Ermanno Salvaterra, dalle Dolomiti di Brenta alla Patagonia
L’alpinista trentino è passato alla storia come “L’uomo del Torre”. Ma è stato protagonista di salite clamorose anche su molte altre vette della Patagonia e sulle montagne che ammirava dalla finestra di casa. Ripercorriamo una carriera straordinaria
Abbiamo perso? Non lo so. Siamo stati sconfitti? Forse. Ma non ha importanza. Abbiamo partecipato, e lo abbiamo fatto con tutti noi stessi. Fino in fondo. Senza riserve. (…) Ci siamo gustati ogni momento, ogni centimetro di roccia su cui abbiamo messo le mani.
Ermanno Salvaterra riguardo Infinito Sud
Ermanno Salvaterra nasce il 21 gennaio 1955 a Pinzolo, aprendo gli occhi sulle guglie e le pareti delle Dolomiti di Brenta. Passa le prime estati al Rifugio XII Apostoli, gestito dalla sua famiglia dal 1948 al 2007, alternando lavoro e primi passi sulla roccia. A undici anni riceve il battesimo alla scalata lungo una via alle Torri d’Angola: è l’inizio di una grande carriera per il mondo.
Oltre ad aiutare in rifugio, rende la sua passione un lavoro diventando Maestro di sci nel 1975 e Guida alpina nel 1979.
Tra Nord e Sud America
L’anno successivo trascorre tre mesi tra Colorado e California, ma la svolta avviene nel 1982 quando, su consiglio di Renato Casarotto, scopre un angolo sperduto e decisamente ventoso del mondo, dove lasciare metà del suo cuore. Parte con Elio Orlandi alla volta della Patagonia, dove percorre la via di Cesare Maestri del 1970 al Cerro Torre, fermandosi al mitico Compressore Atlas Copco.
Nel 1983 mette piede sul fungo sommitale del Torre, compiendo con Maurizio Giarolli la seconda ripetizione della Via del Compressore con l’uscita percorsa da Jim Bridwell nel 1979.
Instaura con il Torre un legame speciale, tanto da definirlo “la montagna più bella del mondo”; nonostante ciò, non resta indifferente alle altre meraviglie di granito della Patagonia, salendo lo stesso anno: la Aguja Guillaumet, la Supercanaleta al Fitz Roy e la Poincenot.
Sempre nel 1983 tenta gli 8465m del Makalu, fermandosi a quota 7000m.
Due anni più tardi compie l’epica prima invernale al Cerro Torre, accompagnato da Andrea Sarchi, Giarolli e Paolo Caruso. Durante la spedizione si adopera come cineoperatore per “Jonathan, dimensione avventura”, realizzando il documentario “Cerro Torre: prima invernale”.
Dolomiti di casa
L’altra metà del suo cuore resta il Brenta dove, nel 1986, concatena, in solitaria: la Via delle Guide al Crozzon, lo Spigolo Fabbro alla Brenta Alta, la Fehrmann e la Preuss al Campanile Basso e la Cresta Ovest del Campanile Alto; partendo e rientrando al Rifugio Brentei in sole nove ore e mezza.
L’estate successiva apre, con Ginella Paganini e Lorenzo Iachelini, “Super Maria”, nel centro dello strapiombante pilastro della Nord-Est del Crozzon di Brenta, dedicandola a sua nonna, detta anche “la nonna del Brenta”, e affermando essere la via a lui più cara.
Il 31 luglio 1989, in meno di 12 ore ed in solitaria slegato, sale in sequenza: il Pilastro dei Francesi al Crozzon, la Est alla Cima Tosa, lo Spigolo Graffer al Campanile Basso, la Est della Brenta Alta e il Diedro Oggioni al Campanile Alto.
Tra una spedizione e l’altra, in inverno pratica lo sci estremo attorno a casa, realizzando notevoli imprese, come le discese da: parete nord della Presanella, Canalone Neri alla Cima Tosa e scivolo nord alla cima di Brenta.
Nel 1988 realizza anche il record sul km lanciato di 211km/h che resterà suo per ben cinque anni.
Ritorno in Patagonia
Ermanno ha la mente piena di progetti ambiziosi e, così, dal 1989 inizia a provare la traversata di Cerro Standhart, Punta Herron, Torre Egger e Cerro Torre; un’impresa che riuscirà alla cordata dell’amico Rolando Garibotti e Colin Haley molti anni più tardi, nel 2008.
Il 1995 è l’anno della nuova via “Infinito Sud”, nome che sintetizza i 24 giorni passati con Roberto Manni e Piergiorgio Vidi sull’inviolata parete Sud del Torre, difendendosi dal vento in un box di alluminio. Una salita che gli lascia il grosso rammarico di non aver raggiunto la vetta per le pessime condizioni del fungo sommitale.
I 3128m vengono invece raggiunti nel 2004, lungo una nuova difficile linea chiamata “Quinque anni ad paradisum”, tracciata con Alessandro Beltrami e Giacomo Rossetti.
Il 2005 è l’anno di “El arca del los Vientos” con Beltrami; si tratta della via sulla parete nord che Cesare Maestri racconta di aver percorso nel 1959 con lo sfortunato Tony Egger, morto nell’impresa. Durante la salita Ermanno affronta tratti molto diversi dal racconto di Maestri e ciò crea ancora più dubbi e polemiche riguardo quella che venne dichiarata come la prima salita alla Torre del Vento… “Il Giornale” gli assegna la medaglia d’oro come miglior impresa sportiva dell’anno.
Con 26 spedizioni in Patagonia, Ermanno si afferma come il miglior conoscitore di quelle montagne da sogno e diviene noto come “l’uomo del Torre”. Documenta i suoi viaggi con foto e ben 15 video che usa nelle conferenze in Italia e all’estero.
Negli ultimi anni, dal piccolo comune di Massimeno, in Trentino, parte per il Sud America ma anche per l’Alaska, la Terra di Baffin e torna, di nuovo, in California.
Nel 2021 esce il suo libro: “Patagonia, il grande sogno”, con la prefazione di Reinhold Messner.
Non smette mai di aprire vie nelle montagne di casa e, tra queste, spicca “Moonbears” alla parete del Limarò. Una via che esprime la sua sensibilità alla questione degli “Orsi della luna”, imprigionati e maltrattati in alcune regioni asiatiche.
Quando non è in spedizione continua ad accompagnare i clienti sulle pareti del Brenta, come quel 18 agosto 2023, quando perse la vita cadendo sul Campanile Alto.
Ermanno Salvaterra ha fatto la storia dell’alpinismo internazionale, lasciandoci grandi vie, foto, video e uno stimolo a nutrire mente e cuore con grandi sogni e a dare il massimo per realizzarli.
Principali aperture sulle Dolomiti di Brenta
- Via degli Aspiranti Guide, sul Pilastro Bruno
- Elefante Viola, sul Pilastro Bruno
- Super Maria, sul Crozzon di Brenta, 1987
- Ultimo sole, sulla ovest del Crozzon di Brenta
- Duomo dei Falchetti, sul Campanile Basso
- Cheyenne, sul Campanile Basso
- Via dell’Oscar, in Corna Rossa
- Via Soddisfazione, sulla Cima d’Ambiez
- Orso Grigio, Sospiri e Orso Nero, tutte sulla Cima d’Agola
- Carpe Diem, alla Cima Tosa nel 2004
- Via del Dolfo, sul Lastone Orientale con M. Pedretti nel 1980
- Ultimo Pianto, alla Cima Tosa nel 2003
- 31 luglio 1989, sale slegato in meno di 12 ore: Pilastro dei Francesi sul Crozzon di Brenta, 900 m, VI; Parete est del Pilastro della Cima Tosa, 300 m, VI; Spigolo Graffer del Campanile Basso, 500 m, VI; Parete est della cima Brenta Alta, 500 m, VI; Diedro Oggioni del sul Campanile Alto, 700 m, V.
Principali salite in Patagonia
- Via del Compressore con l’uscita Bridwell, al Cerro Torre nel 1983
- Supercanaleta, al Fitz Roy nel 1983
- Cima della Aguja Guillaumet e della Poincenot nel 1983
- Prima invernale al Cerro Torre nel 1985
- Infinito Sud, nuova via al Cerro Torre nel 1995
- Quinque anni ad paradisum, nuova via al Cerro Torre nel 2004
- El arca del los Vientos, nuova via al Cerro Torre nel 2005
Libri
- “Patagonia, il grande sogno” di Ermanno Salvaterra, 2021
- “L’uomo del Torre. Pensieri nel vento” di Ermanno Salvaterra e Piero Calvi Parisetti, 2011
- “Semplicemente fantastici. Fiabe di Gnomi e di Streghe”
Film
- “Cerro Torre: prima invernale”, prodotto dalla redazione di Jonathan, dimensione avventura, 1985
- “Mount Menhire, Baffin Island”, 1988
- “Blu Patagonia”, premio UIAA al Festival internazionale film della montagna di Trento, 1992
- “Fuiste Alpiste”, 1994
- “Fuiste alpiniste”, premio al Festival Internazionale film turistico, 1995
- “Infinito Sud”, premio UIAA e premio Genziana d’argento Festival internazionale film della montagna di Trento e premio al Festival Internazionale film turistico, 1996
- “Monna Lisa”, 1998
- “Pensieri nel vento”, premio Genziana d’oro Club Alpino Italiano Festival internazionale film della montagna di Trento, 2002
- “Quinque anni ad paradisum”, 2005
- “El arca de los vientos”, 2006
- “Il grande sogno”, 2008
Io non sono credente ma nell’alpinismo credo.
Ermanno Salvaterra