A Barbara “Babsi” Zangerl il Premio Paul Preuss 2025
Il prestigioso riconoscimento, assegnato all’alpinista che meglio incarna i valori di Preuss, è stato consegnato all’arrampicatrice austriaca sabato 20 settembre


«La mia ammirazione per Preuss deriva dalla limpidezza delle sue concezioni, dalla coerenza del suo stile di vita e soprattutto dall’audacia di molte sue scalate. Paul Preuss potrebbe vivere oggi». Reinhold Messner scriveva queste parole ormai nel lontano 1986, fra le pagine di quello che sarà successivamente considerato come uno dei suoi capolavori letterari (L’arrampicata libera di Paul Preuss, De Agostini). Proprio lo stesso Messner, nel 2013, vinse la prima edizione del riconoscimento che, da allora, vede premiati ogni anno tutti quegli arrampicatori capaci di seguire, nelle sfumature più eterogenee, i valori che il visionario fuoriclasse austriaco incarnava.
Fra i vincitori del Premio Preuss, dopo Messner, la guida altoatesina Hanspeter Eisendle, i compianti Albert Precht e Hansjörg Auer, Bert Kammerlander, Heinz Mariacher, i fratelli Huber, Bernd e Dani Arnold, Marco Prezelj e, infine ma non da ultime, anche due alpiniste donne: Catherine Destivelle nel 2021 e, quest’anno, Barbara Zangerl.
«Non mi aspettavo di ricevere questo riconoscimento – ci racconta la Zangerl, a margine della cerimonia svoltasi ieri pomeriggio ad Altaussee, nel Salzkammergut, cittadina natale di Paul Preuss – e devo ammettere che mi piacerebbe poterlo dividere con l’altro artefice dei miei successi, Jacopo». La Zangerl, infatti, abbandonata gradualmente l’iniziale carriera di boulderista per affacciarsi con buonissimo esito nell’arrampicata su roccia e nelle vie lunghe, ha iniziato a condividere corda e vita con il compagno, Jacopo Larcher, sempre al suo fianco nella realizzazione di tutti i suoi ultimi progetti. «Il regolamento del premio permette ad un solo alpinista di riceverlo, – precisa Georg Bachler, presidente dell’Internationale Paul Preuss Geschellsaft, associazione che ogni anno assegna il riconoscimento – ma la condivisione, la capacità di gioire dei successi altrui e la fratellanza alpinistica sono valori cardine per ciascuno di noi e riteniamo che questo premio sia a tutti gli effetti anche di Jacopo».
L’evento di ieri ha inoltre visto animarsi un’intera cittadina, fin dal primo pomeriggio. Gli ospiti e i giornalisti invitati, dopo aver visitato il camposanto di Altaussee e la tomba dove Paul Preuss riposa da oltre cent’anni, hanno raggiunto il nutrito pubblico negli spazi del Veranstaltungszentrum, dove Jan Mersch ha moderato una tavola rotonda su uno dei temi più importanti nell’approccio di Preuss alla montagna: il limite, la sua percezione e il suo superamento. A parlarne, insieme al giornalista Michi Düchs e a Michael Breuer, l’arrampicatrice Dörte Pietron, l’alpinista – già vincitore del premio – Dani Arnold e, graditissima sorpresa, Robert Schauer, ospite dell’ultimo minuto per via del forfait di Hanspeter Eisendle, purtroppo in questi giorni indisposto. Schauer, che nel 1985 fu con il polacco Wojciech Kurtyka sul Gasherbrum IV, di limiti se ne intende. «Io e Kurtyka – ha raccontato – eravamo preparati ad una salita di cinque giorni, ma alla fine ne impiegammo dieci. Non avevamo soltanto oltrepassato il nostro limite, lo avevamo doppiato».
L’esposizione al rischio, nell’arrampicata come nell’alpinismo, è un elemento ineliminabile ed è proprio su di essa che l’esplorazione del limite inizia. Lo ha spiegato bene, subito dopo la tavola rotonda, Alexander Huber,nella sua lectio sulla filosofia che caratterizzava il Preuss-pensiero. Un’etica totalizzante, che lasciava poco spazio all’interpretazione e che forse nessun altro, a parte Preuss stesso, è riuscito mai veramente ad abbracciare per intero. Forse nemmeno Barbara Zangerl, apprezzata universalmente dalla comunità alpinistica come una delle più grandi arrampicatrici di tutti i tempi. «Considero Preuss un faro – ha dichiarato – che illumina la mia ricerca in arrampicata, soprattutto ogni volta che le protezioni su una parete si fanno più distanti. Credo che l’approccio di Preuss alla montagna abbia ancora molto da insegnare a tutti noi».