Medicina e benessere

Ginepro, leggenda e tradizione

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Balsamico, diuretico ed efficace contro i reumatisimo, il ginepro non è solo una pianta dalle comprovateproprietà officinali. Sin dal Medioevo era consumato come panacea di tutti i mali in infusi, distillati o decotti. Ed è stato per secoli famoso come rimedio nelle possessioni e perfino come cura della peste bubbonica.

I semi di ginepro contengono oli essenziali (canfene), resine, flavonoidi ed un principio amaro. Hanno azione balsamica, diuretica, aumentano la motilità e la secrezione gastrica. Gli oli essenziali e le resine sono stimolanti, antisettici cutanei, vescicali, bronchiali e possiedono un’azione revulsiva impiegabile in casi di reumatismi.  sono però controindicati nella gravidanza ed è consigliata particolare attenzione all’uso a causa della potenziale nefrotossicità.

Oltre alle sopracitate proprietà officinali, c’è tutto un mondo di tradizioni e leggende che aleggiano intorno a questa piantina profumata e forte. Andremo a scoprire, oggi, soprattutto quelle che appartengono alla Valcamonica, dove la pianta del ginepro ha sempre avuto innumerevoli usi. Dal liquore fatto con le bacche o le gemme usato come digestivo, allo sciroppo di bacche contro costipazioni e affezioni bronchiali. Dal caffè diuretico (adatto ai malati di cuore con insufficiente diuresi) al vino o infuso con il medesimo scopo, diffusi soprattutto in Valsaviore.

Il decotto di ginepro era usato anche nella cura della cistite e le bacche, miscelate con legno essiccato,contro la gotta. Ginepri freschi venivano ingurgitati contro l’alitosi. E poi, ovviamente, c’è l’uso meramente culinario per la preparazione del salmì o della Treàca (unito a camedrio e lichene e zucchero).

Il suo uso nell’antichità è testimoniato da diversi testi. Il bresciano Francesco Roncalli Parolino, nel suo “Europae medicina” nel 1747, parlando dei Camuni, scrisse, seppur in modo ironico: “non si servono dei medici, ma… del puro oglio di ginepro esternamente per le sciatiche ed altri dolori reumatici…”.

Nei primi del ‘700 ebbe notevole successo l’olio di bacche di ginepro distillato, prodotto da messer Stefano Zambotti di Darfo, a detta del produttore, adatto contro “appoplesia, paralisia, tagli, ferite e macature, dolor di denti, vermi, ostruzzione de nervi, leva il sibilo dall’orecchie, conferisce a i maniaci malancolici, vale al dolor di testa, dissipa anche i flati e cava la pietra da reni, rende monda la cute levando le macchie negre di essa”, preserva “dalla peste e da tutti li veleni”. Una vera e propria panacea.

La peste, temutissimo morbo, era ritenuta curabile con l’utilizzo di fumigazioni o medicamenti fatti con ginepro, che si credeva potesse curare persino i tumori, le paralisi, gli avvelenamenti, la lebbra, la perdita di memoria, dolori di parto e problemi al fegato. Bollito in aceto veniva usato per il mal di denti. Trito in chiara d’uovo e legato alla fronte, per bloccare l’emorragie nasali.
 
Padre Gregorio narra che, nei lunghi inverni, per rendere l’aria “chiusa” delle abitazioni “più salubre”, in Valle Camonica si facevano "alle stufe gentili profumi con bacche di ginepro, del quale nella parte suprema all’aprico vi sono selve, e se ne servono d’ordinario le genti per il fuoco”.

Il ginepro entra pure a far parte degli ingredienti originari del liquore camuno Noreas nonché dello sbregabudèle trentino. Nel comune di Corteno Golgi i galbuli della pianta in questione, nella quantità di “un pugnetto”,  venivano infusi per breve tempo in un bicchiere di vino da bersi ante i pasti come amaro-tonico.  

Anna Giorgi

NB. questa scheda monografica è frutto di  una indagine etnobotanica condotta in Vallecamonica, pertanto,oltre alle informazioni generali relative alla specie, sono riportate anche peculiarità d’uso e di denominazione tradizionale. 

Anna Giorgi è docente del Corso di Laurea in Valorizzazione e Tutela dell’Ambiente e del Territorio montano

Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Milano, sede di Edolo.
Sito internet:
www.valmont.unimi.it

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