Storia dell'alpinismo

“Gnaro” re degli ottomila

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E’ entrato da poco nell’Olimpo dei pochissimi uomini  che hanno realizzato la straordinaria "corsa agli ottomila". Ma nel mondo è famoso da tempo, e in Italia è amato più che mai. Silvio Mondinelli, il "Gnaro" nazionale, non è solo un fuoriclasse dell’alpinismo. La travolgente ironia e i numerosi salvataggi estremi ad alta quota ne fanno un esempio di coraggio e umanità.

Silvio Mondinelli nasce a Gardone Valtrompia, in provincia di Brescia, il 24 giugno 1958, ma la sua vita è destinata a svolgersi altrove. Nel 1976 si arruola nella Guardia di Finanza e due anni dopo viene trasferito ad Alagna Valsesia, in provincia di Vercelli.

E’ qui che la montagna gli entra nel cuore, al punto che non vorrà più tornare a Brescia: il Monte Rosa diventa la sua casa, la sua palestra, il trampolino di lancio verso le vette più alte del mondo. Dopo aver compiuto numerose scensioni sulle Alpi, nel 1984 parte per la sua prima spedizione internazionale.

La prima prova è la parete nord del Puscanturpa dove apre una nuova via: un versante inviolato, soprannominato l’Eiger del Sud America per la sua verticalità e difficoltà.

Nel 1993 comincia la serie degli Ottomila: il primo è il Manaslu, salito dalla parete sud. L’anno dopo è la volta del Lhotse, ma pur arrivando a quota Ottomila, il maltempo gli impedirà di raggiungere la cima più alta. Solo nel 2006, dodici anni dopo, chiuderà i conti con questa montagna: unitosi alla spedizione di Mario Merelli il 15 maggio toccherà la vetta.

Nel 1996 scala lo Shisha Pangma: è il suo terzo ottomila. Nel gennaio ’97 conquista l’Aconcagua (6962 metri): è in questa occasione che compie il suo primo salvataggio eroico, andando a recuperare l’amico alpinista disperso.

Tornato a casa si riposa per pochi mesi, poi in autunno riparte alla volta del Cho Oyu: si trovava già a campo II quando, dal campo base, gli giunge notizia di un alpinista bloccato a settemila metri. Il Gnaro allora riscende, lo trova, lo salva e lo riporta al campo Base. Dopo di che riprede la sua ascesa, e il 15 ottobre è il suo quarto ottomila.

A questo punto lo aspetta l’Everest. Il primo tentativo è del ’99: sfida la parete nord del Tibet ma fallisce a causa del maltempo. Durante la discesa però, riesce a compiere l’ennesimo salvataggio ad ottomila metri, quello di un alpinista russo, e a riportare al campo base i corpi dei due suoi compagni.

Nel 2000 il secondo tentativo, sempre dalla parete nord del Tibet. Questa è passata alla storia come una delle sue imprese più dure: a 8600 metri è bloccato dallo scoppio improvviso di un violento temporale, ed è costretto a scendere a 8200 metri. Intanto gli alpinisti spagnoli che avrebbe dovuto incontrare qui non arrivano, così Mondinelli va a cercarli, li trova e insieme risalgono a campo II. Ma non è ancora finita: pochi giorni dopo risale a 8600 metri per salvare una ragazza bloccata dal maltempo e stremata dalla fatica. Niente vetta insomma, ma molto di più.

E’ il 2001 il suo anno memorabile: nella primavera torna sull’Everest, e salendo dalla parete sud del Nepal, questa volta ce la fa. Quinto ottomila.

Non è rientrato a casa da neanche un mese che già rifà le valigie e parte per la sua prima impresa in Karakorum: poichè il Gasherbrum II e il Gasherbrum I hanno il campo base in comune, decide di sfidarli entrambi. Sono rispettivamente il sesto e il settimo ottomila.

Ma il Gnaro non è ancora stanco, e non ha voglia di tornare a casa: Dhaulagiri, 8163 metri. E’ il 12 ottobre quando arriva l’ottavo ottomila.

L’anno dopo è la volta del Makalu: e siamo a nove. Poi nel 2003 conquista il Kanchenjunga: 8586 metri, e ne mancano solo quattro!

Nel 2004 Mondinelli partecipa al progetto "Everest – K2 2004 50 anni dopo", che prevede la salita di entrambe le montagne. L’Everest era già suo, ma la montagna più impietosa del mondo è una nuova vittoria. Meno tre.

L’anno dopo è la volta della "montagna killer", il Nanga Parbat. La spedizione è organizzata da una tv spagnola per il programma "Al filo de lo Impossibile". Unico italiano della spedizione, il Gnaro non perde un colpo, e anche il dodicesimo ottomila è suo.

L’Annapurna è la tappa del 2006, quindi ne manca solo uno: il Broad Peak. La tensione sale, la corsa è arrivata alla fine e il traguardo è vicino. La spedizione parte a metà giugno di quest’anno, e il mondo dell’alpinismo lo segue in fibrillazione. Finalmente, dopo un mese, il 12 luglio, è vetta, l’ultima, la grande vittoria.

Tra lacrime di gioia si conclude la sfida iniziata quattordici anni fa. Silvio Mondinelli è il sesto uomo sulla terra ad aver scalato tutti gli ottomila senza ossigeno. Un’impresa già di per se memorabile, ancora di più se si pensa alle prove di amiciczia e coraggio dimostrate nei salvataggi estremi e al limite delle possibilità umane.

E con lo stesso spirito di solidarietà il Gnaro si è avvicinato in questi anni alle popolazioni locali incontrate nel corso delle spedizioni: ha dato loro una mano concreta, ha finanziato la costruzione di una scuola e di un ospedale.

Grandi gesta le sue insomma, sempre intraprese col sorriso sulle labbra, e un guizzo d’ironia negli occhi: la sua cifra caratteristica.

Guarda le migliori immagini del Gnaro

 

Valentina d’Angella

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