Charles Dubouloz in solitaria su Divine Providence
L’alpinista francese ha impiegato sei giorni per completare la salita aperta da Patrick Gabarrou e François Marsigny sul Grand Pilier d’Angle, nel gruppo del Monte Bianco
Ancora una volta tocca chiederci se Charles Dubouloz faccia davvero parte della categoria degli esseri umani. Probabilmente no. L’amante delle solitarie invernali sul massiccio del Monte Bianco è tornato a colpire, questa volta sul versante italiano.
Sei giorni, sei albe d’inverno, cinque notti interminabili. Tra il 9 e il 14 dicembre 2025, Dubouloz ha salito in solitaria la via Divine Providence sul Grand Pilier d’Angle, una delle linee più severe e impegnative dell’intero massiccio. Un’ascensione portata a termine quando le ore di luce sono poche e il freddo detta le regole.
Dubouloz è partito il 7 dicembre da Annecy in bicicletta, sotto una pioggia battente, con tutto il materiale al seguito, per raggiungere Chamonix. Il giorno successivo ha risalito la Mer de Glace fino al rifugio Torino, questa volta con gli sci. Due giorni dopo è arrivato ai piedi del Pilier «una parete che ti restituisce una sensazione di piccolezza che ti prende allo stomaco».
È lì che, come spesso accade nelle sue avventure, si accende il dialogo interiore. Una parte che suggerisce di tornare indietro, di cercare il caldo. L’altra, quella che lui chiama il fuoco interiore, che spinge a salire. In mezzo, il corpo, già segnato da giorni di avvicinamento. «Ed è proprio in quel momento che bisogna iniziare a dare tutto», racconta Dubouloz.
La salita è durata «cinque notti interminabili e sei giorni brevissimi», in completa solitudine, nel cuore di uno dei luoghi più selvaggi delle Alpi. «Qui ho trovato esattamente ciò che cercavo: la fatica estrema, quella che non prevede scorciatoie e che riduce l’uomo all’essenziale».
Una via che è già storia
A rendere l’impresa ancora più significativa è la scelta della linea. Divine Providence non è una via qualunque. Aperta nel 1984 da Patrick Gabarrou e François Marsigny, corre sulla parete nord-est del Grand Pilier d’Angle, una bastionata di granito che domina la Brenva. È una via lunga, complessa, tecnica, con difficoltà elevate su roccia e terreno misto e un impegno complessivo che la colloca tra le grandi vie estreme del Monte Bianco.
La prima solitaria, nel 1990, fu firmata da Jean-Christophe Lafaille. Affrontarla da soli, in pieno inverno, significa accettare isolamento, freddo, gestione del rischio e della fatica senza margini di errore.
Intanto Dubouloz non si è ancora fermato. Sceso dal Bianco, è già risalito in sella alla sua bici. «La strada è ancora lunga… mi sa che ci sono altri massicci che mi aspettano».
Ma prima di tornare in montagna promette una tappa obbligata, tutta francese: «Ho perso otto chili in otto giorni. Boulangeries, preparatevi!».




