News

Alpinismo. Parimbelli: vi racconto il mio Nanda Devi

19 dicembre 2005 – Sabato scorso, al Palamonti di Bergamo, si è svolta la prima serata dedicata all’ultima, tragica, spedizione bergamasca al Nanda Devi Est (7434 m) in India. Gli alpinisti hanno ricordato Marco dalla Longa, capospedizione scomparso per un malore mentre si trovava al campo Base. Montagna.org vi offre il racconto emozionante di uno dei protagonisti della spedizione: Yuri Parimbelli, 31 anni.

 

"Siamo partiti il 22 di agosto. Eravamo in dieci. Franco Bertocchi, Ferruccio Carrara, Angelo Cavagnis, Giambattista Galbiati, Pierangelo Maurizio, Daniele Natali, Cristian Trovesi, Piera Vitali, Rosamaria Salvi – il medico – ed io. Era la mia prima spedizione alpinistica internazionale e mi trovavo con scalatori dai nomi importanti ma che per la maggior parte conoscevo solo di vista.

 

Ma durante il volo ed il trekking abbiamo avuto modo di recuperare.. Marco Dalla Longa, il capospedizione, era eccezionale e ha saputo creare un forte spirito di gruppo. Aveva sempre le parole giuste per metterci a nostro agio e per toglierci da ogni imbarazzo. 

 

Durante i primi giorni  al campo base (4.200 m di quota) abbiamo allestito le tende e iniziato a salire e ad attrezzare la parete, fino all’altezza di 5900 m. Con tiri di difficoltà fino al 6c. Sempre facendo un ottimo lavoro di squadra. Volevamo aprire la prima via sulla parete est della montagna. Per ora l’unica via che conduce alla vetta del Nanda Devi Est è la via normale, che sale dalla spalla (alla sinistra della foto). Non sapevamo esattamente cosa ci aspettava. E lì abbiamo scoperto che si trattava di un pilastro di roccia friabilissima. Ma nonostante le difficoltà potevamo farcela.

 

Poi il brutto tempo ci ha tenuto fermi per 9 giorni di fila. Acqua, neve, vento. Non smettevano mai. I giorni chiusi in tenda passavano tra risate e progetti per il futuro. Ma eravamo bloccati proprio durante il periodo più importante, quello in cui dovevamo finire di attrezzare la via e iniziare ad avvicinare la cima.

 

Quando il cielo è schiarito, il campo base avanzato era crollato. E il campo 1, completamente sepolto dalla neve.

 

Io, Carrara, Galbiati, Maurizio e Natali abbiamo deciso di fare comunque un tentativo di salita. Siamo partiti dal campo e insieme siamo saliti per recuperare i materiali sotto il campo avanzato e ritrovare le tende di campo 1. Ci siamo riusciti e in giornata siamo saliti a campo 2, quota 5.400 metri. Siamo arrivati a sera inoltrata, dopo aver scavato e scavato nella neve per cercare le corde fisse, spesso senza riuscire a trovarle. Il giorno successivo siamo stati costretti a rinunciare, dopo aver impiegato 2 ore per fare un dislivello di 150 m. Alcune corde erano persino tranciate.

 

Nel frattempo, Vitali, Cavagnis e Bertocchi sono saliti verso il Nanda Lapak. Una cima di 5.800 metri vicina al campo base. Hanno  fatto una fatica immane, procedendo in un metro di neve marcia, bagnata,e quindi pesantissima. Sono arrivati a soli 100 metri dalla cima. E’ soprattutto grazie al loro sforzo che il giorno successivo io, Carrara, Trovesi e Maurizio (nel giorno del suo 50esimo compleanno) e siamo riusciti a toccarne la cima. Erano le otto di mattina del 23 settembre.

 

Al rientro al campo base, Marco ha avuto un malore. Erano le quattro e mezza del pomeriggio. Un orario infido, perché dopo le 16 lì non volano più gli elicotteri e non è stato possibile per i soccorsi raggiungere al base. La notte, per di più, ha iniziato a nevicare e non ha più smesso per 4 giorni. All’una del 24 settembre Marco se n’è andato.
Le nostre tende sono crollate, eravamo costretti a stare tutti nella tenda mensa. Giorno e notte.

 

Quando è tornato il bel tempo, gli elicotteri ci hanno finalmente riportato a valle. I pendii da attraversare erano troppo ripidi e carichi di neve.

 

Sono felice di aver avuto l’occasione di conoscere Marco. Ricordo che per tutte le decisioni da prendere, chiedeva sempre anche il nostro parere. Alla fine, ovviamente, il suo contava di più. Ma non perché era il capo sulla carta. Perché lo sentivamo noi come un leader. L’affiatamento del nostro gruppo non si è mai incrinato, nemmeno nei momenti peggiori. E’ una cosa rara nelle spedizioni e secondo me il merito è stato proprio del suo modo di fare.

 

Durante i giorni in cui eravamo bloccati in tenda dal cattivo tempo, abbiamo pensato di tornare al Nanda Devi Est nel 2007. Probabilmente lo faremo. Per dedicare a Marco un grande successo".

 

 Sara Sottocornola

 

 

 

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close