Storia dell'alpinismo

Storia dell’ice climbing

immagine generica

Niente più gradini da scavare faticosamente nel ghiaccio. Salite più facili, leggere e verticali. Negli anni Settanta, l’invezione della salita in "piolet traction" fa vivere un periodo di fulgore all’arrampicata su ghiaccio, che si diffonde rapidamente in tutto il mondo.

A parte qualche pioniere come Heckmaier, che si fece fare dei ramponi a 12 punte per la prima salita della Nord dell’Eiger, prima degli anni Settanta i ramponi non avevano punte davanti, ma solo sotto. 

Sui pendii ghiacciati, l’alpinista era costretto a procedere "fianco a monte", sostenendosi con una piccozza mentre piantava i ramponi parallelamente alla parete. Una tecnica che richiedeva un incredibile gioco di caviglie sui tratti più ripidi, i peggiori dei quali erano addirittura impossibili da salire in questo modo.

In alternativa, l’alpinista doveva scavare una serie scalini che gli permettevano di superare i tratti ostici piantando i piede piatto al terreno.

La nuova tecnica frontale di salita su ghiaccio, battezzata "piolet traction", si basa invece sull’uso di due piccozze e di ramponi con punte frontali. Gli alpinisti iniziano così ad affrontare la parete con la "faccia a monte": salgono piantando nel ghiaccio alternativamente le  piccozze e le punte frontali dei ramponi, senza più spendere tempo ed energie per scavare infiniti scalini.

Si racconta che l’idea iniziale venne al francese Checchinel, che mise un manico al pugnale di ghiaccio in uso ai tempi e provò a salire la Nord del Pilier D’Angle piantandolo sopra la testa e usandolo come appiglio.

In realtà questa tecnica viene sperimentata contemporaneamente, ma in modo autonomo anche in Scozia (Mc Jnnes) e Stati Uniti (Chouinard).

Certo è che fu un’invenzione semplice, ma che rivoluzionò il modo di salire le montagna soprattutto d’inverno e a quote molto alte. Grazie alla piolet traction divenne possibile tracciare vie su pendii praticamente verticali. Senza contare che facilitò, velocizzò ed abbellì le vecchie classiche delle Alpi.

Frotte di alpinisti si avventarono sulle Nord, mentre i migliori interpreti della specialità – Gianni Comino, Gian Carlo Grassi, Patrick Gabarrou, Boiven – allenatissimi dalle cascate salite d’inverno, si rivolgono agli itinerari più severi e verticali: couloir, seracchi, cascate.

Ermanno Filippi  

Testo di Ermanno Filippi – Istruttore di Alpinismo CAI. Tratto da "Brevi cenni di storia dell’Alpinismo", dispensa della Scuola di Alpinismo del CAI Bolzano, integrato da Sara Sottocornola.

documentprint mail-to

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close