Pietra Corva: 1200 specie botaniche e 16 sentieri nell’Oltrepo Pavese
Collocato a 950 metri di quota, il Giardino Botanico Alpino Pietra Corva regala un viaggio tra le piante di tutto il mondo. Poi ci si mette in cammino tra scenari che non ci si aspetta
Romagnese è un borgo dell’Oltrepò Pavese di circa 500 abitanti, che riserva una sorpresa a chi ama montagna e la natura. Il suo territorio, sul versante orografico destro della Val Tidone, al confine con la provincia di Piacenza, prende quota sull’Appennino Ligure. Boschi di querce lasciano gradualmente spazio a faggete e conifere. Mentre la strada si inerpica, si dimentica l’ambiente antropizzato più a valle e ci si immerge in una natura che è uno scrigno di biodiversità. Non a caso siamo in un SIC, cioè in un Sito di Importanza Comunitaria della Rete europea Natura 2000, un’area di grande valore naturalistico per flora e fauna. Qui, su 30 mila metri quadrati, a quota 950 metri si estende il Giardino Botanico Alpino Pietra Corva. Il nome è legato al Monte Pietra di Corvo (o Pietra Corva, 1078 m), che è una piccola cima fatta da una serie di affioramenti ofiolitici di colore scuro, che qualche centinaio di milioni di anni fa si trovavano sul fondo dell’oceano. Il giardino si trova su un versante di questa montagna.
Può sembrare un’idea bizzarra creare un giardino botanico in un luogo così sperduto. Il suo fondatore è stato un veterinario un po’ visionario, Antonio Ridella (1911-1984), che amava viaggiare. «All’epoca non era ancora vietato portare via piante e semi», ricorda Carlo Gariboldi dell’associazione Ticinum Festival, che si occupa del palinsesto culturale del Giardino. «Lui tornava dai suoi viaggi sui Pirenei, nell’Himalaya, sulle Ande o nei Carpazi con nuove piante. E così è nata l’idea di creare questo luogo». Un posto magico, che doveva presentare una collezione vegetale di altre zone montane italiane e in terre lontane. Dopo la scomparsa di Ridella, il Giardino Botanico Pietra Corva è stato affidato ad Adriano Bernini, esperto di flora alpina, che ne è stato direttore fino al 2005. A lui è legata la creazione di un centro visitatori e di un Centro Studi dell’Appennino Settentrionale, all’interno del parco. Poi, negli ultimi anni gli effetti del cambiamento climatico hanno iniziato a colpire anche l’Appennino. «L’innalzamento delle temperature ci offre un’occasione unica per studiare sul campo gli effetti del riscaldamento globale e per coinvolgere il pubblico in una riflessione concreta sulla tutela della biodiversità», spiega Manuel Achille, sindaco di Romagnese e assessore della Comunità Montana dell’Oltrepò Pavese.
Sono 1200 le specie di piante da vedere
Dopo il siccitoso 2022, il Giardino Botanico Alpino è stato sottoposto a un progetto di riqualificazione e ha riaperto nel 2023. Fra i tesori botanici che è possibile vedere, c’è la pianta simbolo del giardino: la Fritillaria montana, una bulbosa che ama i pendii rocciosi, che produce un fiore pendulo variegato rossastro. C’è un settore dedicato a ninfee bianche e orchidee palustri, mentre nella zona dedicata alle Alpi, al Gran Sasso e alle Dolomiti spicca la Gentiana ligustica, o genziana ligure, con il suo fiore blu intenso. C’è l’opportunità di vedere anche la Sarracenia purpurea, una pianta carnivora di origine americana, che “mangia” insetti, e la stella alpina dell’Appennino, Leontopodium nivale. Degna di nota anche l’orchidea europea Dactylorhiza maculata fuchsii. I QR code lungo i percorsi infornano il visitatore su quanto sta osservando. «Nel Giardino Botanico Alpino ci sono oltre 1200 specie di piante», dice Francesco Gatti, botanico naturalista. «L’area è interessante anche dal punto di vista faunistico. Si trovano tre specie di tritone (rettili molto sensibili all’inquinamento, vivono solo in zone incontaminate, ndr), libellule e farfalle. Queste ultime nell’area dell’Oltrepò sono presenti con 120 specie, mentre a titolo di raffronto in tutta la Gran Bretagna sono solo 60. Il Giardino sai trova lungo rotte migratorie degli uccelli, che in Oltrepò sono oltre 300 specie. Non è raro vedere a Pietra Corva il picchio, il falco pellegrino o il corvo imperiale».
A partire da giugno – momento clou per la fioritura dei rododendri – il Giardino Botanico Alpino sarà aperto tutti i weekend fino a settembre. Da quest’anno un palinsesto culturale prevede attività per bambini e adulti. Per raggiungere Pietra Corva, si può parcheggiare a Grazzi e proseguire a piedi lungo un breve sentiero. Oltre alla visita al Giardino Botanico Alpino, Romagnese merita una sosta. Il comune, suddiviso in 40 frazioni, ha una lunga storia, che affonda le radici nel Medioevo. Per una sosta, da vedere sono la chiesa barocca di San Lorenzo e il castello Dal Verme, oggi sede del Comune, che ospita anche un Museo di Arte Contadina (aperto la domenica mattina, da aprile a settembre). È possibile anche salire sulla Torre. E per chi è appassionato di arte religiosa, c’è un percorso che tocca 17 oratori. «Dal 2020, stiamo assistendo a una grande richiesta di case vacanza in affitto per l’estate, con richieste soprattutto da Pavia, Milano e dal Lodigiano», commenta il sindaco Achille. «È in atto una riscoperta della zona, che è già montagna».
16 sentieri e la Via del sale
Nel territorio del comune di Romagnese, si trova una rete di 16 sentieri, per una lunghezza di 70 km, risistemata di recente dai volontari. Un giro alla portata di tutti è il Sentiero delle cascate del Rivarolo, che inizia al campo sportivo di Romagnese e passa da Casa Rocchi incrociando tre cascate del rio: Scaiòn di Massapè, Miræi di Ghioss e Miræi di Rocc. Il giro termina davanti alla Madonnina del Fosso (km 3,8 con saliscendi, circa 2 ore e mezzo). A questo punto si può tornare indietro dalla stessa strada, oppure alla località Faggi – Monte Calenzone imboccate girando a sinistra l’anello esterno di Romagnese. Si procede per circa 2 km (30 minuti) in piano in direzione Poggioli d’Alpe. Poi al bivio con il sentiero del pellegrino (n.1) si gira a sinistra e incomincia la discesa verso Romagnese, passando per Casa Villa, Casa Ghiozzi e Casa Picchi e dall’Oratorio della Madonna Addolorata di Zuccarello. Questo tratto è di circa 5 km lungo un ex pista forestale, il dislivello è di 544 metri e si raggiunge Romagnese in 1 ora e mezzo circa. Tutti i sentieri sono visualizzabili su una cartina (prolocoromagnese.com). Questo piccolo anello è alla portata di tutti, nei punti più difficili ci sono scalini e corrimano.
Per i grandi camminatori, non lontano dal Giardino Botanico Alpino di Pietra Corva passa anche la Tappa 1 della Via del Sale che da Varzi giunge fino a Portofino. Questo tratto va da Travo (Piacenza) a Passo Penice (Pavia/Piacenza), transitando dal Monte Pan Perduto (1065 m). Il percorso si può coprire in una giornata: sono 26 km (di cui 6 su asfalto) con dislivello di 1800 m in salita e 850 in discesa. Non è difficile, ma serve avere buona gamba. A Passo Penice (1149 m), che mette in comunicazione la Valle Staffora in Lombardia con la Val Trebbia in Emilia, c’è anche un albergo in cui fermarsi a dormire, se si vuole proseguire lungo la Via del Sale o rientrare il giorno dopo dallo stesso percorso dell’andata.