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Conclusa la Cop 17, verso decisioni condivise ma solo in futuro

Cop17 (Photo theworld.org)
Cop17 (Photo theworld.org)

DURBAN, Sudafrica — Si è deciso che le decisioni vere e proprie arriveranno in futuro. Questo di fatto l’esito della 17esima Conferenza delle Parti dell’UNFCCC – Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si è chiusa ieri a Durban in Sudafrica. Dopo due settimane di negoziati e trattative, i governi dei Paesi ricchi ma anche quelli in via di sviluppo – e questo è il vero dato positivo – hanno trovato un accordo sul fatto che entro il 2015 dovranno essere fissati gli impegni condivisi da applicare entro il 2020. E se i propositi lasciano sperare che nessuno si tiri più indietro, per ora il pianeta dovrà aspettare, anche se il tempo è per molti scienziati ormai scaduto.

Il nuovo accordo sul clima non è propriamente arrivato, ma almeno è stato stabilito il prolungamento fino al 2017 del Protocollo di Kyoto, che sarebbe dovuto scadere a fine 2012 e che impegna a tagliare le emissioni i Paesi di prima industrializzazione (fatta eccezione per Canada, Giappone e Russia che non hanno accettato la proroga di 5 anni). E almeno inoltre, le potenze mondiali hanno convenuto che una soluzione la devono per forza trovare, e questa volta tutti insieme.

Le circa 190 nazioni riunite alla Conferenza mondiale di Durban non hanno stabilito alcun provvedimento in merito allo spinosa questione delle emissioni di CO2 e alle loro necessarie riduzioni. Hanno tuttavia convenuto – tutti, sia i Paesi ricchi sia quelli in via di sviluppo – che impegni seri dovranno essere fissati entro il 2015 e messi in pratica dal 2020, e a tale scopo hanno indicato la via per i processi di ratificazione delle decisioni vere e proprie. Sebbene a rilento attraverso un’infinita sequela di tavoli e commissioni, secondo molti si può effettivamente parlare di un passo avanti per il futuro del clima.

Impegni vincolanti ma ancora sconosciuti, che verranno tuttavia stabiliti tramite uno “strumento legale” la cui natura rimane però al momento indefinita. Altro elemento da decidere riguarda il fondo verde da 100 miliardi di dollari, il Green Climate Fund, di cui si è parlato già nel 2009 alla Conferenza di Copenhagen e che ha lo scopo di sostenere i Paesi poveri nelle operazioni di mitigazione e adattamento. Durante la Cop 17 sono stati nominate le nazioni che ne beneficeranno, è stata confermata e ribadita con più forza la funzione del fondo, ma come questi soldi verranno reperiti non è stato ancora chiarito. Tutto dovrà essere deciso l’anno prossimo in Qatar, dal 26 novembre al 7 dicembre. Al Cop 18 spetterà la promulgazione di un patto globale da approvare entro il 2015  per entrare in vigore a tutti gli effetti dopo 8 anni, a partire dal 2020.

I problemi insomma c’erano e ci sono ancora, e del resto le speranze che questa Cop di Durban potesse rivelarsi realmente risolutiva erano poche fin dal principio, anche in ragione dei tempi di crisi economica che interessano gran parte degli Stati chiamati a prendere decisioni. Il miracolo quindi non è avvenuto e per le svolte concrete si dovrà ancora aspettare. Ci si può rallegrare però quanto meno delle intenzioni e per un futuro prossimo ravvicinato: sperando che alle parole seguiranno presto e una buona volta anche i fatti.

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Un commento

  1. Peccato, di questo rilento dell’essere umano a convincersi che invece ci sarebbe urgenza nell’intervenire su quanto sta distruggendo ed alterando con il troppo benessere e svluppo raggiunto e il continuo chiedere a questa Terra che invece ha tempi di risposta diversi.

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