AlpinismoAlta quota

Share Everest 2011, Nardi: un grande successo che rimarrà nel tempo

Daniele Nardi verso Colle Sud
Daniele Nardi verso Colle Sud

SEZZE, Latina — “La salita all’Everest non è particolarmente difficile ma è comunque emozionante, perché è la prima che ha compiuto Hillary. Sei dentro la storia. Aver montato la stazione di Colle Sud è stata una soddisfazione enorme ma faccio fatica anche a spiegarlo perché sono quelle cose che capisci poi a distanza, quando ti guardi indietro dopo un po’ di tempo”. Queste le parole di Daniele Nardi, che a un mese e mezzo dall’installazione delle stazione meteorologica più alta del mondo, racconta gioie e dolori di una grande impresa scientifico e alpinistica.

Daniele Nardi è stata la tua prima spedizione scientifica in altissima quota, come è andata?
È andata bene. Mi sono trovato molto bene sia con il gruppo sia con tutta l’organizzazione della Piramide che mi ha colpito perché riesce a coordinare ottimamente il lavoro dei nepalesi con gli italiani. Poi anche la parte in alta quota ha funzionato come doveva. Nonostante i due giorni di febbre che ho avuto, siamo riusciti a fare il nostro lavoro quindi sono molto contento.

Come è stata la salita all’Everest?
La salita all’Everest non è particolarmente difficile. La parte che ho trovato più impressionante è stata quella dell’Icefall, anche per il lavoro che fanno gli Sherpa per permettere alle spedizioni commerciali e a noi altri di attraversarlo. Poi mi hanno colpito particolarmente dei palazzi di ghiaccio che tra una volta e l’altro che siamo saliti ho trovato crollati: sembra una cosa normale e invece ti rendi conto che passi sotto dei posti che cambiano in continuazione. Il ghiaccio è vivo, non una cosa statica e fissa. Poi la parte alta fino a Colle Sud, da campo 2 a campo 4, l’ho trovata abbastanza facile, molto attrezzata, forse eccessivamente. Se vuoi fare una spedizione per conto tuo non è certo all’Everest che devi andare. Qui trovi anche gente impreparata: in uno dei filmati ho anche cercato di far vedere come alcuni prima di andare all’Everest dovrebbero fare dei corsi base di alpinismo, perché sono proprio incapaci di affrontare le salite su neve e su 40°. La salita è comunque emozionante, perché l’Everest da sud è la prima che ha compiuto Hillary, insomma sei dentro la storia. Certo non è un posto dove andare a fare l’alpinismo con la A maiuscola.

Tra nord e sud, quale versante preferisci?
Io preferisco il lato nord, perché ha qualche difficoltà tecnica in più. Non che sia troppo difficile, però già tra il secondo step, che è in alto, e la parte bassa si scala di più. Io ho trovato più bella la parte dai 6000 metri in su. Da sud è bellissimo quando arrivi a Colle Sud perché hai a destra il Lhotse, il Nuptse davanti, l’immagine è veramente straordinaria. Mi sarebbe piaciuto salire un po’ di più ma non è stato possibile quindi, va bene così.

Quali sono state le difficoltà maggiori che avete incontrato?
Io credo il problema maggiore sia stato i tempi stretti che abbiamo avuto, perché, se contiamo, i giorni di spedizione sono stati poco più di 40. In questo poco tempo all’Everest aver avuto la possibilità di fare due salite a 8000 ha significato spingere molto. La cosa positiva è che era da un po’ che non tornavo a 8000, sono stato bene e quindi sono contento.

Cosa si prova ad essere stato artefice di questo grande successo per la scienza italiana?
Per me è una grande soddisfazione, anche perché io sono un perito elettronico, un tecnico e ho lavorato per tanti anni nella lavorazione industriale. In realtà ora potrei scrivere sul curriculum che sono il tecnico accreditato più alto del mondo…anche per una eventuale mia nuova professione è una cosa positiva. Poi la scienza mi ha sempre affascinato, tanto che avevo iniziato anche gli studi di ingegneria, e quindi essere a disposizione della scienza, aiutarla, come possiamo noi alpinisti d’alta quota, è una soddisfazione enorme. Faccio fatica anche a spiegarlo perché sono quelle cose che capisci poi a distanza, quando ti guardi indietro e dici: caspita siamo stati due volte ad 8000 metri, abbiamo messo una stazione meteorologica che servirà a tante persone per capire quale sarà l’andamento climatico nei prossimi anni. Quindi credo che la soddisfazione più grande l’avremo tra qualche tempo, quando ci guarderemo indietro.

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