Montagna.TV

Sulla vetta della Cima Mora, di fronte al tristemente noto Monte Toc

Lunga ma gratificante salita sul massiccio da cui si staccò la frana che originò la strage del Vajont

Malfamato suo malgrado, per le tragiche conseguenze della frana del 9 ottobre 1963 conseguente la costruzione della diga del Vajont, il massiccio del Monte Toc è ideale e gratificante meta autunnale per una escursione di medio impegno, dislivello e lunghezza. La sua dorsale, costituita dalla “massiccia elevazione terminale della bassa dorsale che dal Col Nudo si protende verso Nord Est” è come un fortino panoramico che affaccia da un lato di fronte al Col Nudo stesso e dagli altri verso gli abitati di Erto e Casso e le cime delle Dolomiti più vicine, con sguardi privilegiati su Pelmo, Civetta, Antelao, Rocchette di Bosconero, Cridola. Non a caso il toponimo dell’affaccio meridionale della dorsale è, verso Sud quello di “Pale Erte” e verso Sud Ovest di “Croda Sbregada”.

La salita si svolge sul versante nord della dorsale, articolata come una grande V che fa anche da confine tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia, con il versante settentrionale che ricade interamente nel territorio di quest’ultima. Il vertice della “V” è la cima del Monte Toc, che non è la più alta della dorsale, ma quella più rappresentativa. La più alta è, per una quindicina di metri, la Cima Mora (1938 m), che si raggiunge facilmente attraverso una traccia di sentiero che si dipana tra pini mughi con qualche sporadico ometto di pietra a segnare la via. La cima vera e propria del Toc è separata da quest’ultima da una insellatura, dove è stata insediata la statua di una madonnina. La sella si raggiunge facilmente e senza pericoli, abbassandosi leggermente sul versante Nord – verso Sud c’è un salto impressionante, fare attenzione – ma la cima del Monte Toc non è per tutti, comportando un breve passaggio di arrampicata su rocce friabili e il superamento di una cresta leggermente esposta.

L’itinerario

Partenza: Casso (PN)
Dislivello: + 1170 m
Tempo di percorrenza: 5.30 ore (a/r)
Difficoltà: E

Lasciata l’auto nel parcheggio a quota 800 metri circa, si prende il sentiero indicato da una evidente tabella di legno con segnavia Cai 907. Il tracciato scende per pochi metri e poi inizia a prendere quota nel bosco. Superato un albero caduto, si raggiunge con pendenze lievi il bordo occidentale del crinale del massiccio, dove il sentiero inizia a impennarsi. Dopo un affaccio sull’abitato di Longarone, si piega nettamente verso sinistra iniziando un lungo traverso su sentiero ripido nel bosco. Intorno ai 1300 di quota si raggiunge la spettacolare falesia naturale di Croda Vesei sotto la quale si notano i resti di bivacchi notturni con rocce annerite. Dopo ancora un tratto nel bosco la pendenza diminuisce e si guadagna la piccola Casera Vasei(1600 metri). Da qui il sentiero non è più segnato con i segnavia del Cai e bisogna seguire per gli ultimi trecento metri di dislivello su una traccia che si dipana prima in bosco più rado e misto di larici e poi tra i mughi (meglio se si possiede una traccia GPS). Dopo una radura tra i mughi si raggiunge la vetta di Cima Mora e da qui eventualmente, scendendo qualche metro verso Nord, la sella della Madonnina. La cima del Toc è ben visibile e caratterizzata anch’essa da una piccola croce.
Al ritorno, facendo attenzione, si incontra, intorno ai 1100 metri di quota, una deviazione dal sentiero ufficiale che si distacca verso destra inoltrandosi nel bosco, segnalata da bolli rossi, ometti di pietra e qualche fiocco di plastica. Tale deviazione conduce proprio sul bordo della frana e costituisce un impressionante visione dell’entità della stessa da uno scorcio laterale. La variante di rientro prosegue direttamente nel bosco, segnalata da ometti di pietra, fino a ricongiungersi al sentiero Cai in corrispondenza di alcuni muri a secco. 

Come arrivare

Autostrada A 27 fino al termine a Pian di Vedoia. Da qui si prosegue fino a Longarone dove si volta a destra Da si prende, a destra, la SR 251 in direzione Casso. Superata la diga del Vajont si sfiora una falesia e poco oltre si segue una strada bianca sulla destra che porta al parcheggio dove inizia l’escursione.

Da vedere

L’abitato di Casso e le case di Erto sopravvissute nella parte del paese abbandonato, dove si trova qualche bottega e qualche locanda.

Altri itinerari in Friuli-Venezia Giulia che potrebbero interessarti

Scoprire la Val Rosandra, a due passi da Trieste
Sulla vetta del Monte Nabois Grande, nel cuore delle Alpi Giulie
Sul Monte Canin lungo la Ferrata Brigata Alpina Julia
10.000 passi per scoprire Sauris e stare bene
Friuli: tre sentieri a bassa quota per scoprire natura e tradizioni della Val Resia
Val Tramontina: due percorsi facili tra montagne selvagge
Due gratificanti itinerari di stagione nel cuore selvaggio delle Prealpi Giulie 
Il bivacco Stuparich ai piedi dello Jôf Montasio
Cima Ombladet, sul sentiero delle Portatrici Carniche tra postazioni e malghe
L’Anello del Freikofel tra le vestigia della Grande Guerra
Sulla vetta dello Jôf di Sompdogna, nelle Alpi Giulie 

Exit mobile version