Mostre e convegni

Walter Bonatti a fumetti. In mostra a Torino un’immagine poco nota del grande alpinista

Apre domani al Museo Nazionale della Montagna di Torino “Walter Bonatti - I fumetti ritrovati” con sceneggiature, disegni e grandi tavole a colori realizzate da Enea Riboldi tra il 1990 e il 1992. Fino al 15 marzo

Tutti conoscono il Walter Bonatti alpinista, grazie alle imprese che ha compiuto sulle Alpi e sulle montagne del mondo, dal K2 e dal Gasherbrum IV fino alla Patagonia e alle Ande peruviane. Gli appassionati, anche se sono nati qualche decennio più tardi, conoscono le foto che ha scattato a partire dal 1965 nei suoi viaggi di esplorazione intorno al mondo, dalle rapide dello Yukon fino ai vulcani dell’Africa centrale e dell’Asia. 

Le immagini da lui realizzate, i ritratti ottenuti con sapienti autoscatti, le parole di Walter custodite in libri, articoli e pagine di diario ci mostrano un esploratore instancabile, un narratore e un fotografo capace di trasformare le sue imprese in storie affascinanti. Dal suo archivio, conservato al Museo Nazionale della Montagna di Torino, continuano a uscire materiali inediti e spesso sorprendenti. 

Lo dimostra la mostra che verrà inaugurata nelle sale del Monte dei Cappuccini domani 18 luglio, che resterà aperta fino al 15 marzo 2026, e che è dedicata al periodo in cui Walter Bonatti diventò un personaggio dei fumetti. Anni in cui, oltre a ispirare disegnatori e sceneggiatori con le sue avventure, collaborò in prima persona, creando un inedito dialogo tra la sua vita vissuta e la creazione grafica che andava via via nascendo.

La mostra Walter Bonatti – I fumetti ritrovati, insieme al volume omonimo che sta per essere pubblicato da Solferino (entrambi sono a cura di Angelo Ponta) propongono un inedito viaggio attraverso illustrazioni, schizzi e vere e proprie sceneggiature dedicate al grande alpinista lombardo. Si passa dal Pilone Centrale del Monte Bianco al Grande Nord americano, dal cuore dell’Africa agli oceani. 

“La mostra e il libro esplorano per la prima volta questo filone, e testimoniano come la figura di Bonatti abbia oltrepassato i confini dell’azione alpinistica ed esplorativa diventando un’icona popolare. Un racconto per chiunque ami l’avventura e le storie che sanno fermare le emozioni” spiega Daniela Berta, direttrice del Museo della Montagna. 

“Questa avventura fatta di matite e inchiostri nasce all’inizio degli anni Ottanta, quando Bonatti incontra l’editore Massimo Baldini. Pubblica con lui il volume fotografico Magia del Monte Bianco e il pamphlet Processo al K2, seguono altre due raccolte di immagini come La mia Patagonia e L’ultima Amazzonia, che esce nel 1989”, racconta il curatore Angelo Ponta. 

In quel periodo, Baldini sta editando per conto della Mattel, celebre produttrice di giochi e giocattoli, la rivista Magic Boy. E’ una vetrina di prodotti o poco più, ma lui la vuol trasformare in un autentico mensile per ragazzi. L’editore francese Laffont propone di curare l’edizione italiana dei suoi fumetti ispirati alle avventure dell’oceanografo Jacques-Yves Cousteau. Baldini pensa di fare lo stesso con le esplorazioni di Bonatti, realizzando “storie per ragazzi, ma molto realistiche”. 

Una task force di artisti e sceneggiatori

L’idea piace subito a Walter, e nella redazione milanese di via Giambologna, non lontana dal Naviglio Pavese e dalla casa di Bonatti, si inizia a lavorare. Collaborano alle sceneggiature Alfredo Castelli e Mario Gomboli, ma il personaggio-chiave è l’illustratore milanese Enea Riboldi, che inizia a sfornare delle splendide tavole a colori formato 50 x 70.  

Il piano dell’opera è ambizioso. Si inizierà con il viaggio in canoa sullo Yukon, seguiranno le avventure nelle foreste della Tanzania e dello Zaire, e quelle in Uganda tra i coccodrilli del Nilo. Poi l’incontro con i varani dell’isola di Komodo, i reportage in Siberia e nel deserto del Namib, l’esplorazione dell’isola di Nuku Hiva sulle orme di Herman Melville, l’avventura sul vulcano Krakatoa. 

Si pensa anche a uno o più fascicoli dedicati al Bonatti alpinista, a iniziare dalla tragedia del 1961 sul Pilone centrale del Frêney. Per facilitare il lavoro di Riboldi, si pensa addirittura di portarlo in elicottero a vedere da vicino il Pilone e il ghiacciaio sottostante.   

Ma l’impresa, dal punto di vista editoriale, dura poco. Baldini è un piccolo editore ed è abituato a prodotti diversi, la diffusione dei fumetti ha già iniziato a calare. La prima avventura di Bonatti viene annunciata su Magic Boy all’inizio del 1991, ma esce solo nel maggio del 1992 (con il titolo Solitario sullo Yukon), quando la rivista ha già cambiato nome in Moby Dick, sottotitolo Fumetti e curiosità per raccontare e amare l’ambiente. 

A giugno del 1992 esce Il tesoro del galeone, la prima avventura di Cousteau tradotta dal francese, a luglio torna Bonatti con Nel cuore dell’Africa. Nella stessa estate Walter, mentre lavora alla casa di Dubino dove si è trasferito con Rossana Podestà, si procura un’ernia al disco che lo costringerà a un lungo calvario ospedaliero e farmacologico. Bonatti subisce due interventi neurochirurgici, contrae un’infezione che lo immobilizza per mesi. Il suo lavoro si ferma.

Bonatti in arrampicata sul vulcano Krakatoa, in Indonesia. Illustrazione di Enea Riboldi

Un’avventura editoriale durata troppo poco

Moby Dick di settembre, con Walter Bonatti sull’isola dei mostri, non viene mai stampato. L’ultimo fumetto su Cousteau, Le trappole del mare, arriva in edicola a ottobre. Poi più nulla. L’incidente al protagonista, però, è solo la goccia che fa traboccare il vaso. 

“I problemi per Magic Boy e poi Moby Dick erano molti e seri già prima. Enea Riboldi era un artista, e lavorava troppo lentamente per “rifornire” di storia da pubblicare un mensile. Gli è stato affiancato un collega più giovane, Pasquale Del Vecchio, ma il meccanismo non ha mai funzionato” spiega Angelo Ponta, curatore della mostra che s’inaugura il 18 luglio.

“E poi, come chi conosce la storia dell’alpinismo sa bene, Bonatti è sempre stato un uomo cocciuto, e il suo rapporto con gli sceneggiatori è stato difficile fin dall’inizio. Walter aveva vissuto delle avventure solitarie, gli autori volevano inserire nelle storie dei personaggi di fantasia per rendere più animati i disegni, e lui diceva regolarmente di no. Il progetto si è fermato anche per questo” continua Ponta.  

In occasione della mostra, gli eredi di Enea Riboldi, che ci ha lasciato pochi mesi fa a settant’anni, hanno donato al Museo della Montagna le tavole originali e gli schizzi realizzati dal disegnatore milanese per il primo albo dedicato alle avventure di Bonatti. 

“Saranno tutte esposte a Torino, alcune ingrandite per occupare intere pareti. Poi ci saranno degli schizzi a matita, e 14 pagine dattiloscritte – ovviamente ingrandite – della sceneggiatura del fumetto dedicato al Pilone Centrale” prosegue il curatore della mostra. “Mi addolora molto che Riboldi se ne sia andato da poco. Oltre che a Bonatti e alle sue imprese, il nostro lavoro è dedicato a lui”. 

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