
Iniziare a gestire un rifugio da zero, senza averci mai prestato servizio è cosa rara. E, certamente, non semplice. Alessandro Beltrami, guida alpina quarantaquattrenne originaria di Carisolo, l’ha fatto. A lui sono state affidate lo scorso giugno le chiavi e la custodia del Rifugio XII Apostoli, struttura, di proprietà della SAT – Società degli Alpinisti Tridentini, che sorge a 2.487 metri in Alta Val Nardis nelle Dolomiti di Brenta.
«Sono guida alpina da oltre vent’anni», spiega Beltrami, «e il XII Apostoli l’ho sempre frequentato, da solo o con i clienti. L’idea di prendere in gestione un rifugio mi era venuta già diversi anni fa, quando tentai di partecipare al bando per il Rifugio Segantini, in Val d’Àmola, senza peraltro possedere tutti i requisiti richiesti».
Sì perché, oltre alle inderogabili capacità di primo soccorso e conoscenza del territorio, il gestore deve ottenere anche l’abilitazione alla somministrazione di cibi e bevande. «Durante quel primo tentativo, io e la mia compagna di allora avevamo frequentato dei corsi per maturare tutto il necessario e dunque quando hanno aperto il bando per il XII Apostoli, ero pronto a presentare una nuova domanda». Stavolta con pieno successo e supportato dalla nuova compagna Sara e dall’amico d’infanzia Stefano. «Lui è cuoco e si è detto disponibile fin da subito per aiutarmi nella cucina, un aspetto sul quale ho personalmente ancora molto da imparare».
Proprio il lavoro di squadra ha reso possibile una prima stagione estremamente positiva. «Anche se i numeri restano comunque quelli di un rifugio piuttosto piccolo ed isolato, in confronto a molte altre strutture presenti nel Gruppo di Brenta», spiega Beltrami. Costruito fra il 1907 e il 1908 – dal 1947 al 1949 in mano a Bruno Detassis e in seguito alla famiglia Salvaterra –, il Rifugio XII Apostoli si trova infatti piuttosto decentrato rispetto ai due accessi principali del gruppo montuoso, ovvero Molveno e Madonna di Campiglio. Nonostante questo, la famiglia Salvaterra ne è rimasta custode per tre generazioni. «Ricordo molto bene Ermanno, che conoscevo. – racconta Beltrami – Era una presenza quotidiana qui in Brenta. Molte delle sue vie le ripeto ancora con piacere e penso sia stato il mio angelo custode durante tutto il percorso di assegnazione della struttura».
Scomparso tragicamente due anni fa, Salvaterra aveva ceduto la struttura nel 2007 ad Aldo Turri, altra guida di Pinzolo, che ne è rimasto gestore fino al 2024. «Il contratto che ho stipulato è quinquennale», spiega Beltrami «e l’impegno è notevole. Di rifugi ne ho visti davvero una montagna ma quest’estate ho scoperto, grazie alla gestione, tante piccole cose alle quale come frequentatori non diamo molta importanza».
L’approvvigionamento, per esempio, «e il fatto che debba essere pianificato con un’attenzione certosina se non si vogliono finire le scorte in tempi troppo ristretti. L’idea è quella di far bastare il cibo e le bevande senza però dover diminuire troppo l’offerta e si tratta di un autentico tetris che bisogna imparare a giocare bene. Nel nostro caso, visto che abbiamo la teleferica, il problema c’è ma è ridotto. Nei rifugi che necessitano dell’elicottero diventa ancora più cruciale saper gestire alla perfezione questo aspetto».
La parte forse più semplice, per Alessandro, è stata invece quella del contatto con il pubblico. «Da guida alpina vi ero già abituato e poi c’è da dire che in un rifugio come questo, lontano “dalla pazza folla”, una certa scrematura nell’utenza viene già fatta. Per raggiungerci occorre fare una bella scarpinata e in generale, fra chi ci frequenta, ci sono camminatori e alpinisti piuttosto esperti». Ma, incomprensibilmente, pochi arrampicatori.«Da quel punto di vista penso si tratti di una zona che ha moltissimo da offrire, nonostante sia poco valorizzata. Mi piacerebbe riuscire a proporre, magari dal prossimo anno, qualche giornata come guida nei dintorni, proprio con quest’intento. Sicuramente l’estate prossima partiremo con un vantaggio notevole, di tempo ed esperienza. Il rifugio quest’anno ci è stato consegnato nel mese di giugno inoltrato, pertanto l’organizzazione è stata letteralmente last minute. Durante la stagione abbiamo dovuto imparare in fretta tantissime cose, dalla ristorazione d’alta quota alla gestione delle risorse idriche, passando per quella dei rifiuti, non sempre facile». Fra qualche litigio – «ma servono per crescere» – e la soddisfazione di aver realizzato un sogno, Alessandro Beltrami è comunque pronto per il 2026: «un’estate da affrontare con più consapevolezza e meno fretta».