Alpinismo

Grignetta: il dibatto continua con Salini

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BERGAMO — Il vivace dibattito sull’alpinismo scatenato dalle critiche di Simone Moro al premio Grignetta d’oro 2006 ha fatto scendere in campo protagonisti di ieri e di oggi e, dopo quasi una settimana, non smette di far discutere. Ecco l’opinione di Luca Salini, personaggio di spicco dell’alpinismo e dello scialpinismo italiano, che invita l’alpinismo ad uscire dal suo piccolo mondo e ad educare giovani e appassionati a distinguere le imprese "reali" da quelle "inventate".

"Forse il fatto di non essere stato (purtroppo) presente ad una simile e lodevole iniziativa come il Grignetta d’oro – dice Salini – e di essere non un vero e proprio tecnico dell’alpinismo ma un grande appassionato, praticante e promotore di una parte dell’alpinismo, mi permette di esprimere un’opinione leggermente più ad ampio spettro rispetto a coloro che, sicuramente con grande competenza, si sono espressi fin ora.
 
A differenza degli addetti ai lavori che vivono in mezzo alle discussioni, polemiche, conferenze e quant’altro sa di montagne, ho la pretesa di conoscere abbastanza bene tutto quanto si dice e si fa in montagna, senza però esserne troppo emotivamente coinvolto.
 
Le opinioni di Simone Moro, espresse a mio modo di vedere con stile, franchezza e competenza hanno motivato molti a prendere parte al dibattito. Un dibattito che non si vede spesso. Simone ha, dalla sua, che qualunque cosa egli faccia o dica crea un dibattito, un’emozione, un’opinione. Favorevoli o contrarie al suo modo di pensare che siano, le crea!
 
Questo non è poco, l’alpinismo oggi ha molti attori, alcuni "che fanno", discreti e capaci ma senza manie di protagonismo, come Libera che stimo e con cui mi congratulo. Altri meno discreti, ma che anch’essi fanno (eccome!), come lo stesso Simone, Merelli, Blanc o Mondinelli, ma anche Unterkircher o Salvaterra. Alpinisti che praticano un alpinismo vero, bello ed interessante e ne sanno far parlare, aiutando tutti gli altri ad uscire dal loro piccolo mondo.
 
Poi, purtroppo, ci sono coloro che parlano e basta, alpinisti o pseudo tali che vendono come "imprese", "novità" o "grandi idee" la montagna trita, quella che sa praticare qualunque buon alpinista, ma si guarderebbe bene di vendere come "impresa".
 
Quì mi riferisco a coloro che vendono serate, articoli foto scattate o rubate, ri-scalando vie normali che venivano salite già negli anni ’50 o ’60, facendole sembrare grandi innovazioni ed alpinismo moderno. Coloro che salgono gli 8.000 sulle vie normali sostenuti da grandi spedizioni, coloro che vendono prime salite, prime discese, compiendone solo tratti, avvicinandosi con mezzi meccanici e via dicendo.
 
Ecco! Secondo me, l’idea di Simone è quella di riuscire a proporre tutto il mondo della montagna come lui è riuscito a proporlo. Se vogliamo uscire dal nostro piccolo ambiente è giusto che premiamo i vari aspetti dell’alpinismo, dando priorità alle idee e dando un occhio a tutti i terreni. Solo così riusciremo nell’intento di educare i giornalisti, i lettori e gli appassionati comuni.
 
Avere questo sguardo in panoramica serve ad avvicinare gli sponsor e allo stesso tempo permette al lettore medio – che magari si legge avidamente una delle splendide pagine di Spreafico – di capire meglio e di scindere gli alpinisti che inventano novità, da coloro che inventano e basta. 
 
Quindi appoggio il pensiero di Simone, con lo spirito di contribuire ad indirizzare al top una manifestazione che sarà, ne sono certo, sempre più importante".

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