Montagna.TV

Alpi: i branchi di lupi terrorizzano i pascoli d'alta quota

Lupi (Photo courtesy Afp)
Lupi (Photo courtesy Afp)

SAINTE-AGNES, Francia — Oltre milletrecento pecore uccise nell’arco di sei mesi sulle Alpi francesi. E in Italia, greggi sterminate in una sola notte sulle montagne piemontesi e sull’Appennino. I branchi di lupi stanno diventando un vero incubo per i pastori d’alta quota, che subiscono assalti continui senza poter reagire in alcun modo. La loro protesta, però, ora è supportata dalle autorità: la Commissione agricoltura della Camera ha appena approvato una proposta per l’abbattimento del lupo in caso di minaccia agli allevamenti. E la polemica si è accesa.

La notizia ha un sapore d’altri tempi. Ma, a quanto pare, è attuale più che mai. I lupi sono tornati ad abitare le Alpi da pochi decenni e si sono moltiplicati fino a raggiungere centinaia e centinaia di esemplari che attualmente abitano Alpi e Appennini. La massiccia presenza di questi animali – ancora protetti dalla legislazione italiana e comunitaria – sta però iniziando a creare seri problemi ad un settore già di per sè in crisi.

Le autorità francesi hanno comunicato statistiche impressionanti: i lupi sono ritenuti responsabili di ben 1.329 animali uccisi in Alta Savoia solo nei primi 7 mesi del 2011. Secondo quanto riferito dall’Afp, lo stato ha infatti già dovuto sborsare 364.000 euro per rimborsare gli allevatori del bestiame ucciso. Alcuni episodi, poi, sono stati particolarmente violenti: sia in Italia che in Francia si parla anche di attacchi in pieno giorno, sotto gli occhi dei pastori e dei loro cani, con decine di pecore uccise o disperse sulle montagne.

Come difendersi dagli attacchi? Purtroppo, la soluzione appare lontana. La legge europea vieta di uccidere i lupi, e autorizza gli stati a procedere con eliminazioni strategiche di esemplari particolarmente violenti con un severo limite di 6 per anno. Recinzioni a corrente elettrica in pascoli impervi e utilizzo di cani da guardia feroci in zone frequentate da trekkinisti appaiono impraticabili.

Gli allevatori chiedono con insistenza maggior libertà di difesa, e, supportati da molte autorità locali, hanno lanciato un ultimatum: “Vogliamo che la situazione sia risolta in fretta – hanno detto alla stampa – prima che sulle nostre Alpi scompaia l’allevamento. Il lupo non è più a rischio estinzione, i pastori e l’allevamento in montagna, invece, sì”.

In Italia, la polemica si è alzata proprio in questi giorni dopo due greggi straziate: nel Cuneese i lupi hanno ucciso circa cento pecore in pochi giorni, e sul massiccio del Matese, sull’Appennino campano, i lupi hanno assalito greggi e ucciso anche un puledro.

Strage di pecore in Alta Savoia (Photo courtesy Afp)

A seguito di questi episodi Claudio Sacchetto, assessore regionale all’Agricoltura ha chiesto al ministero il permesso per avviare un programma di abbattimento programmato di lupi. Pochi giorni dopo, la Commissione Agricoltura della camera ha approvato un documento bipartisan che, se venisse convertito in legge, consentirebbe l’abbattimento del lupo “per prevenire danni importanti al bestiame”.

La cosa, ovviamente, ha allarmato gli ambientalisti che vorrebbero sempre e comunque promuovere la convivenza tra uomo e animali.”Ancora una volta si usa il lupo come il diavolo cattivo – ha detto il presidente del Wwf Stefano Leoni -. Ma è veramente colpa del lupo se la pastorizia è in crisi o se l’allevamento non è più redditizio? L’attività agrosilvopastorale poco competitiva, solo nell’innovazione, nella valorizzazione della filiera corta e nella qualità può cercare un suo riscatto”.

Ma c’è anche chi cerca soluzioni alternative. E’ proprio di questi giorni, infatti, la notizia di una ricerca svizzera – precisamente del Vallese – che sta studiando dei collari per pecore in grado di dissuadere i lupi dall’aggressione, tramite suoni o sostanze repellenti.

Exit mobile version