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Maurizio Gallo e il Cerro Torre: basta! L’alpinismo è sull’orlo della follia

Cerro Torre - sulla via del Compressore (Monika Kambic, photo courtesy www.alpinist.com)
Cerro Torre - sulla via del Compressore (Monika Kambic, photo courtesy www.alpinist.com)

PADOVA — Basta! Scrivo due righe a commento di quanto sta succedendo nel piccolo mondo degli alpinisti dopo l’ennesima prova di pochezza sul Cerro Torre e ai commenti illustri che ne sono seguiti. Non se ne puo’ più. Non conoscere la storia è una delle più gravi mancanze delle nuove generazioni, per noi italiani poi è un vero scempio dato che la nostra storia è talmente importante che da tutto il mondo vengono in Italia per cercare di coglierne il valore.

In questi anni mi sono ritrovato al campo base del K2 con gruppi di giovani alpinisti che conoscono solo Youtube e non sanno nulla della storia della montagna, dei suoi fondamentali interpreti, dei problemi che ha posto agli alpinisti nel passato, dove e perchè sono avvenuti gli incidenti mortali; e così si continua a morire. Youtube è appena nato… Su Youtube ancora non si trovano gli episodi mortali… Forse è per questo.

La storia dell’alpinismo è stata caratterizzata da periodi diversi e contraddittori con diverse etiche di salita e grandi imprese per ogni epoca. La salita di Maestri al Cerro Torre fa parte della nostra storia e distruggerla così senza nemmeno interpellare chi, con una impresa incredibile per l’epoca, aveva aperto una linea di salita dove nessuno sarebbe mai riuscito a salire, è per me un vero atto di “vandalismo alpinistico” e va condannato sempre e comunque.

A questo punto potremmo dire che Hillary e Tenzing non hanno salito per primi l’Everest perchè hanno usato l’ossigeno. O che tutte le vie chiodate in artificiale devono essere schiodate: anche Bonatti vedrebbe sparire molti dei suoi capolavori!

Resto ancora più perplesso dalle prese di posizione di personaggi famosi a favore della eliminazione della via dalla parete. L’idea che c’è dietro penso sia fondamentalmente una: la montagna deve sempre più diventare un ambiente riservato a pochi, pazzi alpinisti che hanno scelto di morirci prima o poi lasciando famiglie sole in giro per il mondo.

Una montagna dove siano possibili salite più “alla portata” (anche se sul cerro Torre comunque non salgono in tanti), va eliminata nel nome della wilderness o peggio della logica tipicamente anglosassone del rischio mortale.

Chi si può oggi avvicinare alla montagna? Non possiamo assolutamente parlare di attività sportiva da proporre ai giovani e ai nostri figli. Guai. Se si vuole diventare qualcuno bisogna intraprendere un percorso verso l’emarginazione sociale e rischiare la vita. Vogliamo finire dove nessuno ci può seguire. Vogliamo essere considerati diversi e ci fa piacere esserlo: questo atteggiamento ci sta emarginando all’opinione della gente, costituiamo un esempio più di follia – alla stregua di chi si droga o si dà all’alcool – più che di valori positivi come l’abilità, il rispetto, o il divertimento.

E’ così che volete l’alpinismo? Un mondo esclusivo che ormai non interessa più a nessuno in questo mondo reale? Un mondo di eroi primitivi che rifiutano ormai sistematicamente di vivere in una civiltà normale? Perché avete solo avuto la fortuna di sopravvivere!

Se si deve arrivare a schiodare la via di Maestri al Cerro Torre giudicandola superata e uno scempio alla parete, se si deve rispolverare Paragot per il Piolet d’or o salite sconosciute a quasi tutti, siamo proprio su una strada che sta portando l’alpinismo dritto verso il totale anonimato – forse per qualcuno un “olimpo degli dei”! Chi conosce i due fenomeni che hanno schiodato la via? Solo chi arrampica su difficoltà “super” potrà salire il Cerro Torre?
Bravi, andiamo avanti così.

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