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Makalu, il “Grande Nero”

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Il "Grande Nero". Quello splendido ed imponente ottomila che svetta una ventina di chilometri a est dell’Everest. Il Makalu è la quinta montagna più alta della Terra. Ed è forse anche il più difficile ottomila dell’Himalaya, visto che è l’unico della catena a non essere stato salito in invernale.

Il “Grande Nero” è il significato del suo nome in tibetano: il riferimento è probabilmente alla rocce che formano la montagna. Alcuni però fanno risalire l’etimologia del suo nome alla storpiatura del termine sanscrito Maha – kala (Dio defunto), un appellativo del grande Dio indù Shiva, che controllava il tempo, di cui il Makalu rappresenterebbe il trono.

Il nome Makalu, comunque, è recente e risale alle prime esplorazioni alpinistiche. Prima si chiamava ‘Khamba Lung an’, con riferimento al distretto tibetano di Khamba. Fu battezzato dai topografi del Survey of India nel 1884.

Ha una forma di piramide quadrata, la cui punta principale è alta 8.473 metri. Ma La sua altezza è oggetto di alcune diatribe: viene spesso data anche a 8.462 o a 8.485 metri.

La cima principale è circondata da due bellissime cime secondarie, Makalu sud-est e Makalu Shar. Poco lontano, in direzione nord-nordest, sorgono il Kangchungtse, o Makalu II, di 7.678 metri e il Chomo Lonzo, 7.818 metri.

Noto per i passaggi ripidi, le creste affilate completamente esposte agli elementi e per l’ascensione tecnica su roccia obbligatoria per giungere in cima, Il Makalu è sicuramente uno degli ottomila più duri da scalare. Tant’è che è l’unico ottomila himalayano a non essere stato salito d’inverno. L’ultimo tentativo in questa direzione fu di Jean Christophe Lafaille nel 2005, e si è concluso in tragedia con la scomparsa del noto alpinista francese.

Anche il cammino per raggiungerne la base non è semplice: è infatti la montagna che implica il superamento del maggior dislivello, visto che si parte dai 470 metri da Thumlingtar per arrivare ai 8.473 metri della vetta. Il lungo trekking di avvicinamento implica inoltre un continuo saliscendi che mette a dura prova gli alpinisti che si dirigono verso il campo base, spesso non ancora non perfettamente acclimatati nel primo stadio della spedizione.

La "via normale" di salita resta sul versante nord e si svolge, a tratti, sulla cresta nordest per il passo del Makalu-La. E’ la via percorsa dai francesi Lionel Terray and Jean Couzy nel maggio del 1955, quando misero a segno la prima salita della montagna.

Ma questa storia, ve la racconteremo nella prossima puntata.

 

Sara Sottocornola

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