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Cerro Torre, David Lama racconta la prima salita in libera della Via del Compressore

David Lama
David Lama (Photo David Lama - Facebook)

UPDATED – EL CHALTEN, Argentina — Nuovi bollenti aggiornamenti dalla Patagonia. La conferma della prima salita in libera della Via del Compressore arriva dal suo stesso protagonista, l’austriaco David Lama, che sulla sua pagina Facebook ha dato alcuni dettagli della sua straordinaria impresa. “Non posso crederci… – scrive infatti  -. Per oltre 3 anni sono stato mosso dall’idea di salire in libera la Via del Compressore sul Cerro Torre, e ora il mio sogno è divenuto realtà”. Nel frattempo la polizia locale avrebbe sequestrato tutti i 102 chiodi sottratti dalla via di Maestri una settimana fa dallo statunitense Hayden Kennedy e dal canadese Jason Kruk, che avevano salito la stessa parete “by fair means”.

“Io e il mio compagno Peter Ortner siamo partiti il 19 gennaio da El Chalten  – scrive Lama su Facebook – e abbiamo raggiunto il Niponino, dove abbiamo fatto il nostro primo campo. La mattina seguente siamo saliti al Colle della Pazienza dove ci siamo riposati per alcune ore e poi, intorno all’1 del pomeriggio, abbiamo iniziato il nostro tentativo”.

Lama e Ortner hanno compiuto la salita in stile alpino in 24 ore a partire dal Colle. Il 20 sera hanno bivaccato alle Iced Towers, da dove sono ripartiti la mattina successiva per affrontare l’Headwall. Hanno seguito alcuni tiri della via orginale di Cesare Maestri, poi hanno attraversato a destra circa 20 metri sotto il compressore e sono infine arrivati in vetta. Uno storico successo, conquistato dal climber austriaco dopo due tentativi andati male: non solo perché falliti, ma perché “incriminati” (in particolare il primo), per via di una serie di nuovi spit lasciati in parete per permettere alla troupe Red Bull di girare un film.

“Il fatto che Hayden e Jason avessero rotto i chiodi di Maestri qualche giorno prima ha reso la mia impresa ancora più impegnativa – continua Lama -, soprattutto da un punto di vista mentale dal momento che le protezioni erano poche e che ho dovuto superare lunghi run out. […] Per me la prima salita in libera della parete sud est del Cerro Torre è la fine di quella che probabilmente è stata la più grande avventura della mia vita. Sono particolarmente orgoglioso di avercala fatta senza l’aiuto di alcuno spit. Ho imparato tanto durante gli ultimi anni tra queste bellissime montagne”.

I chiodi di Cesare Maestri nella stazione di polizia locale (Photo www.lacachania.com.ar)

Prima di questa straordinaria salita, un altro evento importante è accaduto una settimana fa sul Cerro Torre. Lo statunitense Hayden Kennedy e il canadese Jason Kruk infatti, il 17 gennaio avevano riferito di aver salito la stessa parete sud est “by fair means” e di aver rotto scendendo molti chiodi a pressione della famosa Via del Compressore. La via è già di per sé molto discussa, ma ora agli storici argomenti si sommano altri motivi, di più fresco ragionamento.

Pare infatti al momento che per salire abbiano utilizzato 4 spit della variante aperta da Salvaterra e Mabboni nel 1999 e 1 della variante di Chris Geisler e di Kruk dell’anno scorso, oltre ad alcune soste della stessa via di Maestri. Non ci sono ancora report ufficiali sulla loro impresa, ma in sostanza, se le informazioni fossero confermate, sarebbero sì riusciti ad arrivare in cima senza usare i chiodi a pressione nella salita, ma non avrebbero scalato in modo veramente pulito (ovvero avvalendosi di sole protezioni naturali), dal momento cha appunto sembrerebbe che abbiano usato alcuni spit.

Al di là della definizione dello stile della loro salita, la questione cruciale è un’altra. Scendendo Kennedy e Kruk hanno rotto e portato via 102 chiodi a pressione della Via del Compressore, che sono poi stati sequestrati dalla polizia locale, mentre nei giorni scorsi manifestazioni di protesta si sarebbero verificate nei loro confronti. La comunità alpinistica è infatti al momento spaccata: mentre molti esaltano l’azione dei due come un atto di liberazione e di pulizia della montagna, per molto altri si tratta invece di un arbitrario e arrogante sopruso irrispettoso della storia e dell’opinione altrui.

Il fulcro della discussione in sostanza, riguarda la considerazione della storia alpinistica, ovvero il modo in cui la modernità debba comportarsi nei confronti del passato. Gli alpinisti di oggi hanno o no il diritto di smantellare e cancellare celebri vie che hanno fatto la storia dell’alpinismo?

Info: www.supertopo.com/climbing/thread.php?topic_id=1725375&tn=480; www.lacachania.com.ar/

 

 

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