Tre morti in due giorni sulle montagne del Trentino
Tutte le vittime erano correttamente attrezzate e considerate esperte. La fatalità è un nemico invincibile, ma una dose di attenzione supplementare è sempre preferibile. Anche se a volte non basta nemmeno quella
Peggio di così non poteva iniziare l’estate sulle montagne del Trentino. Sono stati, infatti, ben tre gli alpinisti che hanno perso la vita, in altrettanti incidenti, nel fine settimana che si è appena concluso. Roberto Stoffella è morto venerdì precipitando per una cinquantina di mentre stava percorrendo la ferrata Signora delle Acque, vicino al Passo del Ballino. Sabato è deceduto Giuseppe Tararan, caduto mentre arrampicava da primo di cordata sulla via Albiero Dolcetta nei pressi di Cima Lastei. A rendere ancora più drammatica questa tragedia è stata la lunga agonia dello sfortunato alpinista, rimasto per otto ore appeso alla corda senza che i soccorritori potessero raggiungerlo con l’elicottero a causa della fitta nebbia. Quando Tararan è stato finalmente raggiunto respirava ancora, ma nonostante i tentativi di rianimarlo è spirato sul posto. Sono state le Dolomiti di Brenta il teatro della terza tragedia. Simone Navarini, è precipitato per circa sessanta metri mentre scalava le pareti del Sasso San Giovanni, a 2.185 metri di altitudine, perdendo la vita sul colpo. Nonostante la giovane età, 29 anni, anche Navarini era un alpinista esperto e ricopriva tra l’altro il ruolo di Presidente della sezione SAT di Ravina.
Sfortuna? Imprudenza? Disattenzione? Poco importa, ormai. Il fatto che tutte le vittime fossero considerate perfettamente all’altezza di quello che stavano facendo impone, ancora una volta, una riflessione. Ogni volta che usciamo per un’escursione dobbiamo riempire lo zaino di cautela. A volte, certo, non basta neppure quella: un appiglio che si stacca all’improvviso, una pietra che si stacca dall’alto, i soccorsi che tardano a intervenire causa maltempo non dipendono dai nostri comportamenti. Non resta che abbracciare, almeno virtualmente, i tre sfortunati alpinisti e le loro famiglie. Nella speranza di non doverlo fare troppo spesso.