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Sulle piste si muore meno che al mare

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PONTE DI LEGNO, Brescia — "L’attenzione dei media è sproporzionata: lo sci è meno pericoloso del nuoto, del calcio e di molti altri sport". Con queste parole Francesco Bosco, direttore generale del comprensorio Adamello Ski, taglia corto sulle polemiche che nei giorni scorsi hanno circondato lo sci in pista. Sottolineando, però, l’importanza della prudenza.

Direttore, ultimamente le cronache sono piene di incidenti sulle piste da sci…
Direi che l’attenzione da parte dei media è sproporzionata rispetto alla reale entità del fenomeno. Non lo faccio per difendere la categoria, mi baso sulle statistiche: l’anno scorso ci sono stati 13 decessi sulle piste, di cui solo 5 per scontri gli altri per malori. Il tutto rispetto a 430 milioni di passaggi (sciate), e a fronte di 450 annegamenti avvenuti nella stagione estiva. Con l’incidente dell’altro giorno, noi stati in prima pagina su tutti i Tg. Francamente, per quanto grave fosse la tragedia, penso che in Italia e nel mondo ci siano problemi più gravi. A volte il voler fare sensazione porta fuori strada.
 
Di chi è la colpa degli incidenti che avvengono, secondo lei?
In ogni incidente c’è una componente di colpa e di fatalità. In quello dell’altro giorno, entrambi i
ragazzi erano buoni sciatori ed erano convinti di essere gli unici sulla pista. Sciavano a serpentina uno a destra e uno a sinistra del tracciato, molto largo perchè è la pista è di quasi 60 metri. Ad un certo punto han deciso di convergere e si sono scontrati frontalmente. Erano alti uguali e le teste hanno picchiato una contro l’altra. E’ una cosa incredibile, che mai è successa e forse non succederà nemmeno più.
 
Andavano veloci?
No, saranno andati a 40 all’ora. Certo, sommate le due velocità si arriva a 80 all’ora, ma  – lo diceva anche il papà di uno dei due ragazzi, in un momento di lucidità nel mezzo di quel dolore – non si può imputare la colpa a nient’altro che alla fatalità. Sciavano normalmente, non erano imprudenti.
 
La convivenza tra sciatori e snowboarder è pericolosa?
Che sia un po’ pericolosa è fuor di dubbio. Ma non dobbiamo nemmeno criminalizzare gli snowboarder perchè, sempre secondo le statistiche, sono di più gli incidenti tra sciatori che non quelli che coninvolgono gli snowboarder.
 
Tanto si è detto e fatto per vietare agli scialpinisti la risalita delle piste con le pelli. Ma, col
senno di poi, era davvero un problema così grave e così impellente?
E’ difficile generalizzare, ma effettivamente è così. Certo, ci sono delle situazioni dove lo
scialpinista crea pericolo, per esempio a noi capitava, alcune domeniche, di trovarci la pista Paradiso letteralmente invasa da scialpinisti che risalivano anche in mezzo al tracciato. Può essere pericoloso perchè magari, dietro un dosso, un discesista non si aspetta di trovarsi davanti qualcuno che viene in senso contrario. Ma, detto questo, è vero che dove c’è visibilità lo scialpinista ai lati della pista non è un grosso problema, e si è fatto tanto rumore quando effettivamente non era un problema così grave.
 
I caschi risolvono veramente il problema della sicurezza?
Sicuramente il casco in alcune situazioni aiuta, perchè attutisce il colpo e protegge la testa. Ma in
altre, non può far miracoli: per esempio nel nostro incidente uno dei due sciatori l’aveva, e si è rotto l’osso del collo. 
 
Cos’altro si potrebbe fare per prevenire gli incidenti sugli sci?
Raccomandare a tutti più prudenza e più attenzione. Diffondere la filosofia non della velocità,ma dello sciar bene, del divertimento, dell’ammirare i paesaggi, del guardarsi attorno, tutto in sicurezza. Se poi uno ha voglia di far gare, ci sono le piste dedicate dove si può sfogare.
 
Si parla di velocità di discesa che arrivano anche a 80 chilometri orari. Mettere sulle piste delle telecamere che misurino la velocità, come quelle utilizzate in gara, sarebbero assurde o utili?
Io non ho mai visto nessuno sciare così forte, sono velocità da libera. Purtroppo però è dimostrato che andare anche solo a 30/40 all’ora può diventare mortale. Onestamente, comunque, trovo impercorribile la strada delle telecamere. Su una pista affollata verrebbero impallate di continuo da mille sciatori che passano insieme. Direi che è insostenibile, e comunque un palliativo inutile.
 
Secondo lei, servirebbero più controlli sulle piste?
La maggior parte delle stazioni è presidiata da un corpo di pubblica sicurezza che redige verbali e fa tutto quello che farebbero i vigili sulle strade. Noi abbiamo, tra poliziotti, carabinieri e guardie di finanza, dieci tutori dell’ordine pubblico e finora non hanno sanzionato nessuno. E sono tutto il giorno sulle piste da sci. Poi capita l’incidente comunque…
 
I gestori degli impianti possono fare (o fanno già) qualcosa per migliorare la sicurezza?
Noi abbiamo un’assicurazione che proponiamo a tutti i fruitori del nostro comprensorio. Quando prendono lo skipass gli viene proposta, e quando la ritirano, vi sono riportate tutte le norme del decalogo dello sci. Per carità, di queste cose non se ne fa mai abbastanza e se ne può fare sempre di più. Si dovrebbe  tentare di educare e sensibilizzare in continuazione, ma non è sicuramente facile.
 
Una frase per concludere.
Ribadisco che, stando alle statistiche ufficiali e forse contrariamente a quanto si possa credere, lo sci è uno degli sport meno pericolosi. Provoca molti meno degli incidenti di quelli che avvengono negli stadi di calcio la domenica.
 
Sara Sottocornola

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