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Salita al pizzo Badile per lo spigolo nord, parte seconda

Badile (Luca Vezzoni)
Badile (Luca Vezzoni)

La colazione proprio non mi va giù. Un paio di fette di pane con la marmellata e dell’acqua calda sporca di limone è l’unica roba che riesco ad ingurgitare. Rimpiango lo yogurt al mirtillo del Marinelli. Impaziente, attendo qualche minuto che tutti siano pronti ed esco. Fa freschino, o forse no. L’avvicinamento scorre veloce, la visione della montagna è commovente, i dubbi del giorno prima svaniscono, lasciando spazio all’ammirazione dell’estetica parete nord-est del Badile. Tento qualche foto a posa lunga mentre gli altri proseguono. Non ottengo il risultato sperato, me la prendo con la compattina; ci riprovo: già meglio. Non penso ad altro fin quando albeggia.

Proseguendo slegati, superiamo le prime commoventi placche alla volta del vero e proprio attacco. L’esposizione è già notevole, ma il terreno accessibile. Qualcuno si lega. Io e il socio, prima di sfoderare la corda, facciamo ancora una cinquantina di metri. Ci leghiamo. Abbandoniamo l’idea di procedere in conserva e ci diamo dentro con i tiri. Un occhio è alla roccia, l’altro alla nord-est di giallo coloratasi. Siamo alle calcagna dei bergamaschi e saliamo allo stesso ritmo. Almeno fino a quando prendiamo un piccolo “svantaggio”. E non riesco a spiegarmi la ragione. Complici anche le nuvole che già dalle 9 avvolgono la vetta e talvolta anche noi. Il fresco patito in sosta è per il momento compensato dall’energia termica sviluppata nel recuperare la corda.

Il tempo passa, sebbene non ne abbia la percezione. Le sensazioni sono tuttavia buone. Se c’è qualcosa di cui andar fiero è di aver azzeccato l’acquisto delle scarpette; i guanti, che non ho tolto per un solo minuto, non minano la sicurezza sugli appigli. Alessio invece, al quale già avevo prestato il cappello, accusa un po’ di stanchezza. Il feeling con Maurizio, compagno di cordata, si mantiene buono. Compio la prima involontaria variante alla via. Sudo. Ritorno sui miei passi. Avanzo.

Saranno le 15, non ne ho idea. Il tempo mi sembra volato. Non ne ho memoria neppure adesso. Forse il tizio in solitaria con la corda penzoloni dalle braghe se l’è portato con sè. Ripensandoci dev’essere andata proprio così. La verticalità di alcuni passaggi è come me l’ero immaginata: simpatica se appesi all’anellone, da farsela addosso in molti altri casi.

La densità nuvolosa sta aumentando, il vento sbuffa (sarà colpa del folle ragazzo dalla coda di nylon?) ed ecco un fine nevischio scendere dal cielo. A tutti i meterologi del pianeta devono essere fischiate le orecchie. Non ho idea se c’entri Murphy, ma il fatto che stiamo per affrontare la liscia placca fissurata sommitale mi insospettisce. Alessio ha una piccola crisi, io e Maurizio decidiamo di attendere lui e Andrea. Sono le 18 e non ho idea di quanto manchi ancora. Cengalo là di fianco e Trubinasca laggiù sono riferimenti aleatori.

Luca Vezzoni

 

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