AlpinismoAlta quota

Il K2 con gli sci e senza ossigeno: Eriksson ci riprova

Fredrik Ericsson con gli sci sul K2
Fredrik Ericsson con gli sci sul K2 (photo Grivel.com, Fredrikeriksson.com)

ISLAMABAD, Pakistan — Ci riprova, Fredrik Ericsson. Lo svedese, alpinista e campione di sci estremo, torna al K2 per tentare di nuovo la discesa con gli sci dalla seconda montagna più alta del mondo, dopo il fallimento della spedizione di due anni fa nella quale aveva perso la vita l’italiano Michele Fait, con cui condivideva l’obiettivo.

Eriksson vuole compiere la discesa con gli sci dalle tre cime più alte del mondo: l’Everest (8.848 metri), il K2 (8.611 metri) e il Kangchenjunga (8.594 metri). Un progetto che aveva già intrapreso nel 2008, ma che aveva sospeso dopo un tentativo al Kangchenjunga concluso a 7000 metri e la morte di Fait sul K2.

A due anni di distanza, ci riprova. Stavolta inizierà dalla montagna più difficile, il K2, per poi tentare l’Everest in autunno e il Kangchenjunga tra un anno. Al momento, Eriksson si trova già in Pakistan, oltre Skardu, diretto al campo base con l’alpinista e giornalista americano Trey Cook, che scalerà con lui la montagna.

“Non useremo ossigeno supplementare o portatori d’alta quota – ha detto Eriksson -. Oltre alla normale attrezzatura di cui sono equipaggiati tutti gli scalatori io porterò con me anche quella da sci. Indosserò scarponi da sci alpinismo e questo renderà la scalata molto più impegnativa ma allo stesso tempo più gratificante”.

Lo svedese ha già pianificato nei dettagli la spedizione. Dopo un periodo di acclimatamento, verso fine luglio tenterà la vetta partendo da campo 4, posto sulla spalla a circa 8000 metri. La salita richiederà – secondo le sue previsioni – circa 12 ore, mentre la discesa completa fino al campo base, se tutto va bene, potrebbe concludersi nel giro di sole 5 ore.

“Il dislivello è di quasi 3500 metri – spiega l’alpinista sciatore – con tratti molto ripidi e inclinazione fino ai 50 gradi. Ma i parametri devono essere tarati sulla carenza d’ossigeno in quota. Sciare a 8000 metri è estremamente faticoso, dopo 4-5 curve sono esausto come se avessi sciato per 1000 metri in verticale sulle Alpi”. Eriksson, nome noto dello sci estremo, ha già sceso con gli sci, con successo, lo Shisha Pangma, il Gasherbrum II, il Laila Peak e il Dhaulagiri.

Nessuno ha mai compiuto la discesa integrale con gli sci dal K2. Kammerlander, nel 2001, ci riuscì dalla cima ma tolse gli sci per qualche decina di metri nella parte alta della montagna. Marco Barmasse, nel 1998, scese senza mai toglierli da 7000 metri. L’americano Dave Watson, l’anno scorso, sciò sul Collo di Bottiglia ma non raggiunse la cima.

Quella di Eriksson sarà fra l’altro una delle poche spedizioni dirette al K2 quest’anno. Secondo le ultime notizie provenienti dal Pakistan, infatti, sarebbero stati concessi soltanto 25 permessi di salita sulle montagne del Karakorum per questa stagione: un record negativo per la nazione. Diretti al K2 ci sono, fra gli altri, Mario Merelli e Marco Zaffaroni che partiranno il 28 giugno, Gerlinde Kaltenbrunner alla caccia del 14esimo ottomila senza ossigeno anche lei in partenza a fine mese, la spedizione di pulizia Keep K2 Clean del Comitato Evk2Cnr guidata da Maurizio Gallo, l’americano Fabrizio Zangrilli e l’italiano Giuseppe Pompili.

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2 Commenti

  1. Avevo sentito che 2 fratelli Marolt ,da Aspen colorado , avevano organizzato una spedizione ,con l’intenzione di sciare Everest. Ma poi non ho piu’ trovato alcuna notizia a proposito. Avete qualcosa voi?

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