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Gelo ovunque, e nelle case si fa bollire la neve. Dì la tua a Montagna.tv

Neve record (Photo courtesy ilgiornale.it)
Neve record (Photo courtesy ilgiornale.it)

BERGAMO — Le Alpi alle prese con il grande gelo e l’Appennino isolato e sfiancato da nevicate record. E’ un’Italia in ginocchio quella che stamattina si è svegliata dopo uno degli weekend più freddi degli ultimi decenni: in molti paesi di montagna, soprattutto al centro sud, la situazione è precipitata, lasciando la popolazione senza acqua, luce, viveri e riscaldamento. In alcune case si fa bollire la neve per avere l’acqua, come ai campi base, e in alcuni piccoli comuni si fanno collette per affittare gruppi elettrogeni.

In molti paesi alpini le colonnine di mercurio hanno oltrepassato i venti gradi sottozero. Il record spetta alla Piana di Marcesina, sull’Altopiano di Asiago in Veneto, dove si è arrivati a -24° e a Passo Campolongo con -23°C. Nell’Astigiano e nel Cuneese la scorsa notte le temperature hanno toccato i -22°, al Passo Pordoi la minima e’ stata di -21°. Secondo gli esperti, si tratta di temperature di sei-otto gradi inferiori alla media stagionale.

Ma se al Nord i problemi legati al gelo in qualche modo si stanno risolvendo, la situazione resta drammatica sull’Appennino tosco-emiliano, dove in alcune zone sono caduti oltre due metri di neve, e nel Meridione. Le nevicate record, che hanno letteralmente bloccato la vita quotidiana di città e paesi, oltre alla circolazione stradale, stanno proseguendo e dureranno ancora qualche giorno. Molti paesi risultano isolati e la gente si sta arrangiando come può per sopravvivere in situazione di emergenza totale.

In Abruzzo è stato dichiarato lo stato di emergenza e l’Esercito è al lavoro con la Protezione civile per ripristinare corrente elettrica e liberare strade. Strade e autostrade sono bloccate al traffico per garantire l’incolumità pubblica e garantire il passaggio ai mezzi spalaneve e di soccorso. Le autorità stanno cercando di portare cibo, acqua e assistenza in zone dove malati, anziani e bambini sono rimasti del tutto senza collegamenti.

I black out hanno messo in difficoltà quasi 200mila utenze. L’Enel ha messo in campo uomini ed elicotteri per ripristinare le linee interrotte da alberi caduti o smottamenti, ma i consumatorri minacciano class action sia contro l’azienda di energia elettrica sia contro le ferrovie dello stato. Intanto è allarme per il consumo di gas, che ha toccato il record di 440 milioni di metri cubi quotidiani.

Ma chi si sta davvero facendo in quattro è la gente comune. Pale alla mano, si cerca di tenere liberi gli accessi alle case e di liberare le auto. Molti contadini hanno messo a disposizione i loro trattori per spalare la neve e ripristinare le vie di comunicazione. Il pane viene razionato e i forni messi in comune per garantirsi il cibo.

Insomma nei molti paesi isolati, ci si arrangia come mezzo secolo fa, con il fuoco di camini e stufe, con la neve a sciogliersi nei padellini per ottenere acqua, e la gente raccolta nelle stanze a scaldarsi. I cellulari si stanno scaricando e senza corrente non possono essere ricaricati. Insomma scenari da Mauro Corona nel volume “La fine del mondo storto”.

In questa situazione drammatica, qual è la tua esperienza? Che sia un record di temperatura, una difficoltà incontrata o una situazione di emergenza, chiediamo ai lettori di Montagna.tv di raccontarci cosa stanno vivendo in questi giorni. Basta un commento qui in calce: tutti potranno condividere ciò che vi sta accadendo.

 

 

Links: Mauro Corona vince il premio Bancarella per “La fine del Mondo Storto”

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2 Commenti

  1. L’artico di cui sopra, mi fa venire in mente i miei 20 anni di lavoro come gestore di Rifugio alpino a tempo pieno per tutto l’anno (eccetto 15 giorni dopo l’Epifania). Ciò che quì viene chiamata emergenza,per me, per un periodo di cinque mesi circa, era la normalità. Rifugio senza corrente elettrica, solo generatore e fotovoltaico, niente acqua potabile, solo recupero piovano, riscaldamento a legna con stufe e camino per tutto l’anno. L’accesso alla struttura era con gip, o quando la neve superava i 40 cm. con gli ski e pelli di foca, più zaino fardellato. Detto questo, comprendo i disagi e le preoccupazione delle popolazioni appenniniche colpite dalle abbondanti precipitazioni, so cosa provano in questi frangenti, a loro va tutta la mia stima e solidarietà. Se non si è abituati a queste condizioni di vita, la quotidianetà diventa molto, molto difficile. In queste situazioni l’importante è saper otimizzare al massimo tutto ciò che si ha a disposizione, poco o tanto che sia, fino a che le condizioni atmosferiche non cambiano. Sono consapevole che non è facile, anche perchè ci aspetta ancora una settima buona di tempo rigido e con ancora delle precipitazioni a carattere nevoso. Ciudo rinnovando la mia solidarietà e vicinanza a tutta la gente colpita da questa ondata di gelo e neve.
    sentitamente Adriano Ronchetti

  2. Ho vissuto in paesi di montagna -val di fassa.Le fontanelle pubbliche storiche buttavano sempre, anche quando nelle case ghiacciavano i tubi…Accanto al riscaldamento a gasolio ed alla cucina a bombola, troneggiavano le cucine economiche a legna e le stufe di maiolica e i camini erano puliti annualmente,,,le pareti delle case rivestite da cataste di legna già tagliata, più altre cataste di tronchi.Non mancavano pacchi di candele, fiammiferi, forme di formaggio e stecche di pancetta,lardo, formaggio..Ma i trattori e i cingolati , le pale e le catene erano sempre all’erta.

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