Riportato in superficie in 24 ore lo speleologo ferito in Piemonte
Marco Massola, ferito dalla caduta di un masso, è stato riportato alla luce dopo poco più di 24 ore. Per far passare la barella, alcune strettoie dell’Abisso Paperino sono state allargate con l’esplosivo
Una mobilitazione rapidissima, una dimostrazione di grande abilità e competenza da parte di oltre 50 volontari del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico arrivati da tutto il Piemonte, dalla Lombardia, dal Trentino-Alto Adige, dal Friuli-Venezia Giulia e dal Veneto.
Si è concluso alle 12.45 di oggi, lunedì 21 luglio, l’intervento di soccorso speleologico del CNSAS all’interno dell’Abisso Paperino, sulla Colla Termini, nel comune di Ormea (CN) dove Marco Massola, 62 anni, presidente del gruppo speleo del CAI di Lanzo, in provincia di Torino, era rimasto ferito in seguito alla caduta di un masso.
L’incidente è avvenuto intorno a mezzogiorno di domenica 20 luglio, circa mezz’ora dopo l’ingresso del gruppo di speleologi in grotta. La vittima era alla base di un pozzo, a circa 40 metri di profondità, quando è stato colpito da una pietra caduta dall’alto.
L’Abisso Paperino, che si apre a 1870 metri di quota nella zona della Colla Termini, nonostante il nome scherzoso è una grotta verticale e difficile. Ha una profondità di oltre 400 metri e uno sviluppo di circa due chilometri, nei quali si alternano strettoie impegnative, pozzi verticali e meandri.
La vicinanza all’uscita del punto in cui è avvenuto l’incidente ha consentito agli altri speleologi (tra i quali la moglie di Massola) di dare l’allarme rapidamente. I primi soccorritori sono entrati nella grotta alle 16.
Appena raggiunto il luogo dell’incidente è stata allestita una tenda riscaldata e condizionata, dove il ferito – che aveva riportato un trauma cranico – è stato stabilizzato e monitorato costantemente da due sanitari del CNSAS, specializzati in soccorso medicalizzato in ambiente ipogeo. Una linea telefonica via cavo ha consentito di mantenere il contatto con il campo-base all’esterno.
Il trasporto verso l’uscita ha richiesto il superamento di due pozzi verticali di circa 15 metri ciascuno, di due meandri stretti e di una strettoia particolarmente complessa. Per superare questi tratti, Marco Massola è stato immobilizzato con un dispositivo KED (Kendrick Extrication Device), che consente di proteggere la colonna vertebrale in spazi estremamente ristretti.
Per consentire il passaggio della barella, però, è stato necessario allargare alcuni tratti del percorso tra il luogo dell’incidente e l’uscita. I tecnici del CNSAS, opportunamente formati, hanno impiegato delle microcariche esplosive per allargare tre strettoie che rendevano impossibile il passaggio. La fase di disostruzione è terminata alle 11 di lunedì.
Domenica sera, quando l’ufficio stampa del CNSAS ha diffuso la notizia dell’incidente e dell’inizio delle operazioni di soccorso, molti hanno ripensato alle 80 ore necessarie, nel dicembre 2024, per estrarre la speleologa lombarda Ottavia Piana dall’Abisso Bueno Fonteno, sulle Prealpi bresciane.
Per riportarla alla luce erano intervenuti volontari del CNSAS da gran parte d’Italia. Dopo la fine dell’operazione di soccorso, anch’essa portata avanti con grande competenza e con un’organizzazione perfetta, si erano scatenate sulla stampa e sui social delle polemiche relative ai costi e ai tempi dei soccorsi.
Il primo sanitario del CNSAS a raggiungere Marco Massola era intervenuto nel 2023 nella grotta di Morca, in Turchia, per salvare lo speleologo americano Mark Dickey, ferito e con gravi lesioni interne. Anche per questa operazione erano stati necessari vari giorni, ed era stato allestito un piccolo ospedale sotterraneo.
Nell’Abisso Paperino, anche grazie alla vicinanza del punto dov’è avvenuto l’incidente all’uscita, i tempi sono invece stati rapidissimi nonostante le difficoltà del percorso. Una volta fuori dalla grotta, lo speleologo è stato nuovamente valutato dai sanitari, e immediatamente trasferito in ospedale dal servizio di elisoccorso di Azienda Zero Piemonte.