Mostre e convegni

La mostra sui 150 anni della Società Alpina Friulana al Castello di Udine

Si può visitare fino al 27 aprile la mostra che racconta i primi 150 anni di vita della SAF. Foto, oggetti e documenti raccontano un’attività alpinistica ed esplorativa iniziata poco dopo l’annessione del Friuli all’Italia

La Società Alpina Friulana (SAF) di Udine è il più antico tra i sodalizi alpinistici esistenti in Friuli-Venezia Giulia, e tuttora quello con più soci, 2800. L’anno che si è appena concluso è stato interamente dedicato alle celebrazioni del suo centocinquantesimo anniversario. Tra le iniziative culturali più importanti del 2024 è la ricca mostra allestita nel Castello cittadino, che è stata prorogata fino ad aprile.

La conoscenza dei nostri monti. 150 anni della Società Alpina Friulana 1874-2024. Questo il titolo della mostra ospitata nel Castello di Udine, dove hanno sede i Civici Musei. L’esposizione, distribuita su due piani, è divisa in due parti ben distinte. Una contemporanea, ambientata nel mezzanino, e una storica, allestita in due dense sale al terzo piano.
Sede migliore non poteva essere scelta, dal momento che dal colle del Castello di Udine, ottimo punto panoramico, si può ammirare gran parte della corona di montagne che cinge la regione, dalle Prealpi alle Giulie, dalle Carniche alle Dolomiti Friulane e alle montagne del Pordenonese.

La mostra consente di conoscere l’alpinismo friulano, la storia dell’esplorazione di queste montagne e degli uomini e delle donne che ne sono stati protagonisti. E merita di essere vista anche per tracciare dei parallelismi con la storia dell’esplorazione alpina tout-court.
Il titolo della mostra riprende quello di un intervento di Giovanni Marinelli (1846-1900), geografo e primo presidente dell’associazione, e sottolinea l’importanza e il profondo impegno profuso dai pionieri cittadini, molti dei quali nobili e borghesi, nello studio sistematico e nella conoscenza delle proprie montagne.

Nel 1874, è utile ricordare, il Friuli era stato annesso da soli otto anni al Regno d’Italia, dopo la Terza Guerra d’Indipendenza del 1866. Con il teodolite e la bussola, con il fondamentale supporto dei valligiani che fecero da portatori e da guide, Marinelli, Giacomo Savorgnan di Brazzà, i fratelli Pecile e a seguire molti altri soci, si mossero a piedi nelle “terre alte”.
Effettuarono misurazioni, realizzarono mappe, scattarono significative e rare fotografie, dormirono in grotte e bivacchi umidi per documentare quei viaggi alpini nella “Piccola Patria” del Friuli, e iniziare ad alimentarne il racconto per la “Società” che si stava avvicinando sempre più alle salutari esperienze all’aria aperta.

Fondamentale fu la costruzione della Ferrovia Pontebbana, tra il 1875 e 1879, che abbreviò per tutti i tempi di avvicinamento alle Giulie Occidentali e alle Carniche Orientali. Erano gli anni in cui Julius Kugy si muoveva tra le Giulie Orientali e il Tarvisiano, zone allora tutte in territorio asburgico.

La sezione storica della mostra, curata da Umberto Sello, appassionato ricercatore, collezionista e attuale presidente della SAF, valorizza le fasi pionieristiche e novecentesche del sodalizio in una grande stanza dove sono presentati alle pareti e in grandi bacheche oggetti, fotografie e documenti originali, aspetto quest’ultimo che conferisce grande valore alla mostra.
La ricchezza e varietà di documenti esposti in questa sala varrebbe da sola la visita, offrendo l’opportunità di apprezzare, attraverso pezzi rari, le tante sfaccettature del lavoro dei primi frequentatori di valli e cime.

Le stampe all’albumina, i libretti delle prima guide alpine, le edizioni rare delle prime guide del territorio, le mappe, i ritratti, le fogge degli abiti nelle foto di gruppo – sono 150 le foto esposte, spesso raggruppate per temi – i primi rifugi, i libri dei rifugi, le pubblicazioni storiche. Difficile gustare tutto in una sola volta. È una mostra da vedere e rivedere.

In una sala più piccola si prosegue il viaggio storico nella modernità, con i protagonisti dagli anni Trenta agli anni Ottanta del Novecento, anche qui con una densità difficile da sintetizzare, nel flusso storico che alterna personaggi, eventi, spedizioni extraeuropee.
La parte allestita al mezzanino, curata dall’Università degli Studi di Udine, riflette invece sulla montagna di oggi. Con un’attenzione didattica dimostrata da tabelloni e infografiche, ma anche con l’apporto di fotografie e documenti originali, racconta le caratteristiche geologiche e geografiche delle montagne friulane, lo stato dei ghiacciai e l’allarme per il cambiamento climatico. Ci sono anche una piccola parte etnografica, uno spazio curato dalla sezione speleologica della SAF e una significativa installazione artistica di Emanuele Bertossi.

La mostra è stata organizzata collaborazione con Università degli Studi di Udine, Comune di Udine, Geoparco Alpi Carniche, Circolo Speleologico e Idrologico Friulano, Museo Etnografico di Malborghetto e Museo Carnico Michele Gortani di Tolmezzo con il sostegno di Fondazione Friuli, Club Alpino Italiano e altri apporti.

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