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Valanghe su una luna di Saturno: studiare lo spazio per capire la Terra

Iapetus, frana in un cratere (Photo courtesy NASA-JPL-Space Science Institute)
Iapetus, frana in un cratere (Photo courtesy NASA-JPL-Space Science Institute)

NEW YORK, Usa — Iapetus è una delle decine di lune che orbitano attorno a Saturno. E’ per tre quarti ricoperta di ghiaccio e detiene il record di valanghe all’interno del sistema solare dietro a Marte. Le montagne che sorgono attorno al suo equatore, infatti, raggiungono i 20 km di altezza e sono sede di enormi valanghe che degli scienziati americani stanno utilizzando per capire meglio la dinamica di frane e terremoti sulla Terra.

Lo studio, i cui primi risultati sono stati pubblicati in questi giorni sulla rivista Nature Geoscience, è condotto da William McKinnon, docente di scienze planetarie alla Washington University di St. Louis, e si basa sull’analisi delle immagini raccolte dalla sonda spaziale Cassini lanciata su Saturno nel 2004.

Il punto focale dello studio è il comportamento delle valanghe osservate su Iapetus, anomalo rispetto a quello che gli scienziati si aspettavano: dopo il crollo, aumentano la loro velocità come fossero un fluido, e arrivando ad una distanza enorme rispetto al punto di distacco. Come se nulla le frenasse. Anzi, qualcosa le accellerasse.

Normalmente, una frana si espande orizzontalmente non più di due volte rispetto all’altezza da cui è caduta. Ma su Iapetus capita che si espanda anche per 20-30 volte, come accade sulla Terra in fenomeni molto rari come le “sturzstrom” (ad esempio colate di lava o smottamenti di fango).

Perchè? Gli scienziati sono divisi. Alcuni pensano che possano esserci dei cuscini d’aria che riducono la frizione col terreno, altri suggeriscono un effetto lubrificante prodotto da fango, detriti o ghiaccio sciolto.

Su Iapetus sono state registrate valanghe anche di 80 km di ampiezza che nonostante le temperature intorno ai -180° sembrano rilasciare tanta energia da riscladare il ghiaccio alla base e lubrificare così il percorso della frana.

“E’ come assistere ad un esperimento planetario che non avremmo mai potuto ripetere in laboratorio – ha detto il capo del gruppo di ricerca -. Iapetus ci regala esempi di enormi frane di ghiaccio in un ambiente con diversa gravità rispetto alla Terra e senza atmosfera, con cui possiamo confrontare le nostre teorie sulle frane. Possiamo ad esempio capire meglio il ruolo di acqua, freddo e aria sulla velocità del crollo, le differenze fra crolli di ghiaccio e di roccia. Sono importanti anche per comprendere frane anomale accadute nella nostra storia, o per studiare i terremoti e la stabilità dei terreni”.

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