una passeggiata e so che potrò rilassarmi e godermele al meglio: Shin Gompa, Syabru Besi e otto ore sul tetto di un bus, tra tornanti, crepacci e curve a gomito su strada sterrata, fino al rientro nel tranquillo caos quotidiano di Kathmandu.

È difficile racchiudere in poche righe le emozioni, gli aneddoti, le persone e i panorami di dodici giorni trascorsi su queste montagne. Come raccontare la maestria delle coltivazioni a terrazza, il fragore delle cicale, il profumo inebriante delle foreste di rododendri e conifere? E come descrivere i tanti villaggi incastonati nella roccia e nel tempo, con la vita che scorre lentamente nonostante povertà e intemperie? Come raffigurare gli occhi di un’anziana donna segnati dalla fatica, la pelle degli uomini bruciata dal sole, i sorrisi dei bambini, tenaci e spontanei? Quali parole scegliere, poi, per raccontare il lungo cammino dei portatori, esili ma instancabili, spesso mal vestiti e con carichi degni di un culturista? E ancora, come suggellare la bellezza di valli incantate, di superbi picchi innevati, di laghi cristallini racchiusi tra vette quasi inaccessibili?

Questo trekking mi ha permesso di osservare il Nepal con occhi diversi, annusando profumi inediti, incontrando nuove persone e regalandomi un’immersione completa nella fantastica natura delle montagne himalayane. Torno a casa cambiato, carico di entusiasmo, ricco di energia: è stata senz’alcun dubbio una delle esperienze più belle, profonde e appaganti che abbia mai fatto nel corso della mia vita.

Helambu e Langtang: 12 giorni sui sentieri dell'Himalaya (Photo Andrea Pregel)
Helambu e Langtang: 12 giorni sui sentieri dell’Himalaya (Photo Andrea Pregel)

Sono convinto che ognuno di noi abbia il proprio cammino. Nel trekking, come nella vita, iniziamo il nostro percorso seguendo una guida o persone fidate, per poi scoprire che la strada non è sempre agevole e che ogni giorno si incontrano difficoltà. Scegliamo un sentiero, ipotizziamo un tragitto e cerchiamo di seguirlo senza perderci e senza cadere; a volte, però, cambiamo rotta, per scelta o per necessità, aggirando gli ostacoli e inseguendo il richiamo dell’avventura. Ci prefiggiamo una meta, una vetta da raggiungere, ma talvolta siamo talmente concentrati sull’obiettivo finale che proseguiamo a testa bassa appesantiti dalla stanchezza e ci dimentichiamo di alzare lo sguardo per ammirare tutto ciò che ci circonda. Fino a quando, finalmente, non solleviamo il viso, apriamo gli occhi e ci rendiamo conto che forse ciò che conta davvero è il viaggio in sé, non la meta. Perché, in fondo, nel trekking come nella vita, non esiste una strada che porta alla felicità. La felicità è la strada.

 

Andrea Pregel

http://kathmandiario.blogspot.com

 

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