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Specie minacciate Karakorum: in pericolo la biodiversità nel Parco

Snow leopard (photo courtesy it.northrup.org)
Snow leopard (photo courtesy it.northrup.org)

ISLAMABAD, Pakistan — Deforestazione incontrollata, attività minerarie e caccia incontrollata. Sono questi i fattori che minacciano gravemente la biodiversità delle montagne del Karakorum, dove vivono almeno 10 specie di mammiferi di medio-grandi dimensioni e 12 specie di volatili uccelli in pericolo di estinzione. L’allarme è stato lanciato nei giorni scorsi da Muhammad Zafar Khan, dirigente del Wwf in Pakistan.

Leopardi delle nevi, lupi, markhor (capra falconeri), blue sheep (da alcuni tradotto volgarmente con “pecore blu”), urial (mufloni), linci e orsi. Ecco, in ordine di vulnerabilità, alcune delle specie che vivono nel Central Karakorum National Park, ma che rischiano di scomparire a causa di diversi fattori.

“Il problema principale – ha dichiarato Muhammad Zafar Khan al The Express Tribune – è che non esiste un controllo sul numero di esemplari rimasti di queste specie ed è difficile sviluppare corretti programmi di protezione. Questo immenso Parco, 10mila km quadrati di estensione, ha bisogno urgente di un piano di gestione. Inoltre, la maggior parte delle comunità locali non è a conoscenza dell’importanza ecologica di queste specie, che svolgono un ruolo chiave nel mantenere l’equilibrio dell’ecosistema”.

“I principali problemi da risolvere – sottolinea Zafar Khan – sono la mancanza di opportunità alternative per le società minerarie che minano l’ecosistema dove vivono queste specie, la deforestazione incontrollata, e la trophy hunting caccia grossa che produce forti introiti per alcune comunità locali”.

Il problema della biodiversità coinvolge dunque aspetti sociali ed economici oltre a quelli ecologici. Sulla questione, però, si sta già lavorando tramite un progetto, Seed, promosso da un’organizzazione italiana, il Comitato EvK2CNR, in collaborazione con numerosi enti pakistani fra cui il Wwf. Il piano di gestione del Cknp, in particolare, è in lavorazione: il mese scorso al workshop “Contribution of science and cooperation to the sustainable development of the Central Karakorum National Park” è stato presentato un documento preliminare per i capisaldi della gestione del Parco, e il piano di gestione verrà prodotto nei prossimi mesi.

“Dal punto di vista faunistico, il Cknp rappresenta infatti un’area di rifugio per molte specie minacciate di estinzione – spiega Anna Bocci, ricercatrice EVK2Cnr Scientific advisor del Progetto Seed -. Il reale status di queste specie è di fatto sconosciuto e le informazioni disponibili, per altro approssimative, si riferiscono solo a poche aree, limitate alla zona di confine (in cui è più facile l’accesso). Alcune informazioni indicano comunque una consistenza estremamente ridotta, in particolare per il leopardo delle nevi e per il markhor. Il sovrasfuttamento della caccia, la perdita di habitat e l’isolamento delle piccole popolazioni sono probabilmente le cause principali di questa riduzione numerica. I grandi ungulati delle montagne dell’Asia Centrale sono stati infatti sottoposti a un intenso prelievo venatorio soprattutto nella prima metà del secolo scorso, che ne ha causato un massiccio decremento o la locale scomparsa. Piccoli mammiferi, come ocotone e marmotte, sono state e sono invece spesso vittime di programmi di avvelenamento”.

“Benché survey sistematici fossero stati proposti come una delle azioni chiave del management plan del CKNP del 1999 – continua la Bocci -, le informazioni sulla fauna presente all’interno dell’area protetta sono ancora scarse e la raccolta di dati ecologici attendibili diventa davvero fondamentale per un’appropriata gestione e zonazione dell’area protetta. All’interno del progetto Seed, si è proposto di mappare la distribuzione stagionale dei grandi mammiferi e definirne l’abbondanza a due diversi livelli di approfondimento, su larga scala all’interno di tutta l’area protetta e in maniera approfondita in alcune aree campione. Per poter raccogliere dati attendibili su una superficie così vasta e di difficile accesso, è indispensabile il supporto delle comunità locali (che frequentano tutto l’anno anche e soprattutto le aree in quota, interne al Parco stesso) e delle altre organizzazioni, quali, non solo il Wwf, ma anche il Cknp Directorate e il Wildilife Department, con cui sono stati messi a punto dei protocolli per la raccolta standardizzata dei dati e svolti corsi per la formazione del personale sulle tecniche di conteggio, il riconoscimento delle classi di età nelle varie specie, la raccolta dei segni indiretti di presenza e l’uso di bussola e GPS”.

“Il tutto è naturalmente finalizzato alla corretta gestione e conservazione della locale biodiversità di grandi mammiferi – conclude la ricercatrice -. Ad esempio l’analisi della sovrapposizione spaziale tra ungulati selvatici e domestici potrà contribuire a fornire indicazioni relative alla gestione dei pascoli; l’analisi dei dati relativi alla predazione e all’uso dello spazio dei predatori permetterà invece di avere indicazioni per una corretta gestione del bestiame e la prevenzione dei danni (sistemi di protezione del bestiame da predatori)”.

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