Storia dell'alpinismo

Il Duca, esploratore gentiluomo

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Navigatore, alpinista esploratore: molti e diversi sono i sostantivi che si possono affiancare al nome di Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi. Dai diari tenuti dai suoi compagni d’avventura traspare a ogni pagina l’immagine di un pioniere affascinato dalle grandi imprese e di un uomo coraggioso, ma mai incosciente.

Luigi Amedeo nacque a Madrid nel 1873 da Maria Vittoria del Pozzo della Cisterna e Amedeo di Savoia, a quel tempo re di Spagna. Nel dicembre 1884 il dodicenne Luigi Amedeo entrò come allievo regolare della Regia Accademia Navale di La Spezia.

Il giovane Savoia percorse tutte le tappe della carriera militare, da mozzo ad ammiraglio, “senza nessun privilegio e coi doveri comuni a tutti gli altri”, come si era raccomandato il padre Amedeo.

A bordo dell’incrociatore Amerigo Vespucci e della cannoniera Volturno, Luigi Amedeo di Savoia iniziava la straordinaria avventura della scoperta di mondi lontani, dall’America del sud, allo stretto di Magellano, a capo Horn e all’Africa orientale.

Ma il Duca degli Abruzzi era anche una celebrità nel mondo della montagna. Nel 1897 aveva infatti compiuto la temeraria ascensione al monte Sant’Elia, alto 5.489 metri, al confine tra Alaska e Canada.

Grande protagonista della storia dell’alpinismo, il Duca degli Abruzzi aveva cominciato a scalare fin dall’adolescenza, accompagnato dal padre barnabita Francesco Denza e a volte perfino dalla regina Margherita, avvolta in pesanti gonnelloni a più strati confezionati appositamente per i viaggi.

Qualche anno più tardi ad accompagnare il Duca nelle scalate sempre più impegnative erano le guida valdostana Joseph Petigax di Courmayeur, o il fotografo Vittorio Sella che saranno con lui nella fruttuose spedizioni degli anni dopo. Ma anche quelle prime ascensioni non furono mai banali, anzi: accanto a ripetizioni di prestigio, come il Grépon, il Petit Dru, la cresta di Zmutt, dobbiamo ricordare la Punta Margherita alle Grandes Jorasses e la punta Iolanda alle Dames Anglaises.

Dopo la parentesi polare del 1899-1900 il Duca trascinò i suoi fidati collaboratori in un’altra straordinaria serie di avventure, che comprese la conquista di 14 vette del massiccio del Ruwenzori nel 1906, “colui che fa le piogge” come lo chiamano le popolazioni indigene, il più esteso gruppo glaciale africano sul confine tra Uganda e Zaire.

Seguì l’esplorazione del Karakorum nel 1909, dove il Duca e i suoi uomini raggiunsero i 6000 metri sullo sperone sud est del K2, dello Staircase, oggi chiamato Syang Kangri alto 6600 metri, e il Chogolisa, di 7150 metri. Era il 18 giugno 1909: quel giorno superarono di oltre 200 metri il record di altezza dell’epoca.

Nel 1929 il Duca avviò una campagna di colonizzazione agricola della Somalia, dove fondò il villaggio Duca degli Abruzzi in cui decise di trascorrere gli ultimi anni della sua vita. Amico degli intellettuali come delle guide alpine, il Duca seppe come pochi altri interpretare i valori dell’alpinismo borghese dell’Ottocento, assommando in sé le due figure del minuzioso organizzatore e del geniale avventuriero.

Jenny Maggioni

 

Nella foto Il Duca degli Abruzzi in mezzo alle sue guide al Ruwenzori in Africa

 

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