Sulla vetta non sono arrivati. Ma una sciata così, non se la scorderanno più. Parliamo della “scialpinistica” sul Broad Peak compiuta dal quest’estate dai tedeschi Benedikt Böhm e Sebastian Haag. I due atleti del Dynafit team volevano scendere con gli sci dalla vetta in 4 ore, stabilendo un record di velocità, invece ce ne hanno messe 39. Saliti senza ossigeno, uno dei due è arrivato, stremato, sull’anticima mentre l’altro è stato bloccato a campo 3 dal mal di quota.
Avevano calcolato tutto. I grammi dello zaino, i materiali che sarebbero serviti e i tempi di percorrenza di quei 3.250 metri di dislivello che sul Broad Peak separano il campo base dalla vetta. Purtroppo, però, i loro piani sono andati presto in fumo. A 7.000 metri, Haag si sente poco bene e si ferma al campo 3, temendo un peggioramento del mal di quota. Böhm invece decide di tentare, unendosi ad un gruppo di alpinisti in salita: arriva a toccare l’anticima sfiorando quota 8000 dopo 16 ore di scalata. L’ora ormai tarda e le forze che cominciano a mancare inducono il gruppo a fare dietrofront.
La discesa al campo base, per la quale Haag e Böhm avevano calcolato di impiegare circa 4 ore, si presenta anche più ardua della salita. “I due alpinisti in realtà impiegano cinque ore per arrivare soltanto al campo 3, dove passano la notte – si legge nel comunicato -. Dopo alcune ore senza riuscire a prendere sonno a causa della stanchezza, Böhm e Haag riprendono lentamente la via verso il campo base. A quota 6.200 metri si infilano sci e scarponi e, superando anche pendenze del 50 per cento, raggiungono il campo base dopo complessivamente 39 ore”.
“Per noi aver raggiunto l’anticima del Broad Peak è come aver toccato la cima principale – ha detto Böhm – quindi ci riteniamo soddisfatti. L’obiettivo di raggiungere alte prestazioni non deve spingere l’alpinista ad andare oltre il limite del ragionevole rischio”.
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