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10 consigli per convivere al meglio in una falesia affollata

Troppa gente in falesia? Spazi ristretti, linee di salita occupate a lungo, code, rumori, rifiuti… I consigli per divertirsi e consentire che tutti possano vivere una bella giornata. Nel rispetto degli altri e del luogo

Quanto è bello vivere una giornata in falesia danzando da un appiglio all’altro con il solo fruscio del vento tra le foglie?

Incastrata la macchina al limite della multa, si parte zaino in spalla e, dopo pochi minuti, le orecchie iniziano a pizzicare: “Blocca!”, “Non vedi la tacca a destra?”, “Dov’è il mio panino al formaggio?”, “Cambia canzone dai!”, “Bau bau” e via dicendo…

Scalare è bellissimo e negli ultimi anni ha preso decisamente piede, come testimoniato dalle mille palestre nate come funghi. Le falesie, quelle di roccia per intenderci, invece sono un regalo della natura e, salvo nuove chiodature, sono in numero limitato.

Tutti vogliamo scalare e divertirci nelle classiche Massone, ad Arco, o all’Avancorpo di Boragni, a Finale Ligure, e questo porta spesso a non essere soli, tra corsi, bambini, comitive ecc

Come condividere gli spazi spesso limitati di una falesia e preservarla perché tutti si divertano?

Ecco 10 buone pratiche, non regole o leggi, di buona convivenza ragionate dopo aver assistito o sentito di discussioni ed incidenti.

Il parcheggio

Gli spazi spesso limitati, e non sempre con le belle strisce bianche a lisca di pesce, sono un buon incentivo ad organizzarsi con una sola auto. Tutto di guadagnato per l’ambiente e il portafoglio, e a parcheggiare al meglio, pensando anche a chi arriverà dopo di noi. Scontato ma non troppo ricordarsi di rispettare divieti di accesso, sosta e aree private. Camminare cinque minuti in più non rovinerà di certo la prestazione sul 6C+ che stiamo provando.

Il casco

L’uso del casco è consigliato soprattutto se la falesia è affollata. Garantisce protezione in caso di caduta non proprio morbida ma anche da sassi, rami o rinvii che, seppur pesino solo 100g, in 20metri possono prendere una notevole velocità. Ovviamente i sassi non sanno che siamo in pausa mangiando pane e Nutella, quindi andrebbe indossato dall’arrivo alla fine della giornata.

La gestione degli spazi

Se in palestra abbiamo armadietti e spogliatoi, la base della parete è spesso uno spazio confinato da gestire con intelligenza. Riponiamo tutto ciò che non serve per scalare nello zaino, da lasciare a distanza dalla parete per non intralciare chi scala e, soprattutto, chi assicura. Se si è in gruppo scegliere un angolo comune onde evitare i classici: “Mi manca un rinvio!”, “Dov’è il tuo Grigri?

Anche gli spazi “verticali” sono da condividere: togliere la corda dalla via a fine scalata e spostarla dalla base; chiedere se si può provare un tiro con già i rinvii lasciati da qualcuno; non monopolizzare una via, permettendo a chi ce lo chiede di provarla; rispettare i tempi e le necessità di tutti, non è una gara!

I cani

Nessuno vieta di portare cani, gatti o pappagalli in falesia, l’importante è assumersi la responsabilità di tale scelta e seguire alcune semplici accortezze:
appena arrivati chiedere se qualcuno ne abbia timore e regolarsi di conseguenza;
tenerli possibilmente legati, anche per evitare che intralcino chi stia facendo sicura alla base;
raccogliere eventuali escrementi.

I bambini

Anche i più piccoli possono godere di una giornata all’aria aperta e, in base all’età, potrebbero richiedere la presenza costante di un adulto non coinvolto in arrampicata o sicura. Per loro il casco è ancora più importante oltre a trovargli una zona tranquilla per giocare in sicurezza.

I rifiuti

Io non ho mangiato caramelle oggi, quella carta sarà di qualcun altro”. Portiamo sempre a casa sigarette (esistono apposite bustine), carte di barrette e fazzoletti, ma anche bucce della frutta (non lanciamole nel bosco) e quel pezzo di nastro per le dita che abbiamo perso scalando. Buona norma è portarsi un sacchettino, quelli della verdura vanno benissimo, magari incastrandolo proprio nel rotolino del nastro, per raccogliere i rifiuti, nostri e non.

Un capitolo a parte riguarda gli “scarti umani”. Approfittiamo dei servizi igienici al bar la mattina e, se proprio fosse necessario, cerchiamo un angolo distante dove scavare una buca, con una palettina, legnetto o sasso che sia, da richiudere a “operazione” ultimata e portando via carte e fazzolettini usati, sempre in un sacchettino.
In questo gli americani sono un passo avanti e vendono dei veri e propri kit con polveri chimiche indurenti per non lasciare alcuna traccia… curiosate online!

La magnesite

La magnesite è il Sacro Graal per ogni scalatore e, pur essendo candida e leggera, ha alcuni risvolti negativi.
Se abbiamo disegnato strisce e bolli di magnesite, per non dimenticare appigli e appoggi, a fine giornata è buona norma cancellarli con lo spazzolino.
Dopo ogni tentativo puliamo tutti gli appigli per evitare le maledizioni di chi scala dopo di noi e per preservare negli anni la roccia. Purtroppo è evidente come centinaia di mani sulla stessa tacca la rendano nel tempo scivolosa, soprattutto se non viene spazzolata.

Il moschettone in sosta

Qualcuno prima di noi ha chiodato e messo la sosta di Cherubino, 8A alla falesia Stoppani, e, in anni di ripetizioni, il moschettone in cima si sta consumando. Sì, anche l’acciaio dopo migliaia di metri di sfregamento di corda si usura, fino a spessori critici per la sua tenuta.

Prima di calarci verifichiamo lo stato del moschettone, anche solo guardando e toccando, e, in caso di dubbio, eseguiamo la manovra nell’anello o lasciamo un nostro moschettone/maglia rapida, la nostra vita vale più di qualche spicciolo.

Se decidiamo di ripetere il tiro o qualcun altro lo vuole salire, anche da secondo, aggiungiamo un nostro moschettone o rinvio in sosta in modo da fare lavorare la corda su quest’ultimo, così da non usurare quello fisso, la cui sostituzione non è così immediata.

Il silenzio

Di certo la falesia non è un Tempio Zen ma non a tutti piace la compagnia di Caparezza a tutto volume. Rispettiamo gli altri e l’ambiente che ci ospita evitando inutili urli e schiamazzi. Se proprio non possiamo fare a meno della musica chiediamo a chi ci circonda se dia fastidio. In ogni caso ricordiamoci che il silenzio è parte della catena della sicurezza perché permette la corretta comunicazione tra chi scala e chi assicura.
Se non ci si conosce chiediamo se chi è in parete ha piacere nel ricevere consigli e suggerimenti su un certo passo del tiro, seppure sembri fuori moda, a qualcuno piace ancora scalare a-vista!

Aiutarsi

Potresti tenere la mano sulla corda sotto al grigri?
Ma fatti i ***** tuoi!
Abituiamoci non solo a dire se il monodito va preso con la destra o la sinistra ma a dare una mano per la sicurezza di tutti, con educazione e senza temere la risposta altrui. Dall’altra parte accettiamo critiche e suggerimenti, e rispondiamo con un “grazie” o un semplice sorriso a chi sbroglia la corda mentre assicuriamo. Chi scala è nelle nostre mani e ne sarà solo contento!

Solo 10? Di certo ce ne sono moltissimi altri, questo è solo uno spunto di riflessione, e condividerli a fine giornata con le mani sporche di bianco che stringono una birra può essere costruttivo per tutti.

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Un commento

  1. 11. non lasciare la corda su una via, perché tanto dopo voglio rifarla, se ci sono persone che magari vogliono farla nel frattempo. non devo chiedere il permesso, o nemmeno voglio usare i vostri moschettoni, di cui non conosco lo stato.

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